Le minacce alle chiese di Baghdad riferite al Sir da Mons. Warduni sono state confermate a Baghdadhope da Padre Douglas Al Bazi, parroco della chiesa di Mar Eliya che ha parlato di "molte lettere arrivate alle chiese con le quali sono preannunciati attacchi durante le feste di Natale". "Il livello di sicurezza" ha spiegato Padre Al Bazi "è piuttosto alto. Le truppe del governo presidiano le chiese ed hanno chiuso tutte le strade di accesso ad esse. In più per ogni area della città è stato nominato un responsabile della sicurezza che, in caso di attacchi, pagherà di persona, con la prigione, il mancato funzionamento del sistema."
Che Natale sarà?
"Tra tutti gli aggettivi direi che deprimente è quello giusto.I vertici della chiesa hanno invitato i cristiani a tenere un basso profilo, a moderare le celebrazioni. Non ci sono solo le lettere di minacce ma anche la concomitanza delle festività natalizie con la commemorazione da parte degli sciiti del martirio dell'Imam Hussein * Commemorazione che "spegne" la città e contribuisce al senso di depressione. Le luci sono spente, i negozi quasi tutti chiusi, il clima di paura tra i cristiani generalizzato"
La sua chiesa condivide un muro con una moschea sciita. Ciò crea problemi particolari?
"No. Direi di no. Gli sciiti nostri vicini certamente stanno vivendo un periodo luttuoso in rispetto della loro tradizione ma tra noi non ci sono problemi. Addirittura da un paio di giorni gli altoparlanti della moschea che per tutto il giorno diffondono i richiami e le preghiere e che sono rivolti verso la chiesa sono chiusi. Non saprei dire se per un guasto o per volontà ma certamente il mio sonno ne sta traendo beneficio."
La sua chiesa era tra le più grandi di Baghdad prima della grande fuga che ha coinvolto la comunità cristiana. Qual'è la situazione ora?
"In passato la chiesa di Mar Eliya contava 2500 famiglie. Da poco tempo ho fatto una sorta di conta di quelle rimaste: 250. Ci sono anche un centinaio di famiglie di cui non si sa più nulla. Ammettendo che siano rimaste a Baghdad ma che per motivi diversi non vengano più in chiesa arriveremmo a circa 350/400 famiglie. Niente rispetto a prima. E si deve considerare che la chiesa di Mar Eliya può ancora contare su una buona percentuale di giovani, che la scuola al suo interno la rende una chiesa "viva" per la presenza dei bambini, degli insegnanti e del personale ad essa collegato. Ci sono parrocchie, invece, dove ci sono solo gli anziani ed i poverissimi che non sono riusciti a fuggire. Situazioni davvero tristi."
Padre Al Bazi, le sue parole non lasciano speranza...
"E' difficile trovare la speranza. Ci sono state volte, in passato, che ho provato paura. E per paura intendo il timore della morte cui sono stato più volte vicino. Ora, invece, mi definisco terrorizzato perchè vedo chiaro il tentativo di far scomparire la cristianità dall'Iraq. Non si tratta della scomparsa o della morte di un singolo individuo ma di un'intera comunità. La speranza si sta davvero esaurendo ma siamo forti ed a volte la troviamo in piccoli segni. Ieri, per esempio, abbiamo celebrato l'imminente Natale con i bambini dell'asilo e nei giorni scorsi in ogni classe abbiamo fatto un appello per raccogliere del denaro da destinare alle Suore di Madre Teresa di Calcutta che si occupano di bambini disabili. Il piccolo segno è stata la risposta dei bambini e delle loro famiglie. Abbiamo raccolto più di quanto ci aspettassimo. La prova che nonostante tutto il desiderio è ancora quello di costruire il futuro."
Padre Al Bazi, nella scuola di Mar Eliya la maggioranza dei bambini è musulmana. Anche loro hanno partecipato alla colletta in favore delle suore?
"Certo. E le famiglie musulmane hanno dato di più in paragone a quelle cristiane"
Sono famiglie con maggiore disponibilità economica?
"Sono famiglie che sanno, e qualcuno me lo ha anche scritto, che quei soldi saranno davvero destinati alle suore e che esse ne faranno un buon uso a favore dei poveri bambini disabili di cui si prendono cura."
Allora la speranza c'è...
