"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014
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21 luglio 2009

Kurdistan: le verità nascoste


di Alessandro Ciquera

Il conflitto Iracheno negli ultimi due anni ha avuto una svolta, un cambiamento di scelte e di tattiche. Il baricentro dei conflitti e degli attentati si e' spostato verso alcune citta' cardine, simboli della multietnicita' di questa nazione e delle sue fazioni. Le roccaforti sciite a sud, incoraggiate dal pugno di ferro degli ayatollah iraniani, sono diventate veri e propri inferni di fuoco, con situazioni, come quella presente a Bassora, dove gli attacchi hanno subito un tasso di incremento notevole: le dichiarazioni rilasciate dal Clero sono: "gli ultimi episodi devono rappresentare un risveglio collettivo".
Nel Nord del Paese tuttavia le violenze sono dovute a contesti etnici e sociali. In questo quadro sono emersi episodi ancora non del tutto chiariti dalle forze della coalizione, che potrebbero rappresentare il lato buio dell' invasione. Kirkuk e' oggi una delle citta' piu' povere di tutto l' Iraq, la gente abita in case antiche, decrepite, spesso in rovina. La vita quotidiana non esiste, il bazar in centro e' spesso un luogo a rischio. Le ipotesi che interessi forti abbiano intenzione di non lasciare che l' esistenza dei cittadini migliori, per fomentare odio e tensioni sociali non sono del tutto infondate: le comunita' presenti soffrono per la situazione di stallo, e dubitano le une delle altre. Uno dei punti di condivisione tuttavia e' che questo scenario di desolazione a Kirkuk, non sia del tutto dovuto alla Seconda Guerra del Golfo. Le testimonianze degli abitanti sono chiare e precise: un filo bianco lega alti apparati dell'esercito degli Stati Uniti con frequentazioni terroristiche. Sono stati, e vengono ancora oggi, utilizzati metodi di intimidazione e di rappresaglia verso civili, vigili urbani, pashmerga, medici, giudici, insegnati. La tecnica e' spesso la stessa, vengono utilizzate Bmw, veloci e leggere, e si colpisce dal finestrino, tramite l'uso di pistole silenziate, difficili da indivuare, letali.

