Fonte: Asia News
Una risposta “incivile e incosciente” al recente accordo sulla legge elettorale, che ha colpito “civili innocenti, fra cui donne e bambini” vittime di “interessi di partiti, etnie e nemici esterni” davanti ai quali “proviamo un senso di impotenza”. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, all’indomani dei cinque attentati che hanno insanguinato le strade della capitale irakena.
Ieri mattina, alle 10.25 ora locale, una serie di esplosioni hanno sventrato interi quartieri della capitale. Il bilancio aggiornato è di almeno 127 morti e oltre 500 feriti. Cinque diverse autobombe hanno colpito, a distanza di pochi minuti l’una dall’altra, in diversi punti della città. Nel mirino dei terroristi la zona di Nahda, che ospita alcuni edifici del Ministero degli interni; un’altra poco distante dall’università di Mustansiriya, nelle vicinanze degli ingressi del Ministero del lavoro e degli affari sociali. Danneggiata anche la sede del Patriarcato cattolico caldeo: l’onda d’urto provocata dall’esplosione ha distrutto porte e finestre dell’edificio.
“Gli irakeni sono provati – spiega mons. Warduni – da una serie di attacchi incivili e incoscienti, che hanno ucciso, mutilato, ferito anche vittime innocenti, come donne e bambini”. La Chiesa è “preoccupata” per la deriva di violenze e terrore che insanguina l’Iraq; “la mancanza di sicurezza spinge le persone a fuggire” e fra la gente serpeggia un clima di “demoralizzazione, paura, sfiducia”.
L’ausiliare di Baghdad aggiunge che “il governo non ha la forza per assicurare la pace”, la legge non viene rispettata e “i molto nemici esterni del Paese contribuiscono a complicare ancora di più il quadro”. “In Iraq vi è un grave problema politico e di interessi – spiega – che riguarda l’intera comunità internazionale. I poveri, la popolazione è chiusa in una trappola da cui non riesce a uscire”.
Gli attentati all’indomani dell’accordo sulla legge elettorale, prosegue il prelato, sono la dimostrazione degli “interessi di partiti ed etnie” che perseguono la logica della violenza piuttosto che lo scontro politico. “Il mondo si allontana da Dio e va per conto suo – conclude mons. Warduni – e anche i cristiani sono deboli. Bisogna avere più ardore nella fede cristiana. Pregare per la pace”.
Il 7 dicembre, nelle ore successive all’accordo sulla legge elettorale, una fonte di AsiaNews a Baghdad aveva precisato che si trattava solo di una “tregua”, ma la tensione rimaneva “elevata”. “Colpire il Ministero dell’interno – ribadisce oggi la fonte, che chiede l’anonimato – è un chiaro messaggio politico. Il cammino elettorale è già bloccato ancor prima di cominciare, perché la classe dirigente non è in grado di garantire la sicurezza”.
Funzionari di governo puntano il dito contro al Qaeda ed ex affiliati al partito Baath, dell’ex rais Saddam Hussein. “In realtà – spiega la fonte – all’origine delle violenze vi sono conflitti interni fra etnie e gruppi politici. È una lotta per il potere” fra sunniti, sciiti e curdi".(DS)
Ieri mattina, alle 10.25 ora locale, una serie di esplosioni hanno sventrato interi quartieri della capitale. Il bilancio aggiornato è di almeno 127 morti e oltre 500 feriti. Cinque diverse autobombe hanno colpito, a distanza di pochi minuti l’una dall’altra, in diversi punti della città. Nel mirino dei terroristi la zona di Nahda, che ospita alcuni edifici del Ministero degli interni; un’altra poco distante dall’università di Mustansiriya, nelle vicinanze degli ingressi del Ministero del lavoro e degli affari sociali. Danneggiata anche la sede del Patriarcato cattolico caldeo: l’onda d’urto provocata dall’esplosione ha distrutto porte e finestre dell’edificio.
“Gli irakeni sono provati – spiega mons. Warduni – da una serie di attacchi incivili e incoscienti, che hanno ucciso, mutilato, ferito anche vittime innocenti, come donne e bambini”. La Chiesa è “preoccupata” per la deriva di violenze e terrore che insanguina l’Iraq; “la mancanza di sicurezza spinge le persone a fuggire” e fra la gente serpeggia un clima di “demoralizzazione, paura, sfiducia”.
L’ausiliare di Baghdad aggiunge che “il governo non ha la forza per assicurare la pace”, la legge non viene rispettata e “i molto nemici esterni del Paese contribuiscono a complicare ancora di più il quadro”. “In Iraq vi è un grave problema politico e di interessi – spiega – che riguarda l’intera comunità internazionale. I poveri, la popolazione è chiusa in una trappola da cui non riesce a uscire”.
Gli attentati all’indomani dell’accordo sulla legge elettorale, prosegue il prelato, sono la dimostrazione degli “interessi di partiti ed etnie” che perseguono la logica della violenza piuttosto che lo scontro politico. “Il mondo si allontana da Dio e va per conto suo – conclude mons. Warduni – e anche i cristiani sono deboli. Bisogna avere più ardore nella fede cristiana. Pregare per la pace”.
Il 7 dicembre, nelle ore successive all’accordo sulla legge elettorale, una fonte di AsiaNews a Baghdad aveva precisato che si trattava solo di una “tregua”, ma la tensione rimaneva “elevata”. “Colpire il Ministero dell’interno – ribadisce oggi la fonte, che chiede l’anonimato – è un chiaro messaggio politico. Il cammino elettorale è già bloccato ancor prima di cominciare, perché la classe dirigente non è in grado di garantire la sicurezza”.
Funzionari di governo puntano il dito contro al Qaeda ed ex affiliati al partito Baath, dell’ex rais Saddam Hussein. “In realtà – spiega la fonte – all’origine delle violenze vi sono conflitti interni fra etnie e gruppi politici. È una lotta per il potere” fra sunniti, sciiti e curdi".(DS)