By Fides
Nelle ultime settimane lo scontro tra il governo centrale irakeno e
l'amministrazione autonoma regionale del Kurdistan per il controllo
dell'area petrolifera di Kirkuk ha registrato un'escalation
preoccupante. Si sono registrati scontri a fuoco tra le truppe
dell'esercito regolare inviate da Baghdad e le milizie Peshmerga,
braccio armato del fronte curdo autonomista. Il Presidente del
Parlamento irakeno, Osama al Nayifi, ha dichiarato che Kirkìuk “si è
trasformata in un fronte armato in cui si distribuiscono armi alla
popolazione”. Gli analisti della regione confermano i rischi di una
possibile degenerazione della disputa in conflitto militare.
Contattato dall'Agenzia Fides, l’Arcivescovo caldeo di Kirkuk, Sua Ecc. Mons. Louis Sako, conferma la situazione di alta tensione, ma si dichiara fiducioso nei negoziati in corso tra le parti. “Kirkuk rappresenta un'area di fragile equilibrio, dove potrebbero scaricarsi le tensioni che stanno sconvolgendo tutto il Medio Oriente: le notizie che arrivano dall'Egitto e dalla Siria, la contrapposizione tra sciiti e sunniti, le mosse politiche dell'Iran e della Turchia... tutto questo potrebbe favorire e far esplodere le pulsioni settarie in un'area dove convivono curdi, turcomanni, arabi musulmani e cristiani. Non è proprio il momento adatto per le lotte di potere che potrebbero aprire un altro fronte di sofferenza. Tutti i popoli qui sono stanchi di subire guerre, violenze e deportazioni”.
Nondimeno, l’Arcivescovo Sako sottolinea che non ci sono state recenti distribuzioni di armi tra i civili, semplicemente perché la diffusione massiccia di munizioni tra la popolazione è già un dato di fatto: “tutti sono armati. Quando l'esercito Usa ha aperto le caserme, ci sono stati saccheggi anche di armi pesanti. Che qualcuno potrebbe tornare a utilizzare, se la lotta per il potere non viene ricondotta nei confini una dialettica esclusivamente politica”.
Nelle settimane scorse diversi leader politici assiri e caldei hanno manifestato la propria ferma contrarietà davante alle proposte di istituire milizie armate su base confessionale, a difesa delle rispettive comunità etniche e religiose. “E' un fatto: milizie di questo tipo già esistono. Ma i cristiani non possono che sottrarsi a questa logica, che non è compatibile con la fede cristiana. Noi siamo per la pace e per la convivenza armonica di tutti”.
Contattato dall'Agenzia Fides, l’Arcivescovo caldeo di Kirkuk, Sua Ecc. Mons. Louis Sako, conferma la situazione di alta tensione, ma si dichiara fiducioso nei negoziati in corso tra le parti. “Kirkuk rappresenta un'area di fragile equilibrio, dove potrebbero scaricarsi le tensioni che stanno sconvolgendo tutto il Medio Oriente: le notizie che arrivano dall'Egitto e dalla Siria, la contrapposizione tra sciiti e sunniti, le mosse politiche dell'Iran e della Turchia... tutto questo potrebbe favorire e far esplodere le pulsioni settarie in un'area dove convivono curdi, turcomanni, arabi musulmani e cristiani. Non è proprio il momento adatto per le lotte di potere che potrebbero aprire un altro fronte di sofferenza. Tutti i popoli qui sono stanchi di subire guerre, violenze e deportazioni”.
Nondimeno, l’Arcivescovo Sako sottolinea che non ci sono state recenti distribuzioni di armi tra i civili, semplicemente perché la diffusione massiccia di munizioni tra la popolazione è già un dato di fatto: “tutti sono armati. Quando l'esercito Usa ha aperto le caserme, ci sono stati saccheggi anche di armi pesanti. Che qualcuno potrebbe tornare a utilizzare, se la lotta per il potere non viene ricondotta nei confini una dialettica esclusivamente politica”.
Nelle settimane scorse diversi leader politici assiri e caldei hanno manifestato la propria ferma contrarietà davante alle proposte di istituire milizie armate su base confessionale, a difesa delle rispettive comunità etniche e religiose. “E' un fatto: milizie di questo tipo già esistono. Ma i cristiani non possono che sottrarsi a questa logica, che non è compatibile con la fede cristiana. Noi siamo per la pace e per la convivenza armonica di tutti”.