Ahmed e' curdo, non vuole divulgare troppe informazioni, ha paura delle conseguenze, ma la sintesi e' la seguente, riportata in questa intervista:
Cosa sai delle morti a Kirkuk?
"Ogni abitante sa cosa sta succedendo, i soldati americani sono stati piu' volte avvistati a fare violenze su passanti, le poche volte in cui le automobili, portatrici di morte, sono state catturate dalla polizia, i conducenti sono stati identificati come graduati dell' esercito U.s.a, non semplici camerati, ma ufficiali addestrati appostitamente per un processo di destabilizzazione territoriale, i casi si sono ripetuti in piu' occasioni. La connivenza con i terroristi e' evidente, anche se tutto e' classificato come tattica di guerra"
Puoi fare esempi precisi?
"Un anno fa, girava per le strade una Bmw rossa, ogni giorno uccideva, le indagini degli inquirenti tuttavia sono riuscite ad individuarla ed a tenderle un agguato, posti di blocco gli hanno sparato addosso in ogni quartiere, costringendo l'automobile a scappare nella statale esterna che porta ai villaggi piu' piccoli, si e' diretta ad una velocita' incredibile verso Qara Angir, le volanti del posto sono state allertate ed una volta avvistata la macchina carica di terroristi hanno aperto il fuoco con ogni strumento disponibile, fino a bruciarle il motore. Dalla carcassa fumante sono usciti tre uomini: in divisa, con le stellette dell Esercito deglio Stati Uniti d' America. Questa non e' una storia popolare, ma un dato di fatto con centinaia di testimoni, la conclusione e' ancora piu' amara: un elicottero e' atterrato pochi attimi dopo e ha tratto in salvo i tre criminali, trasportandoli nell' aereoporto militare di Kirkuk, inaccessibile ai civili. Hanno trasportato via la carcassa della Bmw e hanno sparso una polvere per cancellare i segni neri dal terreno. Sembrava non fosse avvenuto nulla. Il Capitano di polizia che ha dato l'ordine di fermare la loro corsa e' stato arrestato, e ha fatto tre mesi di prigione, anche questo e' un triste dato di fatto"
Quale puo' essere lo scopo di queste azioni?
"Gettare la gente nello sconforto, indurla a non uscire di casa, a non interessarsi a faccende politiche, ad avere paura. Gli arabi, i curdi e i turcomanni si stanno studiando a vicenda, siamo in bilico. Non stiamo parlando di giochetti, Kirkuk e' una citta' molto estesa, con piu' di un milione di abitanti, e' una polveriera, se non stai attento si fa in fretta a morire, poi e' troppo tardi per tornare indietro. Gli assassini che stanno dietro a questi piani non hanno una morale, non gli interessa se a morire in un azione di disturbo sara' anche un semplice caporale dei Marines. Mandando i ragazzi giovani allo sbaraglio ne hanno fatti morire a centinaia, con le loro stesse mani, molti piu' di quelli dichiarati"
Barzan e' piu' sbrigativo nel colloquio, piu' diretto, parla fumando una sigaretta, in un locale dove cucinano Kebab.
Mi racconti cosa hai visto?
"Sono dei terroristi, la gente ha paura di loro..quelle..come si chiamano..? Bmw! ecco, si! Quelle Bmw hanno ucciso sotto i miei occhi un padre e un figlio che si stavano spostando a piedi, a Kirkuk, nel quartiere Azadi. Non e' stato l'unico caso, ogni angolo della citta' e' battuto dalle loro auto, nell'ultima settimana hanno fatto venti morti, questa e' una notizia, ma nessuno ne parlera' mai, a nessuno interessa davvero il nostro destino".
La connessione tra queste esperienze e' evidente, ma non sono le sole, sono in tanti ad avere qualcosa da raccontare, le certezze sono tali: se si dovessero fare indagini piu' approfondite su alcuni operati i risultati sarebbero spaventosi, per tutto l'Occidente. Il petrolio e le fonti energetiche portano ad uccidere ancora, molti innocenti sono morti e molti moriranno nel silenzio piu' totale. Nella citta' occupata. Questo e' Fort Apache.