"La speranza è nel singolo. Ciò che ci abbatte, che ci deprime è il pensare a tutte le famiglie cristiane che sono fuggite e che possono rappresentare, se la situazione non cambierà, il primo stadio della fuga totale dal nostro paese."
* L'Imam Hussein, nipote di Maometto, fu ucciso a Kerbala dalle truppe inviate dal califfo ommayade Yazid I. Nota di Baghdadhope
Che Natale sarà?
"Tra tutti gli aggettivi direi che deprimente è quello giusto.I vertici della chiesa hanno invitato i cristiani a tenere un basso profilo, a moderare le celebrazioni. Non ci sono solo le lettere di minacce ma anche la concomitanza delle festività natalizie con la commemorazione da parte degli sciiti del martirio dell'Imam Hussein * Commemorazione che "spegne" la città e contribuisce al senso di depressione. Le luci sono spente, i negozi quasi tutti chiusi, il clima di paura tra i cristiani generalizzato"
La sua chiesa condivide un muro con una moschea sciita. Ciò crea problemi particolari?
"No. Direi di no. Gli sciiti nostri vicini certamente stanno vivendo un periodo luttuoso in rispetto della loro tradizione ma tra noi non ci sono problemi. Addirittura da un paio di giorni gli altoparlanti della moschea che per tutto il giorno diffondono i richiami e le preghiere e che sono rivolti verso la chiesa sono chiusi. Non saprei dire se per un guasto o per volontà ma certamente il mio sonno ne sta traendo beneficio."
La sua chiesa era tra le più grandi di Baghdad prima della grande fuga che ha coinvolto la comunità cristiana. Qual'è la situazione ora?
"In passato la chiesa di Mar Eliya contava 2500 famiglie. Da poco tempo ho fatto una sorta di conta di quelle rimaste: 250. Ci sono anche un centinaio di famiglie di cui non si sa più nulla. Ammettendo che siano rimaste a Baghdad ma che per motivi diversi non vengano più in chiesa arriveremmo a circa 350/400 famiglie. Niente rispetto a prima. E si deve considerare che la chiesa di Mar Eliya può ancora contare su una buona percentuale di giovani, che la scuola al suo interno la rende una chiesa "viva" per la presenza dei bambini, degli insegnanti e del personale ad essa collegato. Ci sono parrocchie, invece, dove ci sono solo gli anziani ed i poverissimi che non sono riusciti a fuggire. Situazioni davvero tristi."
Padre Al Bazi, le sue parole non lasciano speranza...
"E' difficile trovare la speranza. Ci sono state volte, in passato, che ho provato paura. E per paura intendo il timore della morte cui sono stato più volte vicino. Ora, invece, mi definisco terrorizzato perchè vedo chiaro il tentativo di far scomparire la cristianità dall'Iraq. Non si tratta della scomparsa o della morte di un singolo individuo ma di un'intera comunità. La speranza si sta davvero esaurendo ma siamo forti ed a volte la troviamo in piccoli segni. Ieri, per esempio, abbiamo celebrato l'imminente Natale con i bambini dell'asilo e nei giorni scorsi in ogni classe abbiamo fatto un appello per raccogliere del denaro da destinare alle Suore di Madre Teresa di Calcutta che si occupano di bambini disabili. Il piccolo segno è stata la risposta dei bambini e delle loro famiglie. Abbiamo raccolto più di quanto ci aspettassimo. La prova che nonostante tutto il desiderio è ancora quello di costruire il futuro."
Padre Al Bazi, nella scuola di Mar Eliya la maggioranza dei bambini è musulmana. Anche loro hanno partecipato alla colletta in favore delle suore?
"Certo. E le famiglie musulmane hanno dato di più in paragone a quelle cristiane"
Sono famiglie con maggiore disponibilità economica?
"Sono famiglie che sanno, e qualcuno me lo ha anche scritto, che quei soldi saranno davvero destinati alle suore e che esse ne faranno un buon uso a favore dei poveri bambini disabili di cui si prendono cura."
Allora la speranza c'è...
"La speranza è nel singolo. Ciò che ci abbatte, che ci deprime è il pensare a tutte le famiglie cristiane che sono fuggite e che possono rappresentare, se la situazione non cambierà, il primo stadio della fuga totale dal nostro paese."
* L'Imam Hussein, nipote di Maometto, fu ucciso a Kerbala dalle truppe inviate dal califfo ommayade Yazid I. Nota di Baghdadhope