Inizierà domenica 16 settembre il viaggio apostolico di Monsignor Philip Najim, Procuratore della Chiesa Caldea presso la Santa Sede e Visitatore Apostolico in Europa. Un viaggio che inizierà in Germania per continuare in Danimarca, Norvegia e Svezia.
Abbiamo chiesto a Monsignor Najim di spiegarci le ragioni di questa fitta agenda.
“Il viaggio apostolico inizierà in Germania dove, domenica prossima, in due cerimonie nelle città di Essen e Mönchengladbach presenterò ufficialmente alle due comunità il loro nuovo sacerdote, Padre Sami Al-Rais”
La comunità caldea in Germania conta molti fedeli?
“Si, considerando per esempio solo le città di Essen e Mönchengladbach si tratta di circa 450 famiglie”
Padre Sami Al Rais, il nuovo parroco vive da molto tempo in Germania?
“No, è arrivato da poco. Padre Sami è uno dei sacerdoti che lo scorso anno sono stati vittime di rapimenti in Iraq (fu rapito il 4 dicembre 2006 e rilasciato dopo 6 giorni, ndr) e per ragioni di sicurezza ha vissuto fino a poco tempo fa nel nord dell’Iraq, dove peraltro sin da gennaio del 2007 è stato trasferito il Seminario Maggiore di cui era direttore al momento del rapimento.”
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Sarà quindi un’occasione felice per lui e la comunità tutta..
“Certamente, i fedeli hanno bisogno di un loro sacerdote cui fare riferimento e Padre Sami è atteso con impazienza.”
Il suo viaggio però non si fermerà in Germania..
“No, il compito del Visitatore Apostolico in Europa è proprio quello di visitare le comunità dei fedeli per raccoglierne i bisogni, far loro sentire che seppur in terra straniera, e molte volte non per scelta, essi possono contare sulla presenza unificante e consolatoria della chiesa. In Germania avrò anche occasione di consegnare ufficialmente alla Diocesi di Monaco la lettera di presentazione per l’ammissione di un altro seminarista, il secondo, che studierà in quella città.
Dalla Germania mi sposterò poi in Danimarca dove vivono circa 400 famiglie caldee e dove incontrerò sia il loro sacerdote, Padre Faris Toma, sia il Vescovo Cattolico, Monsignor Czeslaw Kozon. Da lì mi recherò in Svezia che, vista la presenza di fedeli, circa 20.000 persone, è stata divisa in tre centri di competenza per meglio seguirli."
Li visiterà tutti e tre quindi..
“Certo. Dal sud della Svezia, dove con il parroco, Padre Samir Dawood visiterò il nuovo centro caldeo, a Sodertalje, la città che ospita il maggior numero di fedeli caldei guidati da Padre Maher Malko, a Eskilstuna dove incontrerò Padre Paul Rabban e la sua comunità. Sarà anche un’occasione per incontrare i giovani, il nostro futuro, e capire i problemi della loro età, del loro vivere lontani dal paese di origine. Sono incontri, questi con i giovani, che io ritengo di fondamentale importanza”
Un’agenda fitta di impegni..
“Si. Infatti oltre agli incontri con le comunità vedrò il vescovo di Stoccolma, Monsignor Anders Arborelius, che sta veramente aiutando la comunità, e visiterò la comunità in Norvegia, circa 100 famiglie che non hanno ancora un sacerdote e per le quali celebrerò la Santa Messa”
La Svezia è il paese che accoglie più fedeli caldei provenienti dall’Iraq, in che situazione si trova la comunità?
“L’emigrazione in Svezia non è recente. La Svezia è stata sempre pronta ad accogliere coloro che, partendo da situazioni di svantaggio o pericolo volevano rifarsi una vita. Così è stato per molte famiglie caldee irachene che nei decenni passati hanno lasciato alle loro spalle la dittatura, le guerre e l’embargo e che ora sono integrate nel tessuto sociale del paese. Certamente la guerra del 2003 ed i terribili episodi di violenza ad essa successivi hanno accelerato la fuga. Ecco perché ho accennato non ad una scelta di molti emigrati, ma di una costrizione per sfuggire a quella che ormai nessuno nega sia in atto in Iraq: la persecuzione dei cristiani. E’ chiaro che per queste persone che immaginavano un futuro diverso e che si sono ritrovati negli scomodi panni di rifugiati, la realtà sia particolarmente dura e proprio per questo hanno bisogno non solo di aiuto materiale ma anche di conforto morale.”