15 luglio 2009

Kirkuk, le speranze nella Gerusalemme curda

Fonte: NuovaSocietà

di Alessandro Ciquera

Da questa settimana incomincia la collaborazione tra NuovaSocietà e Alessandro Ciquera, che si trova in Kurdistan per un progetto di cooperazione. Attraverso le sue parole, i suoi articoli i lettori potranno approfondire un argomento spesso dimenticato dai media
L'Iraq di oggi, per come lo conosciamo, è un insieme di notizie e ricordi lontani, legati ad un passato che ci ha visto incollati al televisore, quando nel 2003 gli Stati Uniti dichiararono guerra a Saddam, ma che successivamente, pian piano si sono andati affievolendo; l'interesse della cronaca per questa nazione ha avuto un respiro sempre più breve, simile a quello di un malato terminale, fino ad oggi. Ci sono molti elementi che presto potrebbero far tornare i riflettori su queste terre desolate: partendo da una città contesa, la Gerusalemme curda: Kirkuk. Essa conta più di un milione di abitanti, tra capoluogo ed omonima provincia, divisi in quattro diverse etnie: curda, araba, turcomanna e caldea (cristiani assiri). Ognuna di esse rivendica le proprie radici sul territorio, ognuna di esse si sta avviando verso forme sempre più pressanti di intolleranza verso i vicini. L'atmosfera sta fermentando, il Parlamento nazionale ha concesso ai curdi una regione autonoma federata al resto del paese, con capitale Erbil, governata attualmente da Barzani.
Il governo curdo ha approvato una nuova costituzione il 25 giugno scorso, in cui si rivendicano le contestate provincie di Ninive ma soprattutto la pericolosa Kirkuk, ricca di interessi e giacimenti petroliferi, ago della bilancia per quanto concerne gli equilibri politici. Per precisazione stiamo parlando di vera e propria stabilità interna: pur di annetterla infatti molti si dichiarano pronti ad imbracciare ancora una volta le armi, per dichiarare guerra al governo del Primo Ministro iracheno, Nuri al Maliki, per espandere il territorio con la forza. Il contesto attuale è frutto dell'esilio che Saddam impose ai curdi durante gli anni del regime fino alla sua disfatta, Kirkuk fu letteralmente "arabizzata". Casa per casa, furono inviate numerose famiglie arabe e ne furono deportate al nord, altrettante curde. Ora purtroppo antichi odi e profondi rancori stanno tornando a colpire. Barzani ha concesso incentivi a tutti i curdi che sceglieranno di tornare nella loro città natale, tuttavia il nucleo arabo non è intenzionato ad abbandonare i propri quartieri. Tutti si accusano a vicenda di esproprio e le violenze hanno subito un tasso di incremento notevole negli ultimi sei mesi. I Turcomanni, per bocca dei loro leader, fanno sapere che pur di difendersi, dopo i gravissimi attentati di Taza e di Mosul, saranno pronti a mettere in azione uomini armati, come è già stato fatto in passato, quando fu posta un autobomba durante una manifestazione curda a Kirkuk e soggetti mascherati spararono sulla folla. Il bilancio fu pesante: più di 150 morti. L' anarchia non e' ancora arrivata, ma se non si prende seriamente in analisi la questione l'Iraq diventerà una nuova Bosnia, partendo proprio da Kirkuk. Le giornate nella città trascorrono tra caldo, lavoro e sudore, ma sono in molti a muoversi preparandosi ad un conflitto. Gruppi paramilitari legati al leader radicale sciita Muqtada al Sadr girano per le strade a bordo di Bmw (dal motore potente) e sparano con pistole silenziate su civili, pashmerga, medici, vigili urbani e qualsiasi cosa abbia a che fare con l'Occidente: il tragico bilancio e' di quasi venti morti in meno di una settimana, sono Fantasmi della Morte, invisibili e letali, senza pietà. La gente ha paura a fare qualsiasi cosa, non si fida a sbottonarsi troppo sulle proprie opinioni, è in attesa, in un limbo dalle pareti bianche, in cui ognuno perde la propria identità, per trasformarsi in un automa, capace solo di lavorare e correre a casa una volta finito il proprio mestiere; c'è pochissima vita mondana, i pochi ristoranti sono spesso presi di mira dai terroristi, se non pagano vengono fatti saltare in aria. In questo ambiente vivono tanti ragazzi giovani, con un'immensa voglia di vivere, abituati al clima di tensione, ma che sognano, ogni giorno, i loro miti: Cristiano Ronaldo e Francesco Totti. C'è qualcosa che sa di tenerezza nei loro sguardi, nella voglia di andare avanti sempre e comunque, perché non potrà piovere per sempre.

