By Agenzia Nova
La Chiesa caldea è una chiesa cattolica patriarcale di rito orientale con comunità in Medio Oriente, Europa, Oceania ed America settentrionale. Il primate della chiesa cattolica caldea è il patriarca di Babilonia che ha sede a Baghdad. In Iraq i caldei rappresentano la maggioranza dei fedeli cristiani. Nel luglio 2014 i jihadisti del sedicente “califfo” Abu Bakr al Baghdadi hanno conquistato Mosul e sono dilagati nell'Iraq settentrionale. Una delle vittime è stata la comunità cristiana caldea della provincia di Ninive: duecentomila persone sono state costrette alla fuga nelle regioni confinanti sotto il controllo dei Peshmerga curdi. Molti di loro hanno scelto come nuova residenza la periferia di Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan, dove hanno creato propri campi. I cristiani hanno potuto celebrare lo scorso dicembre 2017 la prima Santa messa di Natale dopo tre anni e mezzo di dominazione jihadista a Mosul.
Il Consiglio iracheno cristiano per i diritti umani ha accusato le forze di sicurezza curde di aver rapito Faiz Jahwary, sindaco caldeo della città di Al Qosh, nella provincia settentrionale di Ninive. L’accusa è rivolta in particolare alle forze Asayish del governo regionale del Kurdistan iracheno. "Mentre il sud dell’Iraq sta protestando, le forze terroristiche curde Asayish rapiscono, picchiano e minacciano di morte un sindaco cristiano caldeo. La regione autonoma del Kurdistan chiede che le uniche aree cristiane rimaste in Iraq siano loro consegnate. I cristiani hanno bisogno di protezione internazionale", ha scritto su Twitter il Consiglio cristiano per i diritti umani, organismo che rappresenta i cristiani iracheni a livello internazionale e promuove i diritti dei cristiani del Medio Oriente. “La polizia segreta del Kurdistan utilizza tattiche molto simili alla mafia o agli apparati di Saddam Hussein. Entrano senza permesso nei villaggi della Piana di Ninive e terrorizzano i cristiani nelle loro città”, ha aggiunto il Consiglio. Faiz Jahwary era stato estromesso dalla sua posizione di sindaco di Al Qosh nel luglio dello scorso anno ed era stato sostituito da Lara Yousif Zara, membro del Partito democratico del Kurdistan. Nell'ottobre del 2017, tuttavia, un tribunale iracheno aveva annullato la decisione e Jahwary era tornato ad assumere l’incarico di primo cittadino.
Lo scorso mese di marzo, l’Alto rappresentante del governo regionale del Kurdistan iracheno in Italia e presso la Santa Sede, Rezan Kader, aveva denunciato la continua persecuzione dei cristiani in Iraq. In un comunicato stampa, la rappresentanza del governo di Erbil aveva spiegato che 15 anni fa i cristiani in Iraq erano circa 1,5 milioni, concentrati soprattutto nella Piana di Ninive, nella provincia di Mosul, mentre oggi si sono ridotti a circa 300 mila di cui due terzi rifugiati nel Kurdistan iracheno. Per la Kader, l’Is (Stato islamico) ha rappresentato “il colpo finale” per la comunità cristiana irachena, osservando tuttavia come l’esodo sia iniziato “molto prima”. Infatti, “i cristiani in questi anni hanno subito le più gravi violenze, venendo privati di tutti loro beni, uccisi, con le loro donne che sono state vittime di violenza e attualmente sono in corso tentativi per cambiare la demografia delle città a maggioranza cristiana. La Kader aveva sottolineato inoltre che “sono state distrutte 163 chiese e luoghi di culto”.
La Chiesa caldea è una chiesa cattolica patriarcale di rito orientale con comunità in Medio Oriente, Europa, Oceania ed America settentrionale. Il primate della chiesa cattolica caldea è il patriarca di Babilonia che ha sede a Baghdad. In Iraq i caldei rappresentano la maggioranza dei fedeli cristiani. Nel luglio 2014 i jihadisti del sedicente “califfo” Abu Bakr al Baghdadi hanno conquistato Mosul e sono dilagati nell'Iraq settentrionale. Una delle vittime è stata la comunità cristiana caldea della provincia di Ninive: duecentomila persone sono state costrette alla fuga nelle regioni confinanti sotto il controllo dei Peshmerga curdi. Molti di loro hanno scelto come nuova residenza la periferia di Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan, dove hanno creato propri campi. I cristiani hanno potuto celebrare lo scorso dicembre 2017 la prima Santa messa di Natale dopo tre anni e mezzo di dominazione jihadista a Mosul.
Il Consiglio iracheno cristiano per i diritti umani ha accusato le forze di sicurezza curde di aver rapito Faiz Jahwary, sindaco caldeo della città di Al Qosh, nella provincia settentrionale di Ninive. L’accusa è rivolta in particolare alle forze Asayish del governo regionale del Kurdistan iracheno. "Mentre il sud dell’Iraq sta protestando, le forze terroristiche curde Asayish rapiscono, picchiano e minacciano di morte un sindaco cristiano caldeo. La regione autonoma del Kurdistan chiede che le uniche aree cristiane rimaste in Iraq siano loro consegnate. I cristiani hanno bisogno di protezione internazionale", ha scritto su Twitter il Consiglio cristiano per i diritti umani, organismo che rappresenta i cristiani iracheni a livello internazionale e promuove i diritti dei cristiani del Medio Oriente. “La polizia segreta del Kurdistan utilizza tattiche molto simili alla mafia o agli apparati di Saddam Hussein. Entrano senza permesso nei villaggi della Piana di Ninive e terrorizzano i cristiani nelle loro città”, ha aggiunto il Consiglio. Faiz Jahwary era stato estromesso dalla sua posizione di sindaco di Al Qosh nel luglio dello scorso anno ed era stato sostituito da Lara Yousif Zara, membro del Partito democratico del Kurdistan. Nell'ottobre del 2017, tuttavia, un tribunale iracheno aveva annullato la decisione e Jahwary era tornato ad assumere l’incarico di primo cittadino.
Lo scorso mese di marzo, l’Alto rappresentante del governo regionale del Kurdistan iracheno in Italia e presso la Santa Sede, Rezan Kader, aveva denunciato la continua persecuzione dei cristiani in Iraq. In un comunicato stampa, la rappresentanza del governo di Erbil aveva spiegato che 15 anni fa i cristiani in Iraq erano circa 1,5 milioni, concentrati soprattutto nella Piana di Ninive, nella provincia di Mosul, mentre oggi si sono ridotti a circa 300 mila di cui due terzi rifugiati nel Kurdistan iracheno. Per la Kader, l’Is (Stato islamico) ha rappresentato “il colpo finale” per la comunità cristiana irachena, osservando tuttavia come l’esodo sia iniziato “molto prima”. Infatti, “i cristiani in questi anni hanno subito le più gravi violenze, venendo privati di tutti loro beni, uccisi, con le loro donne che sono state vittime di violenza e attualmente sono in corso tentativi per cambiare la demografia delle città a maggioranza cristiana. La Kader aveva sottolineato inoltre che “sono state distrutte 163 chiese e luoghi di culto”.