By Il Sussidiario
Paolo Vites
C'è una zona del martoriato Iraq, il distretto di al-Mada'in, dove cristiani e musulmani hanno vissuto per secoli in pace e dove solo recentemente sono tornati a rincontrarsi, dopo la follia omicida dell'Isis. E' qui che sorgono i resti della chiesa di Kokheh costruita nel primo secolo dopo Cristo da San Mari, conosciuto anche come Palut, uno dei discepoli di San Taddeo di Odessa, che aveva viaggiato nell'antica Mesopotamia predicando i vangeli. Qui verso il 600 dopo Cristo San Mari giunse dopo aver attraversato il fiume Tigri nella regione che si trova a sud dell'attuale capitale dell'Iraq. Dopo aver operato diverse guarigioni e miracoli, il locale sovrano concesse ai cristiani un luogo per costruire una chiesa e un convento. Nei decenni successivi il luogo divenne così importante che fu la sede del patriarcato cattolico per l'oriente fino al 780 dopo Cristo quando venne trasferito a Baghdad e da qui partirono i primi missionari che si recarono in India e in Cina. Poi per secoli il luogo venne abbandonato, anche se scavi archeologi hanno provato l'esistenza di 24 tombe di patriarchi.
Paolo Vites
C'è una zona del martoriato Iraq, il distretto di al-Mada'in, dove cristiani e musulmani hanno vissuto per secoli in pace e dove solo recentemente sono tornati a rincontrarsi, dopo la follia omicida dell'Isis. E' qui che sorgono i resti della chiesa di Kokheh costruita nel primo secolo dopo Cristo da San Mari, conosciuto anche come Palut, uno dei discepoli di San Taddeo di Odessa, che aveva viaggiato nell'antica Mesopotamia predicando i vangeli. Qui verso il 600 dopo Cristo San Mari giunse dopo aver attraversato il fiume Tigri nella regione che si trova a sud dell'attuale capitale dell'Iraq. Dopo aver operato diverse guarigioni e miracoli, il locale sovrano concesse ai cristiani un luogo per costruire una chiesa e un convento. Nei decenni successivi il luogo divenne così importante che fu la sede del patriarcato cattolico per l'oriente fino al 780 dopo Cristo quando venne trasferito a Baghdad e da qui partirono i primi missionari che si recarono in India e in Cina. Poi per secoli il luogo venne abbandonato, anche se scavi archeologi hanno provato l'esistenza di 24 tombe di patriarchi.
L'avvento dell'Isis ha poi
impedito a chiunque di avvicinarsi ai resti della chiesa, che adesso è
invece di nuovo visibile. E' così che un team di archeologi e sacerdoti
cristiani si è incontrato con la popolazione e le autorità islamiche
che, pur essendo il mese del ramadan, hanno invitato gli ospiti a
pranzo: loro digiunando, i cristiani mangiando pesce cucinato
appositamente per loro. E' stato stabilito così un piano di
collaborazione tra Chiesa cattolica e autorità islamiche per restaurare i
resti del sito archeologico che per gli iracheni significa il segno
della fine del periodo di guerra con l'Isis e la possibilità di una
attrazione turistica per un paese che ha estremamente bisogno non solo
di risorse economiche ma anche di mostrare il suo volto di pace al
mondo. Padre Maissar, rappresentante della Chiesa cristiano caldea, ha spiegato come questo progetto comune offre una possibilità di riunire
musulmano e cristiani in una regione dove la convivenza fra le due fedi è
sempre stata pacifica: "Questa cooperazione unisce musulmani e
cristiani dopo essere stati divisi dalle atrocità e dalla violenza
dell'Isis. Ricostruire questa chiesa è un nuovo punto di partenza nel
processo di unificazione fra le due fedi".