"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

29 marzo 2023

Approvate tra le polemiche nuove regole elettorali, Cambia anche la distribuzione dei seggi riservati a candidati cristiani


Il Parlamento iracheno ha approvato una serie di controversi emendamenti al sistema elettorale, con modifiche che stanno provocando accese polemiche politiche e toccano anche le modalità di assegnazione dei seggi riservati alle minoranze etniche e religiose, compresi i cristiani.
Il nuovo regolamento, approvato all’alba di lunedì 27 marzo, prevede il ritorno a un sistema elettorale sostanzialmente proporzionale che dovrebbe favorire le grandi formazioni e coalizioni politiche, a scapito di candidati indipendenti e di sigle politiche minori. La nuova legge prevede anche la suddivisione del territorio in circoscrizioni elettorali molto estese. Il voto di lunedì è stato accompagnato in aula da forti proteste da parte di candidati indipendenti eletti alle elezioni legislative del 2021, indette in forma anticipata dopo le proteste popolari anti-sistema esplose nel 2018 e nel 2019. Alcuni dei candidati che protestavano sono stati espulsi a forza dall’aula.
Gli emendamenti sono stati approvati da 206 parlamentari (i seggi sono complessivamente 219) e hanno avuto il sostegno dei partiti sciiti della coalizione – considerata filo-iraniana – che attualmente ha la maggioranza nell’Assemblea parlamentare. Sabato scorso, centinaia di oppositori avevano protestato contri i nuovi emendamenti, bloccando strade a Baghdad e in altre città irachene. Polemiche in aula hanno riguardato anche la ripartizione dei cinque seggi riservati dal sistema elettorale iracheno a candidati cristiani. I contrasti su questo punto specifico – riferisce il sito d’informazione ankawa.com – avrebbero addirittura portato allo scontro fisico tra esponenti del cosiddetto “Movimento Babilonia” e parlamentari curdi.
Secondo quanto stabilito dai nuovi emendamenti introdotti, i cinque riservati alla componente cristiana saranno assegnati in due distinte mega-circoscrizioni elettorali. I due “seggi cristiani” di Erbil e Dohuk saranno assegnati all’interno della circoscrizione elettorale corrispondente alla regione del Kurdistan iracheno, mentre i tre seggi distribuiti tra Baghdad, Kirkuk e Ninive verranno assegnati all’interno del mega-collegio elettorale comprendente anche le due città e l’area di Mosul e della Piana di Ninive. Secondo il regolamento che presiede alla nuova ripartizione dei seggi della componente cristiana, gli elettori potranno votare solo per i candidati cristiani in lizza per i seggi compresi nella propria circoscrizione elettorale.
Dopo le elezioni legislative del 10 ottobre 2021, polemiche e tensioni erano emerse proprio intorno alla distribuzione e alla modalità di assegnazione dei seggi riservati a candidati cristiani. Allora, come riferito dall’Agenzia Fides, le obiezioni più esplicite ai risultati della tornata elettorale erano arrivate dall’ex parlamentare cristiano Joseph Sliwa, spintosi a dichiarare che i cinque nuovi parlamentari aggiudicatari dei seggi di tale quota non rappresentano i cristiani iracheni, visto che a suo dire il 90% dei voti espressi a loro favore in realtà non erano arrivati da elettori cristiani.
L’accusa, emersa anche in occasione delle elezioni politiche irachene del 2018, chiama in causa formazioni politiche maggiori, di matrice sciita e curda, che secondo i critici, nelle ultime tornate elettorali, avrebbero dirottato una parte dei propri voti sui candidati in corsa per la conquista dei seggi riservati ai cristiani, in modo da piazzare in quei seggi dei parlamentari totalmente allineati alle proprie strategie politiche. Nel 2021, alle accuse di Sliwa aveva risposto Evan Faeq Yakoub Jabro, ex ministra per i rifugiati e le migrazioni nel governo uscente guidato da Mustafa al Kadhimi, eletta con quasi 11mila preferenze al nuovo Parlamento nelle file del “Movimento Babilonia”, la quale aveva difeso la trasparenza del processo elettorale.
Alle elezione del 2021, proprio il “Movimento Babilonia” aveva ottenuto ben 4 dei 5 seggi riservati a candidati cristiani dal sistema elettorale nazionale.
Il Movimento Babilonia è nato come proiezione politica delle cosiddette “Brigate Babilonia”, milizia armata formatasi nel contesto delle operazioni militari contro i jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) che portarono alla riconquista delle aree nord-irachene cadute nelle mani jihadiste nel 2014. Guidate da Ryan al Kildani (Ryan “il caldeo”), le “Brigate Babilonia” avevano sempre rivendicato la propria etichetta di milizia composta da cristiani, anche se risultava documentato il loro collegamento con milizie sciite filo-iraniane come le Unità di Protezione popolare (Hashd al Shaabi). Anche la sigla politica del “Movimento Babilonia” viene considerata vicina alla “Organizzazione Badr”, movimento politico che alle elezioni era confluito nella Alleanza Fatah, cartello che raggruppava nove sigle e organizzazioni sciite di orientamento filo-iraniano.