Don Renato Sacco
“Dopo qualche anno di relativa calma 
siamo ripiombati nell’incubo: attentati e violenze sono di nuovo 
all’ordine del giorno, e la gente non ce la fa più”, dice mons. Slemon Warduni, vescovo ausiliare Caldeo di Baghdad.
Il 30 aprile si recheranno alle urne 22 
milioni di iracheni. E' la prima volta dopo il 2011, anno del ritiro 
delle truppe militari USA. Verrà eletto un nuovo Parlamento formato da 
328 membri. I candidati sono oltre 9000, con 276 simboli e 107 liste.
“La prima cosa, la più importante è 
la pace. Le nuove istituzioni irachene dovranno adoperarsi per riportare
 la stabilità e la sicurezza in questo paese provato da anni” continua mons. Warduni, intervistato dalla MISNA  “Abbiamo
 insistito con i fedeli perché si rechino alle urne in massa domani 
poiché questo è un loro diritto, ed è il solo modo in cui possono far 
ascoltare la loro voce. C’è una ‘maggioranza silenziosa’ di sciiti, sunniti e cristiani, curdi e turcomanni che vogliono vivere in pace
 gli uni con gli altri, come hanno fatto per secoli e come 
continuerebbero a fare se non fossero continuamente provocati e 
istigati”. “Per questo, aggiunge, è importante andare ad eleggere 
persone che agiscano per il bene del paese e non dei singoli o degli 
interessi di parte”.
Verrà eletto un nuovo Parlamento formato da 328 membri. I candidati sono oltre 9000, con 276 simboli e 107 liste.
Il Patriarca Caldeo Louis Sako, (ci 
dovevamo incontrare in questi giorni a Roma, dopo la santificazione dei 
due Papi), non ha potuto lasciare l’Iraq perché in questi giorni 
l’aeroporto di Baghdad è chiuso. Anche lui è molto preoccupato per il 
clima nel Paese e per la situazione della minoranza cristiana. Prima del
 2003 i cristiani in Iraq erano circa un milione. Ora sono molto meno 
della metà. E questo è un problema non solo per i cristiani ma per tutto
 l’Iraq, che ha sempre avuto come ricchezza le diverse presenze 
religiose, culturali, etniche.
La pace in Iraq e la ‘convivialità delle
 differenze’ non riguarda solo le persone che abitano la terra di 
Abramo, o la vicina Siria, ma è un riferimento importante per il Medio 
Oriente e per tutto il mondo.
Chissà, forse l’appello a fare scelte 
per la pace, contro la follia delle armi e della guerra, per il bene del
 Paese e non per interessi di parte vale anche per noi.
E non sembra essere così anacronistico.
 
