By Asia News
Luis Raphael I Sako
Unire gli sforzi militari “con truppe sul terreno” e prosciugare le fonti ideologiche e di finanziamento dello Stato islamico e degli altri gruppi terroristi. Combattere “tutte le altre forme di estremismo, di odio, di violenze” e riaffermare con forza il principio della libertà religiosa e della piena cittadinanza di tutte le anime del Paese, compresa la minoranza cristiana. Sono queste alcune delle proposte concrete avanzate da Mar Louis Raphael I Sako, patriarca caldeo di Baghdad, per contrastare la deriva violenta nei Paesi del Medio oriente e in particolare l’Iraq, teatro dell’avanzata dei movimenti jihadisti. Per costruire un “futuro migliore”, afferma sua beatitudine, è necessario “separare la religione dallo Stato” e separare le istituzioni “da una religione o da una setta”.
Mar Sako partecipa in questi giorni a un incontro a Roma dedicato alla situazione attuale in Iraq e Siria e alla risposta cristiana alle persecuzioni. L’iniziativa è promossa dalla GeorgeTown University (Usa), dall’Università di Notre Dame nell’Indiana (Usa), dalla Comunità di Sant’Egidio e dai Cavalieri di Colombo.
Ecco, di seguito, il testo completo dell’intervento del patriarca Sako, inviato ad AsiaNews:
Luis Raphael I Sako
Unire gli sforzi militari “con truppe sul terreno” e prosciugare le fonti ideologiche e di finanziamento dello Stato islamico e degli altri gruppi terroristi. Combattere “tutte le altre forme di estremismo, di odio, di violenze” e riaffermare con forza il principio della libertà religiosa e della piena cittadinanza di tutte le anime del Paese, compresa la minoranza cristiana. Sono queste alcune delle proposte concrete avanzate da Mar Louis Raphael I Sako, patriarca caldeo di Baghdad, per contrastare la deriva violenta nei Paesi del Medio oriente e in particolare l’Iraq, teatro dell’avanzata dei movimenti jihadisti. Per costruire un “futuro migliore”, afferma sua beatitudine, è necessario “separare la religione dallo Stato” e separare le istituzioni “da una religione o da una setta”.
Mar Sako partecipa in questi giorni a un incontro a Roma dedicato alla situazione attuale in Iraq e Siria e alla risposta cristiana alle persecuzioni. L’iniziativa è promossa dalla GeorgeTown University (Usa), dall’Università di Notre Dame nell’Indiana (Usa), dalla Comunità di Sant’Egidio e dai Cavalieri di Colombo.
Ecco, di seguito, il testo completo dell’intervento del patriarca Sako, inviato ad AsiaNews:
La situazione dei cristiani in diverse nazioni del Medio oriente si
sta “deteriorando”. Le persecuzioni anti-cristiane sono diventate un
fenomeno diffuso ai nostri giorni per diversi motivi:
1 - La cultura che è alla base del cristianesimo, ovvero una religione di amore, perdono e pace, la quale si contrappone alla cultura corrente: quella della vendetta.
2 - La secolarizzazione è diventata una religione in Occidente ed è evidente il vuoto in tema di valori religiosi nelle società occidentali.
3 - La corruzione di molti regimi in Medio oriente e la mancanza di riforme concrete.
4 - Gli errori della politica occidentale nel Medio oriente, che ha portato cambiamenti in peggio nei vari regimi. La dittatura è una cultura caratteristica in Medio oriente. Quello di cui abbiamo bisogno è di un dittatore saggio e giusto.
5 - La mancanza di una formazione nell’ambito democratico, in tema di libertà individuali e di diritti umani.
6 - L’instabilità e la mancanza di sicurezza.
7 - L’emergere progressivo di un islam che ha l’obiettivo preciso di stabilire uno stato islamico, basato sulla sharia (legge islamica).
Molti musulmani pensano che il cristianesimo ha fallito ed essi hanno la missione di islamizzare il mondo, perché l’islam è la sola e unica vera religione.
La situazione attuale dei cristiani in Medio oriente
Sfortunatamente, la libertà religiosa è sotto attacco in molte nazioni del Medio oriente… Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico] e altri gruppi estremisti attaccano i cristiani, gli yazidi, i sabei a causa del loro credo religioso. Essi distruggono qualsiasi cosa non rientri nella loro visione dell’islam. I leader dello Stato islamico hanno fissato tre modalità per relazionarsi con i non musulmani: conversioni forzate all’islam; pagare un tributo (jizyah) o lasciare la propria casa; essere decapitato.
In una sola notte almeno 120mila cristiani hanno dovuto abbandonare in tutta fretta le loro case, con i soli abiti indosso e vivono ancora oggi - a distanza di un anno e mezzo - in campi profughi. Tutto questo non rappresenta un crimine contro l’umanità?
Le costituzioni basate su principi di natura religiosa o confessionale sono, per loro stessa natura, incompatibili con i valori sanciti dai diritti umani. L’islam politico cerca di imporre un sistema di leggi islamico (sharia) che non consente, secondo diritto, ai non musulmani di avere un ruolo nella vita politica e di poter godere di pari diritti rispetto ai musulmani nell’amministrazione. In Iraq oggi qualsiasi cosa è ammantata da un elemento confessionale!