28 giugno 2009

Cronache da Kirkuk. Terrore e vita

Di Alessandro Ciquera

Viviamo nella tecnologia, i mezzobusti dei telegiornali viaggiano alla velocita' della luce all' interno delle nostre vite sempre indaffarate ed impegnate, tuttavia spesso riusciamo a congelare le varie preoccupazioni per informarci su cio' che accade nel nostro Paese, e di conseguenza nel Mondo intero. Si tratta di un momento intimo, di tregua, quiete dopo la tempesta. Sabato hanno fatto esplodere un "camion bomba" davanti ad una moschea Turcomanna, le stime parlano di quasi settanta morti, ma non si sa nulla di certo, sono andati avanti a scavare a lungo, con soccorsi che arrivavano da ogni parte della Nazione, i feriti, anche in modo grave, sono stati piu' di duecento: non credo che esista un modo preciso per reagire di fronte a queste violenze su persone innocenti. Non esiste nessun manuale che ti indichi il sentimento giusto da tirare fuori dagli scompartimenti dell' anima, non puo' esserci perche' altrimenti non saremmo esseri umani, ma semidei.
Ora pero' vi fornisco un' altra notizia, stiamo iniziando i lavori di ristrutturazione della scuola elementare di Qara Angir (Kirkuk), partendo dalla cosa piu' essenziale: i servizi igienici. Questa e' la nostra risposta al terrorismo! A chi vuole i cittadini piegati, umiliati, esiliati all' interno della propria casa. La piu' grande sconfitta per tutti coloro che credono in una societa' piu' giusta, consisterebbe nel lasciarsi andare a sentimenti come l'ira, l'odio, il disprezzo, il razzismo. L'obiettivo di queste campagne di paura e' proprio gettare nello sconforto piu' totale la gente, farla sentire sola, abbandonata, spingerla verso la cautela, la diffidenza verso le altre etnie, verso l'altro, verso il diverso. No! Dobbiamo urlare in faccia alla nostra coscienza che non vogliamo diventare come i violenti, perche' altrimenti vincerebbero loro, saremmo diventati come loro, mentre noi vogliamo conservare la nostra Umanita'.
Le soluzioni per un corretto contrasto al Terrorismo (ma anche a tutti coloro che ci propinano la forza militare, nelle strade in Italia e nelle capitali del Terzo Mondo, come mezzo di risoluzione sicura per ogni problema) sono ogni giorno sotto i nostri occhi, esistono gia'. Per una madre la risposta consiste nell'accompagnare ogni benedetto giorno il proprio figlio a scuola, a costo di fare le corse in auto, di arrivare tardi al lavoro! Per una coppia di fidanzati consiste nel lavorare dodici ore al giorno, per potersi pagare le vacanze estive, per costruirsi un futuro insieme. Per tutti coloro che si ritengono amici la reazione e' il senso stesso della parola "amicizia", il contare l'uno sull' altro, in un' epoca dove tutto e' incerto, insicuro. Mantenere la normalita', uscire la sera in collina, trovarsi la mattina per bere una spremuta prima di inziare la giornata, godendosi il vento sulla faccia. Chiedete ad un padre in Cassa Intergrazione cosa significa mantenere una famiglia, in mezzo alla tormenta economica. Siamo noi la soluzione al terrore, siamo noi con le nostre umili vite quotidiane, che dimostrano ogni ora, ogni fine del mese, che nonostante tutto si puo' andare avanti, senza calpestare i piu' deboli, senza lasciare indietro nessuno. Quando la tentazione di fregarcene del resto dei nostri simili ci assale guardiamoci intorno, fissiamo dritto negli occhi chi ci sta tendendo la mano in maniera tale da poterlo abbracciare forte, talmente tanto da rialzarlo in piedi, sputando ogni genere di pregiudizio, perche' noi vogliamo essere diversi, vogliamo stare sempre e per sempre dalla stessa parte, nella sponda degli ultimi, la piu' facile da trovare, la piu' difficile da mantenere.Immaginate un sogno, un lago, una montagna, i raggi del Sole sul viso, questa e' la nostra Terra, che appartiene a tutti.Non sappiamo cosa ci attenda dopo questa vita, ma siamo a conoscenza di come possiamo comportarci per utilizzare al meglio il tempo che ci viene concesso. Se lo faremo, sara' in onore di tutti coloro che non hanno ricevuto le stesse nostre fortune, sara' dedicato a chi e' schiacciato e non riesce a rialzarsi, e se anche verra' un giorno dove tutti questi discorsi non avranno senso e la paura avra' la meglio sulla nostra forza, oggi noi scegliamo di non fare un solo passo indietro, di Esistere e di farlo per tutti coloro che amiamo.
Non puo' piovere per sempre: le case bruciano, le persone muoiono, ma la vera Amicizia e il vero Amore saranno incise in ogni pagina e in ogni riga dei nostri ricordi, anche pensando a coloro che ci hanno lasciato troppo presto, e arrivando alle magiche parole "..E vissero tutti felici e contenti....Fine", potremo dire, con un leggero sorriso e un pizzico di orgoglio, che siamo stati noi, a scrivere questo libro d' Oro.

17 giugno 2009

Alessandro Ciquera. Cronache da Kirkuk.

