"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

29 aprile 2014

Iraq. Legislative: Il vescovo: "Votate per la pace e un nuovo inizio"

By MISNA

“La prima cosa, la più importante è la pace. Le nuove istituzioni irachene dovranno adoperarsi per riportare la stabilità e la sicurezza in questo paese provato da anni”: è l’appello che monsignor Shleimon Warduni, vescovo ausiliare caldeo a Baghad rivolge attraverso la MISNA ai politici iracheni a due giorni dall’apertura delle urne per le prime elezioni parlamentari dal ritiro statunitense, nel 2011.
“Dopo qualche anno di relativa calma siamo ripiombati nell’incubo: attentati e violenze sono di nuovo all’ordine del giorno, e la gente non ce la fa più” ammette il religioso, che è anche presidente della Caritas locale. “Tutti noi, capi delle chiese e delle congregazioni religiose abbiamo insistito con i fedeli perché si rechino alle urne in massa domani – racconta – poiché questo è un loro diritto, ed è il solo modo in cui possono far ascoltare la loro voce”.
La voce di “una maggioranza silenziosa” osserva Warduni, di sciiti, sunniti e cristiani, curdi e turcomanni che senza distinzione “vogliono vivere in pace gli uni con gli altri, come hanno fatto per secoli e come continuerebbero a fare se non fossero continuamente provocati e istigati”. Il vescovo, infatti, è convinto che in questo momento la sfida più grande gli iracheni la debbano combattere con “forze settarie, partigiane, che agiscono in base ad appetiti economici e contro gli interessi del popolo”.
Per questo, aggiunge, “è importante andare ad eleggere persone che agiscano per il bene del paese e non dei singoli o degli interessi di parte”. Un riferimento alle divisioni settarie che ad Al Anbar hanno covato una rivolta dei gruppi sunniti contro il governo dello sciita Nuri al Maliki, ma anche alla disputa che, ormai da mesi, oppone Baghdad alle autorità del Kurdistan, riguardo alla vendita e ai contratti per lo sfruttamento delle riserve di petrolio.
Queste sono solo alcune delle sfide che il nuovo parlamento e il futuro esecutivo si troveranno ad affrontare, a cui si aggiungono problemi sociali all’ordine del giorno: “Infrastrutture, diversificazione dell’economia e riorganizzazione delle forze armate – afferma il vescovo caldeo – solo per citare alcuni dei nodi cruciali e urgenti, per la ricostruzione di questa casa distrutta”.