Qual'è la situazione nel resto dell’Europa?
“Ci sono paesi dove le comunità sono oramai stabili da decenni, ed altri dove in pratica non esistono. A parte i paesi già citati ci sono comunità in Francia, Olanda, Austria, Grecia, Belgio, Gran Bretagna e Georgia. In Georgia, ad esempio, con l’aiuto della Diocesi Caldea degli Stati Uniti Occidentali con sede a Detroit guidata da Monsignor Ibrahim N. Ibrahim, stiamo costruendo la prima chiesa caldea nel Caucaso, una sala per i fedeli e la casa del parroco, Padre Benni Bet-Yadkar, il primo sacerdote caldeo in quel paese da dodici anni a questa parte.”
Ed in Italia?
“No. La presenza di fedeli caldei in Italia è limitata a poche famiglie ed ai sacerdoti, i monaci e le suore che vivono a Roma per motivi di studio o di lavoro. E’ il caso delle Suore e dei Monaci Caldei che a Roma hanno un convento, degli studenti che provengono dall’Iraq per studiare, due sono arrivati un mese fa, e mio, che a Roma lavoro rappresentando il Patriarcato Caldeo presso la Santa Sede.”
Non c’è quindi in Italia una chiesa caldea?
“No, per le cerimonie siamo ospiti della chiesa di Santa Maria degli Angeli, a Roma. Ovviamente ogni fedele caldeo che si trovi a non avere una chiesa, intendendo un edificio di culto, ed un sacerdote caldeo cui fare riferimento, può continuare la sua vita di fede presso le chiese cattoliche romane, in Italia e nel mondo.”
Ci sono chiese caldee in Europa?
“Se per chiese intendiamo edifici interamente dedicati al rito caldeo, che è un rito cattolico orientale, ce ne sono tre, a Parigi, a Sarcelles, nella periferia della capitale francese, ed a Marsiglia. Ci sono poi altre chiese cattoliche romane dove viene celebrato anche il nostro rito. A Lione, a Vienna e negli altri paesi che ho già elencato. Con l’aumentare dei fedeli stiamo anche cercando di costruire altri edifici di cult0. In Svezia, ad esempio, stiamo acquistando un terreno destinato a questo scopo. In Germania l’Arcivescovado di Monaco ha assegnato alla missione caldea un edificio di tre piani ora in fase di ristrutturazione che sarà finito nel 2008 e che ospiterà tra le altre cose anche le aule per il catechismo, molto importanti perché i bambini nati in Germania o arrivati lì piccolissimi non dimentichino le loro radici cattoliche caldee.”
Una presenza viva quindi nell’ambito del cattolicesimo europeo, quindi.
“Si, e bella. Quest’estate ho visitato le comunità in Olanda ed in Belgio ed il 15 agosto, il giorno della festa dell’Assunta ho celebrato insieme al parroco, Padre Firas Ghazi, una Santa Messa nella cittadina belga di Banneux. C’erano più di 3000 persone provenienti da Belgio, Olanda, Germania e Francia. Un giorno molto felice, davvero.”
Dopo questo viaggio tornerà a Roma?
“Forse per un solo giorno. Come Segretario del Consiglio dei Patriarchi Cattolici di Rito Orientale il 15 di ottobre sarò in Libano per la sua annuale riunione. Sarà un’occasione importante per fare il punto delle diverse situazioni che i cattolici stanno vivendo in Medio Oriente e certamente l’Iraq ne rappresenterà una parte rilevante.”
Saremo felici di avere da lei un resoconto di questo lungo periodo di viaggio apostolico, per adesso però le auguriamo buon viaggio e buon lavoro.
“Grazie. Ma confesso che più che un lavoro questo viaggio è una benedizione. Stare vicino ai fedeli è ogni volta un’occasione di gioia e speranza che la nostra antichissima chiesa possa sopravvivere agli eventi e trovare amore anche nel cuore delle generazioni future.”