By Baghdadhope

Alessandro Ciquera
è un uomo pieno di entusiamo e voglia di fare che ha canalizzato l'energia e la forza della sua giovinezza in un'impresa ciclopica: aiutare i bambini dell'Iraq, per ora in particolare quelli di Kirkuk, con una serie di progetti che mirano alla ristrutturazione di alcune scuole elementari ed alla creazione di un campo che, similmente all'Estate Ragazzi italiana, impegni i bambini coinvolti in attività ludiche nei lunghi mesi di chiusura delle scuole. Quei mesi che, se passati per strada, rappresenterebbero un pericolo per bambini che, purtroppo, vivono in un paese non ancora pacificato.
Baghdadhope pubblicherà i resoconti che Alessandro Ciquera invierà nei prossimi mesi. A cominciare da quello scritto non appena arrivato in Iraq: Ancora una volta, Kirkuk.
Clicca su "leggi tutto" per "Ancora una volta, Kirkuk"
Kirkuk non e' mai stata una "citta' dei sogni", una di quelle metropoli orientali che hanno un qualcosa di affascinante ed al tempo stesso attraente e misterioso, un posto da luna di miele per due novelli sposi o per un gruppo di amici che vanno in vacanza terminata la maturita'. Kirkuk rappresenta la parte buia del Medio Oriente, quella dove la gente ha paura a spostarsi troppo lontano perche' le famiglie rischiano di notare la lunga assenza ed iniziare a preoccuparsi, nella citta' dove il degrado svela il vero volto dei duri anni dell'embargo e della guerra. La domanda piu' frequente che viene da porsi, guardando la situazione dall' esterno e' : ma la gente vive nel quotidiano? Va a scuola? Lavora? La risposta ovviamente e' si', qui ognuno ha speranze, esigenze, obiettivi, l'unica differenza con l'Italia e' la consapevolezza che niente e' scontato, se si vuole qualcosa bisogna guadagnarselo, fino in fondo. Gli Europei spesso nella fretta di giudicare pensano che in determinate situazioni e contesti sociali miseri, la natura umana cambia, e diventa peggiore, cattiva, egoista: forse in parte e' vero, ma non mi sento di condividere totalmente questa ipotesi, l,essere umano in se' e' uguale sotto qualsiasi cielo, a cambiare sono i modi in cui le nostre emozioni reagiscono agli avvenimenti, il nostro rischio, come occidentali, e' quello di dimenticare il piacere dello stupore, della sorpresa,dell'euforia, dando tutto per ovvio, per scontato. Quando invece c'e' poca certezza sul futuro si tende ad apprezzare maggiormente ogni singola cosa, e' un modo per tornare bambini, e forse, per cercare l'immortalita'.Non ha senso perdersi nei sogni e dimenticarsi di vivere, e' molto piu' utile piuttosto utilizzare ogni singolo giorno per stare insieme ai propri amici, per andarsi a prendere una spremuta al bar la mattina presto, quando ancora la maggioranza della gente dorme, andare controccorrente anche nelle nostre abitudini, usufrendo al massimo dei piccoli piaceri che la vita puo' regalarci. Ecco dunque come in una citta' sfortunata si puo' riscoprire la gioia di vivere l'attimo, bevendo a grandi sorsate l'aria, la terra, le stelle, e sentirsi al termine di una giornata sazi, appagati dal mondo . Forse tutto cio' potrebbe apparire scontato, ma io credo che la chiave della felicita', nonche' dell'eterna giovinezza risieda proprio nella nostra capacita' di far prevalere i nostri sentimenti primari sui ritmi che la giornata ci impone, come la leggenda dello "specchio magico", che rifletteva i veri desideri degli uomini che vi si guardavano, gli avidi si vedevano attorniati da ricchezze e proprieta', mentre il semplice giovane studente vi scorge la sua famiglia, i suoi amici, sorridenti intorno a lui.Non vi dico chi e' il giovane, ve lo lascio immaginare, vi dico solo che e' molto felice di farvi avere sue notizie, e nonostante tutto continua ad essere convinto che l'amore verso chi ci circonda, sconosciuto o meno rappresenta la strada per una vita serena, non importa quanto essa sia lunga, perche' non si puo' giudicare un' esistenza in base agli anni vissuti, ma piuttosto in base ai luoghi, ai momenti, alle persone che gli hanno fatto mancare il fiato. Questa e' la vera Vela che ci porta avanti ogni giorno, anche in mezzo alla crisi economica, anche davanti alle famiglie che perdono il lavoro e ai bambini che giocano nella spazzatura nei vari Stati del Terzo mondo, guardiamoci intorno, diamo una stretta a chi vogliamo bene, e spingiamo tutti insieme, ancora una volta, questa Notte piu' il la'.


