By Asia News
L'inchiostro blu [la proceduta adottata per certificare l'espressione del voto, ndr]
oggi "ha unito idealmente e materialmente tutti gli irakeni"; le
votazioni "sono andate molto bene, le procedure sono state molto
tranquille. Io stesso mi sono recato al seggio con l'ausiliare e il
segretario in un albergo della Zona Verde e l'operazione si è svolta con
regolarità". È quanto afferma ad AsiaNews il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako I commentando a caldo l'esito della giornata elettorale in Iraq.
Oltre 22 milioni di cittadini erano chiamati alle urne, per le terze
elezioni parlamentari dalla caduta di Saddam Hussein, le prime dal
ritiro delle truppe statunitensi. Sua Beatitudine sottolinea il
desiderio degli elettori di "scegliere candidati liberarli, non legati
all'appartenenza confessionale", oltre che "la presenza di cento
cristiani e oltre 80 donne fra i candidati", anche se le aspettative
sono ancora "un po' deboli".
Per Mar Sako il bilancio del voto "è già positivo" perché "abbiamo
visto molte persone recarsi ai seggi", vi erano "lunghe code" con
persone in attesa di poter esprimere la propria preferenza e questo è
indice di "grande partecipazione". "Speriamo che queste elezioni -
aggiunge - possano unire anche il cuore degli irakeni, per poter aprire
una nuova pagina di riconciliazione e stabilità nel Paese". Una
partecipazione confermata anche "dal 91% di votanti fra i membri
dell'esercito e della polizia", mentre fra gli emigrati il dato si
abbassa a un 20% circa.
Il Patriarca caldeo riferisce di "una grande partecipazione, "in
un'atmosfera di relativa sicurezza ... non ho sentito esplosioni ma
gente fare festa e nutrire grandi speranze". I cittadini, conclusa la
tornata elettorale, si aspettano "la stesura di una nuova Magna Carta
politica, per rinnovare lo Stato e dar vita a nuove infrastrutture,
migliorare le scuole e la sanità". L'obiettivo è dar vita a un "progetto
di cittadinanza, attraverso parlamentari liberali caratterizzati da una
religiosità positiva e dalla presenza di donne".
Il Primo Ministro Nouri al-Maliki, alla guida di una coalizione
sciita e grande favorito della vigilia, spera di conquistare un terzo
mandato alla guida del Paese. Imponenti le misure di sicurezza messe in
campo, che hanno garantito un regolare svolgimento delle operazioni di
voto pur a fronte di sporadici focolai di violenza. Molte strade sono
rimaste deserte e la gran parte degli elettori si è dovuta recare al
seggio a piedi, per via del divieto alla circolazione volto a impedire
attacchi kamikaze o autobomba. L'atmosfera è stata di relativa calma se
confrontata alle elezioni del 2010, quando il voto nella capitale
Baghdad è stato costellato da una serie di esplosioni.
Per quanto concerne i risultati, bisognerà invece attendere le
prossime settimane; nella precedente tornata elettorale sono serviti 10
mesi per la formazione del nuovo governo e, anche in questo caso, le
previsioni della vigilia non sembrano indurre a un maggiore ottimismo.
Esperti di politica irakena riferiscono che, con molta probabilità,
nessun partito conquisterà una maggioranza assoluta e la formazione del
nuovo esecutivo sarà dura anche nel caso in cui l'Alleanza per lo Stato
di diritto (al governo) dovesse conquistare il maggior numero di seggi.
Il premier ostenta ottimismo e sottolinea che "le nostre aspettative
sono alte". "La vittoria è confermata - aggiunge al-Maliki - ma
bisognerà vedere quanto ampia essa sarà".