La recente legge approvata dal Parlamento irakeno in data 27 ottobre 2015 è una vera e propria coercizione nei confronti dei minori di 18 anni cristiani, yazidi, sabei i quali sono convertiti a forza all’islam, quando uno dei due genitori proclama la fede musulmana (art. 26/II). Tutto ciò è contrario ai valori della cittadinanza e danneggia l’unità nazionale e il pluralismo religioso e i principi stessi della coesistenza.
La legge è in contraddizione con il Corano stesso, quando dichiara in più versi che “non vi possono essere obblighi in tema di religione”. In aggiunta, essa contrasta anche diverse direttive presenti all’interno della stessa Costituzione iraqena fra cui l’articolo 3, il quale stabilisce che “l’Iraq è una nazione multi-etnica” con diversi culti e fedi religiose. E ancora, l’articolo 37/II secondo cui “lo Stato deve garantire la protezione dell’individuo dalla coercizione politica e religiosa”. In aggiunta, l’art. 42 secondo cui “tutti devono godere della libertà di pensiero, coscienza e religione”. Ed è anche in contrasto con le norme internazionali in tema di diritti umani quando stabiliscono che “ciascun individuo deve poter godere delle libertà di …”.
Le milizie estremiste islamiche stanno minacciando i cristiani di Baghdad, li rapiscono per denaro e li cacciano a forza dalle loro case, per potersene impossessare.
È fonte di estremo dispiacere osservare che in questo contesto i non musulmani nutrono poche speranze di un miglioramento della situazione nella regione. Le violazioni spingono i cristiani e le altre minoranze a emigrare e, di conseguenza, li sradicano dalla loro madre terra, dove essi trovano identità e ragione di vita! Prima della caduta del regime di Saddam Hussein, in Iraq vi erano almeno 1 milione e 400mila cristiani; oggi il loro numero arriva a malapena a 500mila!
Proposte
Vorrei presentare alcune proposte concrete. Sperando che possano servire come roadmap per tracciare un futuro migliore nella regione.
1 - Daesh e il fondamentalismo sono un cancro nel corpo islamico, ma costituiscono una minaccia concreta per tutti noi; per questo, dobbiamo unirci per distruggerlo sul piano militare con truppe sul terreno e sconfiggerlo sul piano ideologico prosciugando le fonti di finanziamento e le armi che alimentano i jihadisti. Il settarismo e tutte le altre forme di estremismo, di odio, di violenze devono essere condannate ed eliminate.
2 - Il governo ha il compito di garantire una vera comprensione nelle relazioni fra cittadini della stessa nazione e le libertà individuali, senza alcuna paura. Le riforme nella sfera politica dovrebbero dar vita a un sistema civile basato sui principi della cittadinanza e dell’uguaglianza.
3 - Il governo dovrebbe bollare come criminali e perseguire tutte quelle attività finalizzate al disprezzo della religione e dei suoi simboli sacri, così come tutte le forme di discriminazione, che diffondono l’odio e la divisione.
4 - Le autorità religiose islamiche dovrebbero assumersi piena responsabilità nello smantellare l’ideologia “takfirista”, dando vita a programmi di insegnamento della religione di impronta moderata, purificandoli dalle idee diaboliche, e rispettando le differenze e rafforzando i legami improntati al bene comune dei cittadini. E ancora, diffondere una cultura di coesistenza sociale armoniosa. Al riguardo, appare forse necessario dar vita a un’etica universale che sia contraria alla xenofobia e al fondamentalismo.
5 - La comunità internazionale, attraverso le Nazioni Unite, dovrebbe emanare provvedimenti contro quanti commettono questo tipo di ingiustizie contro le minoranze religiose, contro quelli che finanziano e sostengono questa ideologia terrorista. Costoro devono essere condotti davanti a un tribunale internazionale e perseguiti.
6 - La libertà religiosa non vuol dire che lo Stato debba essere laico, ma che vi possa essere una nazione con una religione ufficiale che assicuri i diritti di base, ivi inclusa la libertà fondamentale di pensiero, coscienza e religione o credo senza alcuna discriminazione. I cristiani e le altre minoranze dovrebbero abbandonare lo status di minoranze protette, per assumere quello di cittadini a pieno titolo.
7 - A livello personale, penso che la sola possibilità che abbiamo per costruire un futuro migliore per tutti sia quello di separare la religione dallo Stato e di dar vita a uno Stato civile che sia alieno dalla logica della nazione guidata da una religione o da una setta. La nostra società è formata da diverse religioni. Come è possibile che qualcuno possa vivere la propria dottrina di fede, quando la sua religione è considerata di serie b? Quello che conta è che tutti siamo dei buoni cittadini. La religione è un elemento personale fra Dio e l’uomo, e la decisione di credere in una particolare fede dovrebbe essere frutto di una scelta personale, e non certo di coercizione.