22 maggio 2009

Sako: «Restiamo in Iraq perché Dio ci vuole qui»

Fonte: Tracce.it

di Luca Pezzi 22/05/2009

Ancora sangue sulla Chiesa irachena, ma i cristiani continuano a testimoniare la loro fede. Al centro di un recente Sinodo, la loro situazione e le sfide del futuro. Ne parliamo con l'arcivescovo caldeo di Kirkuk Monsignor Louis Sako.
Suzana
era cattolica. Il marito lavora in un ristorante vicino all’arcivescovado di Kirkuk. Era sposata da un anno. Qualche settimana fa, un commando ha fatto irruzione nella sua casa uccidendo lei e Muna, la suocera. Stessa città e stessa scena, sette minuti più tardi. Altro quartiere, altra casa... e altro morto: Basil Shaba Yousif, vendeva liquori.
Monsignor Louis Sako, arcivescovo dei Caldei di Kirkuk dal 2003, ha celebrato i funerali di questi cristiani. Con lui, Tracce.it è tornato ad aggiornare la situazione irachena a pochi giorni dalla conclusione del Sinodo della Chiesa caldea (28 aprile-5 maggio ad Ainkawa, vicino ad Erbil, capitale del Kurdistan; ndr).
Come sono andati i lavori del Sinodo?
Bene. C’erano il patriarca Emmanuel III Delly e sedici vescovi. Abbiamo studiato in profondità la situazione dei cristiani in Iraq, le loro sfide e speranze, e la situazione della Chiesa caldea dopo la caduta del regime. È stato un evento storico. I temi affrontati possono essere considerati la “magna charta” degli anni a venire, come chiesto dal Papa durante la visita ad limina.
Quali temi?
L’emigrazione dei cristiani, le sfide che abbiamo davanti e le soluzioni. Lo stato dei cristiani nella Costituzione federale e in quella del Kurdistan. Le sette evangeliche e il proselitismo. L’organizzazione della Curia patriarcale, la situazione del Seminario maggiore e della Facoltà di teologia. La vita dei preti, i salari, la loro formazione teologica e spirituale. La scelta dei membri del Sinodo permanente e quella dei nuovi vescovi di Erbil, Mosul e del Canada. Abbiamo formato comitati per dare seguito alla decisioni sinodali.
Qualche settimana fa un commando ha fatto irruzione in due case cristiane freddando alcune persone. Come mai?
Gli attacchi hanno preso di mira i cristiani per creare in città un’atmosfera di paura e confusione. Adesso la situazione è tranquilla, anche se in verità la sicurezza è precaria un po' dappertutto.
C’è concorrenza fra il Governo centrale e i gruppi che controllano Kirkuk dal 2003.Si tratta di episodi isolati?
Sì, abbiamo relazioni buone con tutti e continuiamo il nostro ruolo di ponte e di dialogo. Come ha reagito la sua comunità?Il Governo della città, il capo della polizia, quello dell'esercito, i membri del Consiglio municipale, i capi religiosi musulmani e quelli delle tribù, erano tutti presenti ai funerali. Tante le lettere di condanna dei partiti politici. La popolazione ha reagito positivamente. I cristiani all'inizio hanno avuto paura: hanno pensato che il loro destino potesse diventare come quello dei loro confratelli di Mosul. Li ho rassicurati, li ho incoraggiati a rimanere. E anche il Sindaco ha appoggiato la presenza cristiana.
Non è una zona a rischio?
La città sì, ma la popolazione è aperta, educata e non vuole violenza. Chi usa la violenza perde: i partiti politici lo sanno bene.
Come vivono i cristiani nella sua diocesi?
Fanno la spesa tranquillamente, vanno a scuola e a lavorare come prima. Anche di notte la vita è normale. La domenica la chiesa si riempie e il primo maggio la gente ha fatto festa per le ordinazioni dei nuovi sacerdoti che domenica scorsa hanno celebrato la prima messa. Qualche settimana fa ha rinnovato la sua preoccupazione per il progetto sponsorizzato da politici, intellettuali e religiosi di un ghetto cristiano nella piana di Ninive. Perché questa preoccupazione?
Il progetto di istituire una zona autonoma, "safe Haven", preoccupa molto noi vescovi. È una trappola! I cristiani nella piana di Ninive sono 80mila; gli arabi sono la maggioranza. Chiudersi lì, dunque, vorrebbe dire suicidarsi. Si tratta di un piano voluto da alcuni partiti e religiosi che vivono fuori dal Paese, ma è un’utopia. Il ministro assiro-kurdo, Sargis Agajan, è il principale promotore del progetto sostenuto dai kurdi, ma vi sono anche certi partiti e religiosi assiri.
Il vostro dissenso può essere collegato alla ripresa delle violenze?
Penso che gli attacchi contro i cristiani a Dora, quartiere cristiano di Bagdad, oltre a quanto è successo a Mosul, siano legati con la piana di Ninive e con soldi dati a chiese e villaggi cristiani in favore di questo progetto.
Non sarete costretti a fuggire?
Per ora non penso, ma nessuno conosce il futuro. Tutto è precario in questo Paese.
Allora, perché rimanere?
Sono convinto che Dio ci voglia in Iraq. Come luce e sale della Terra... Abbiamo sempre portato il messaggio evangelico con fedeltà ai nostri concittadini musulmani, nei luoghi di lavoro e a scuola. La nostra condotta ha aiutato gli altri a pensare. Siamo Chiesa, e la Chiesa è sempre mandata, missionaria. Chiesa non vuol dire esclusivamente il clero, ma tutti i fedeli. Siamo chiamati, oggi più che mai, a rimanere e a vivere i valori cristiani, dialogando e collaborando per un mondo migliore. Siamo lì a dire che la violenza non ha futuro: il bene, la pace, il perdono, il dialogo posso assicurare la stabilità e la convivenza.
Ma perché rischiare la vita?
La vita di un vero cristiano è fatta per essere data. La vita è per gli altri e non per me in una maniera egoistica: una vita egoista non ha valore. Credere, vivere, dare la vita includono un rischio. Penso che la vita sia un’avventura. Quando sta con Dio ed è per gli altri, è sempre riuscita.

