"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

29 aprile 2014

Iraq al voto. Il vescovo: "Votate per la pace"

Don Renato Sacco

“Dopo qualche anno di relativa calma siamo ripiombati nell’incubo: attentati e violenze sono di nuovo all’ordine del giorno, e la gente non ce la fa più”, dice mons. Slemon Warduni, vescovo ausiliare Caldeo di Baghdad.

Il 30 aprile si recheranno alle urne 22 milioni di iracheni. E' la prima volta dopo il 2011, anno del ritiro delle truppe militari USA. Verrà eletto un nuovo Parlamento formato da 328 membri. I candidati sono oltre 9000, con 276 simboli e 107 liste.

“La prima cosa, la più importante è la pace. Le nuove istituzioni irachene dovranno adoperarsi per riportare la stabilità e la sicurezza in questo paese provato da anni” continua mons. Warduni, intervistato dalla MISNA  “Abbiamo insistito con i fedeli perché si rechino alle urne in massa domani poiché questo è un loro diritto, ed è il solo modo in cui possono far ascoltare la loro voce. C’è una ‘maggioranza silenziosa’ di sciiti, sunniti e cristiani, curdi e turcomanni che vogliono vivere in pace gli uni con gli altri, come hanno fatto per secoli e come continuerebbero a fare se non fossero continuamente provocati e istigati”. “Per questo, aggiunge, è importante andare ad eleggere persone che agiscano per il bene del paese e non dei singoli o degli interessi di parte”.

Verrà eletto un nuovo Parlamento formato da 328 membri. I candidati sono oltre 9000, con 276 simboli e 107 liste.

Il Patriarca Caldeo Louis Sako, (ci dovevamo incontrare in questi giorni a Roma, dopo la santificazione dei due Papi), non ha potuto lasciare l’Iraq perché in questi giorni l’aeroporto di Baghdad è chiuso. Anche lui è molto preoccupato per il clima nel Paese e per la situazione della minoranza cristiana. Prima del 2003 i cristiani in Iraq erano circa un milione. Ora sono molto meno della metà. E questo è un problema non solo per i cristiani ma per tutto l’Iraq, che ha sempre avuto come ricchezza le diverse presenze religiose, culturali, etniche.

La pace in Iraq e la ‘convivialità delle differenze’ non riguarda solo le persone che abitano la terra di Abramo, o la vicina Siria, ma è un riferimento importante per il Medio Oriente e per tutto il mondo.

Chissà, forse l’appello a fare scelte per la pace, contro la follia delle armi e della guerra, per il bene del Paese e non per interessi di parte vale anche per noi.

E non sembra essere così anacronistico.