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Foto Patriarcato caldeo |
“Essere segni di speranza in un modo tormentato”: è stato il tema del ritiro spirituale annuale del clero caldeo (Ankawa, 18-21 agosto) cui hanno partecipato 65 tra sacerdoti, vescovi e religiosi di rito caldeo, sotto la guida del loro patriarca, card. Louis Raphael Sako.
Al termine dei lavori il patriarca ha indirizzato a tutti i partecipanti un messaggio nel quale li invita a riflettere sul senso della “vocazione da vivere con dignità e verità dentro di noi e nel cercare di diffonderla intorno a noi”.
Ricordando le parole di uno dei predicatori del ritiro, Mar Sako ha ricordato che “quella caldea è una chiesa che lotta nonostante le sfide e le tentazioni” e ha citato “la crisi degli sfollati che ha visto la nostra chiesa al loro fianco per guarire le loro ferite e venire incontro ai bisogni spirituali e materiali”.
Da qui l’esortazione del patriarca a “conservare quest’anima umana, spirituale e pastorale. Non importa quali siano le difficoltà, sostenetevi a vicenda – ha detto il cardinale rivolgendosi ai sacerdoti e vescovi presenti -.
Il ritiro spirituale è un’opportunità di riconciliazione e rinnovamento. Siamo esseri umani che possono entrare in crisi o commettere errori, ma siamo in grado di uscirne cambiati”.
Nella lettera Mar Sako mette in guardia anche dai rischi che derivano dalla “schiavitù del potere e del denaro, dalla partigianeria, dal rincorrere interessi personali e materiali a spese della verità. Queste sono tutte trappole del diavolo che fanno perdere tutti coloro che vi cadono dentro”.
In questo ambito forte è il monito del patriarca caldeo ai partecipanti al ritiro a “rispettare e cooperare con la gerarchia ecclesiastica, a ricercare il dialogo, il rispetto, e la sincerità nel rapporto con il proprio vescovo con senso di responsabilità e in spirito sinodale”. “La società è cambiata, la mentalità del mondo è cambiata, la stessa cultura è cambiata – conclude Mar Sako -. Non lasciamoci trascinare dal fondamentalismo e dalle tradizioni non autentiche, ma facciamo risplendere la luce di Dio su tutto, e aiutiamo le persone in questo tempo turbolento a comprendere la loro fede in modo comprensibile e corretto”.
Al termine dei lavori il patriarca ha indirizzato a tutti i partecipanti un messaggio nel quale li invita a riflettere sul senso della “vocazione da vivere con dignità e verità dentro di noi e nel cercare di diffonderla intorno a noi”.
Ricordando le parole di uno dei predicatori del ritiro, Mar Sako ha ricordato che “quella caldea è una chiesa che lotta nonostante le sfide e le tentazioni” e ha citato “la crisi degli sfollati che ha visto la nostra chiesa al loro fianco per guarire le loro ferite e venire incontro ai bisogni spirituali e materiali”.
Da qui l’esortazione del patriarca a “conservare quest’anima umana, spirituale e pastorale. Non importa quali siano le difficoltà, sostenetevi a vicenda – ha detto il cardinale rivolgendosi ai sacerdoti e vescovi presenti -.
Il ritiro spirituale è un’opportunità di riconciliazione e rinnovamento. Siamo esseri umani che possono entrare in crisi o commettere errori, ma siamo in grado di uscirne cambiati”.
Nella lettera Mar Sako mette in guardia anche dai rischi che derivano dalla “schiavitù del potere e del denaro, dalla partigianeria, dal rincorrere interessi personali e materiali a spese della verità. Queste sono tutte trappole del diavolo che fanno perdere tutti coloro che vi cadono dentro”.
In questo ambito forte è il monito del patriarca caldeo ai partecipanti al ritiro a “rispettare e cooperare con la gerarchia ecclesiastica, a ricercare il dialogo, il rispetto, e la sincerità nel rapporto con il proprio vescovo con senso di responsabilità e in spirito sinodale”. “La società è cambiata, la mentalità del mondo è cambiata, la stessa cultura è cambiata – conclude Mar Sako -. Non lasciamoci trascinare dal fondamentalismo e dalle tradizioni non autentiche, ma facciamo risplendere la luce di Dio su tutto, e aiutiamo le persone in questo tempo turbolento a comprendere la loro fede in modo comprensibile e corretto”.