By Tempi
Inizia domani la visita, organizzata da Aiuto alla chiesa che soffre, di una delegazione di vescovi italiani a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Qui si trovano i cristiani perseguitati dallo Stato islamico e fuggiti da Mosul e dalla Piana di Ninive.
Della delegazione fanno parte il direttore di Acs Italia Alessandro Monteduro, il vescovo di Ventimiglia-San Remo, Antonio Suetta, un rappresentante dell’arcidiocesi di Bologna, don Massimo Fabbri, ed il vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, che ha raccontato come è nato questo viaggio in questa intervista a tempi.it. Monsignor Cavina porterà con sé come doni un aiuto finanziario, dei paramenti liturgici e una lettera autografa di papa Francesco. Ne trascriviamo di seguito il testo.
Della delegazione fanno parte il direttore di Acs Italia Alessandro Monteduro, il vescovo di Ventimiglia-San Remo, Antonio Suetta, un rappresentante dell’arcidiocesi di Bologna, don Massimo Fabbri, ed il vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, che ha raccontato come è nato questo viaggio in questa intervista a tempi.it. Monsignor Cavina porterà con sé come doni un aiuto finanziario, dei paramenti liturgici e una lettera autografa di papa Francesco. Ne trascriviamo di seguito il testo.
D.S.M., 19 marzo 2016
A Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Francesco Cavina Vescovo di Carpi
A Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Francesco Cavina Vescovo di Carpi
Cara Eccellenza, ho appreso con gioia che Lei, insieme a S. E. Mons. Antonio Suetta, su invito della Sezione italiana della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, si recherà ad Erbil per incontrare i cristiani iracheni che sono stati costretti ad abbandonare le proprie città, case, proprietà, radici storiche e culturali per non rinunciare alla loro appartenenza a Cristo.
Mi compiaccio vivamente per questa iniziativa che esprime amicizia, comunione ecclesiale e vicinanza a tanti fratelli e sorelle, la cui situazione di afflizione e di tribolazione mi addolora profondamente e ci invita a difendere il diritto inalienabile di ogni persona a professare liberamente la propria fede. Non dobbiamo mai dimenticare il dramma della persecuzione e delle persone che si trovano a vivere nell’insicurezza, nella precarietà, nella povertà, nella impossibilità di assicurare un’adeguata educazione ai propri figli e di accedere alle più elementari e necessarie cure sanitarie.
La misericordia ci invita a chinarsi su questi nostri fratelli per asciugare le loro lacrime, per curare le loro ferite fisiche e morali, per consolare i loro cuori affranti e forse smarriti. Non si tratta solo di un atto doveroso di carità, ma di un soccorso al proprio stesso corpo, perché tutti i cristiani, in virtù del medesimo battesimo, sono “uno” in Cristo.
In realtà, la testimonianza di fede, coraggiosa e paziente, di tanti discepoli di Cristo rappresenta per tutta la Chiesa un richiamo a riscoprire la fonte feconda del Mistero pasquale da cui attingere energia, forza e luce per un umanesimo puro.
Come segno della mia prossimità a questi figli e fratelli iracheni sono lieto di affidarle un contributo finanziario, unitamente ad alcuni oggetti liturgici per la celebrazione della Santa Liturgia nella quale si rende presente il Signore Gesù sorgente di coraggio, di speranza, di fedeltà e di unità.
Eccellenza, nel formulare ogni miglior auspicio per l’esito positivo del viaggio, di cuore imparto la benedizione apostolica, che estendo all’intera Chiesa irachena.
E, per favore, pregate per me.
Francesco