Confermato il rilascio dell'insegnante cristiano rapito a sud di Kirkuk

By Baghdadhope

Secondo quanto riportato da Ankawa.com, Namir Nadhim Gourguis, l'insegnante cristiano rapito in 14 maggio da una scuola del villaggio di Ruwaidha, a sud di Kirkuk, è stato rilasciato oggi ed è in buone condizioni di salute.
Negli ultimi giorni c'erano state notizie controverse circa il rilascio dell'uomo che era stato prima annunciato e poi smentito.
Secondo Ankawa.com il rilascio è stato dovuto alla collaborazione di diverse parti: le forze di sicurezza, i capi tribali e l'Arcidiocesi di Kirkuk il cui vescovo, Mons. Luis Sako, sin dall'inizio aveva dichiarato la sua disponibilità a fare il possibile per assicurarlo in breve tempo.
Lo stesso Mons. Sako ha dichiarato ad Asianews, secondo cui nessun riscatto è stato pagato, che l'intera comunità cristiana di Kirkuk gioisce per il rilascio dell'uomo.

Confirmed the release of the Christian teacher abducted south of Kirkuk

By Baghdadhope

According to what reported by Ankawa.com, Namir Nadhim Gourguis, the Christian teacher abducted on May 14 from a school in the village of Ruwaidha, south of Kirkuk, has been released today and his health conditions are good.
The piece of news about the release of the man had been controversial in last days as it had been annouced and than denied.
According to Ankawa.com the release of the teacher has been due to the collaboration of different parts: the security forces, the tribal leaders and the Archdiocese of Kirkuk the bishop of which, Msgr. Luis Sako since the beginning had declared his willingness to do everything possible to assure it.
Msgr. Sako himself declared to Asianews, according to which any ramson has been paid, that the whole Christian community of Kirkuk "rejoices" for the realese of the man.

17 maggio 2009

Smentito il rilascio dell'insegnante cristiano rapito giovedì

By Baghdadhope

Fonte:
Ankawa.com

Notizie controverse arrivano dall'Iraq circa il rilascio dell'insegnante cristiano rapito giovedì a sud di Kirkuk. Secondo una fonte che il sito Ankawa.com definisce come "affidabile" l'insegnante, Namir Nadhim Gourguis, è ancora nelle mani dei suoi rapitori e non sarebbe stato rilasciato come riferito ieri dal sito
khabaar.com.

Denied the release of the Christian teacher abducted on Thursday

By Baghdadhope

Source: Ankawa.com

Controversial news from Iraq about the release of the Christian teacher abducted on Thursday south of Kirkuk. According to a source the web site Ankawa.com reports as "reliable" the teacher, Namir Nadhim Gourguis, is still in the hands of his abductors and he was not released as reported yesterday by the web site khabaar.com.

16 maggio 2009

Rilascio dell'insegnante cristiano rapito due giorni fa

By Baghdadhope

Secondo quanto riportato dal sito khabaar.com una fonte del governatorato di Kirkuk ha rivelato che Namir Nadhim Gourguis, l'insegnante cristiano rapito lo scorso giovedì è stato rilasciato.
Secondo questa fonte l'insegnante è stato ritrovato in un campo nei pressi di un villaggio ed i rapitori sono scomparsi prima dell'arrivo delle forze di sicurezza.

Release of the Christian teacher abducted two days ago

By Baghdadhope

According to what reported by the web site khabaar.com a source of the Governorate of Kirkuk revealed the release of Namir Nadhim Gourguis, the Christian teacher abducted on last Thursday.
According to the source the teacher was found in a field near a village and the abductors disappeared before the arrival of the security forces.

14 maggio 2009

Kirkuk, banda armata sequestra un insegnante cristiano

Fonte: Asianews

Questa mattina alle dieci ora locale, un gruppo armato ha fatto irruzione in una scuola elementare a Kirkuk e ha prelevato un giovane insegnante cristiano. Namir Nadhim Gourguis ha 32 anni, non è sposato e “appartiene a una famiglia semplice e povera” come riferiscono fonti di AsiaNews in Iraq.
La banda, composta da quattro persone, è entrata nella scuola elementare nel villaggio di Ruwaidha – nel sottodistretto di Al Rashad, a circa 30 km da Kirkuk – sequestrando il giovane insegnante. I rapitori hanno già fatto pervenire una richiesta di riscatto: “Una cifra molto elevata – sottolinea una fonte locale – che la famiglia non è in grado di pagare”.
Per salvare la vita al giovane è intervenuto anche mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, che ha contattato gli sceicchi e gli imam della zona per ottenere la liberazione dell’ostaggio. Il prelato auspica che “i tentativi di mediazione possano portare al suo rilascio”.
Nelle ultime settimane la comunità cristiana a Kirkuk è finita di nuovo nel mirino delle bande armate e della criminalità organizzata, che opera sequestri a scopo di estorsione. Nei giorni scorsi un giovane è stato assassinato davanti alla sua abitazione; altre tre persone – due donne e un uomo – sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco. I malviventi, inoltre, vedono nei cristiani un facile obiettivo da colpire: essi, infatti, a differenza di arabi e curdi, non sono protetti dalla comunità, dai parenti e dalle forze dell’ordine.

An armed band kidnap a Christian teacher in Kirkuk

Source: Asianews

This morning at 10 am local time, an armed group broke into a primary school in Kirkuk, dragging away a young Christian teacher. Namir Nadhim Gourguis is 32 years old, is unmarried and from “a family of very humble and poor origins” refer AsiaNews sources in Iraq.
The gang of four people, broke into the primary school in Ruwaidha village –Al Rashad district, 30 km from Kirkuk – and abducted the teacher. They have already demanded a ransom: “a very high sum – underlines the local source – that the family is unable to pay”.
In an effort to save this young man’s life, the Chaldean Archbishop of Kirkuk, Louis Sako, has intervened appealing to the sheiks and imams in the area to help gain his release. The prelate hopes that “these attempts at mediation will lead to he being set free”.
Kirkuk’s Christian community has been the target of these armed criminal gangs who carry out kidnappings for extortion. Only days ago a young man was assassinated on the doorstep of his home; another three people–two women and a man – were shot to death. The criminals see he Christians as an easy target: in fact unlike the Arabs or Kurds they are not protected by the community, relatives or police.