Conclusione
Per raggiungere questo obiettivo i governi, le religioni e tutte le persone di buona volontà di tutto il mondo dovrebbero sentirsi seriamente coinvolte nel preservare e rafforzare la libertà religiosa quale elemento indivisibile dell’uomo. Essa permette di pensare, esprimersi, agire secondo le convinzioni personali più profonde e più vere. La libertà è alla base di tutto ed è un diritto umano imprescindibile per tutti. Non è certo il favore o il monopolio nelle mani di una sola religione, o setta, o di un gruppo etnico o persino della maggioranza. La libertà religiosa è di beneficio per qualsiasi cittadino sulla terra, e getta le basi per una coesistenza pacifica fra cittadini della stessa nazione.
Noi cristiani affermiamo ancora una volta il nostro attaccamento alla patria, alla nostra terra, e l’amore e il rispetto per i nostri fratelli musulmani; allo stesso modo, vogliamo che essi facciano lo stesso con noi.
1 - La cultura che è alla base del cristianesimo, ovvero una religione di amore, perdono e pace, la quale si contrappone alla cultura corrente: quella della vendetta.
2 - La secolarizzazione è diventata una religione in Occidente ed è evidente il vuoto in tema di valori religiosi nelle società occidentali.
3 - La corruzione di molti regimi in Medio oriente e la mancanza di riforme concrete.
4 - Gli errori della politica occidentale nel Medio oriente, che ha portato cambiamenti in peggio nei vari regimi. La dittatura è una cultura caratteristica in Medio oriente. Quello di cui abbiamo bisogno è di un dittatore saggio e giusto.
5 - La mancanza di una formazione nell’ambito democratico, in tema di libertà individuali e di diritti umani.
6 - L’instabilità e la mancanza di sicurezza.
7 - L’emergere progressivo di un islam che ha l’obiettivo preciso di stabilire uno stato islamico, basato sulla sharia (legge islamica).
Molti musulmani pensano che il cristianesimo ha fallito ed essi hanno la missione di islamizzare il mondo, perché l’islam è la sola e unica vera religione.
La situazione attuale dei cristiani in Medio oriente
Sfortunatamente, la libertà religiosa è sotto attacco in molte nazioni del Medio oriente… Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico] e altri gruppi estremisti attaccano i cristiani, gli yazidi, i sabei a causa del loro credo religioso. Essi distruggono qualsiasi cosa non rientri nella loro visione dell’islam. I leader dello Stato islamico hanno fissato tre modalità per relazionarsi con i non musulmani: conversioni forzate all’islam; pagare un tributo (jizyah) o lasciare la propria casa; essere decapitato.
In una sola notte almeno 120mila cristiani hanno dovuto abbandonare in tutta fretta le loro case, con i soli abiti indosso e vivono ancora oggi - a distanza di un anno e mezzo - in campi profughi. Tutto questo non rappresenta un crimine contro l’umanità?
Le costituzioni basate su principi di natura religiosa o confessionale sono, per loro stessa natura, incompatibili con i valori sanciti dai diritti umani. L’islam politico cerca di imporre un sistema di leggi islamico (sharia) che non consente, secondo diritto, ai non musulmani di avere un ruolo nella vita politica e di poter godere di pari diritti rispetto ai musulmani nell’amministrazione. In Iraq oggi qualsiasi cosa è ammantata da un elemento confessionale!
La recente legge approvata dal Parlamento irakeno in data 27 ottobre 2015 è una vera e propria coercizione nei confronti dei minori di 18 anni cristiani, yazidi, sabei i quali sono convertiti a forza all’islam, quando uno dei due genitori proclama la fede musulmana (art. 26/II). Tutto ciò è contrario ai valori della cittadinanza e danneggia l’unità nazionale e il pluralismo religioso e i principi stessi della coesistenza.
La legge è in contraddizione con il Corano stesso, quando dichiara in più versi che “non vi possono essere obblighi in tema di religione”. In aggiunta, essa contrasta anche diverse direttive presenti all’interno della stessa Costituzione iraqena fra cui l’articolo 3, il quale stabilisce che “l’Iraq è una nazione multi-etnica” con diversi culti e fedi religiose. E ancora, l’articolo 37/II secondo cui “lo Stato deve garantire la protezione dell’individuo dalla coercizione politica e religiosa”. In aggiunta, l’art. 42 secondo cui “tutti devono godere della libertà di pensiero, coscienza e religione”. Ed è anche in contrasto con le norme internazionali in tema di diritti umani quando stabiliscono che “ciascun individuo deve poter godere delle libertà di …”.
Le milizie estremiste islamiche stanno minacciando i cristiani di Baghdad, li rapiscono per denaro e li cacciano a forza dalle loro case, per potersene impossessare.
È fonte di estremo dispiacere osservare che in questo contesto i non musulmani nutrono poche speranze di un miglioramento della situazione nella regione. Le violazioni spingono i cristiani e le altre minoranze a emigrare e, di conseguenza, li sradicano dalla loro madre terra, dove essi trovano identità e ragione di vita! Prima della caduta del regime di Saddam Hussein, in Iraq vi erano almeno 1 milione e 400mila cristiani; oggi il loro numero arriva a malapena a 500mila!
Proposte
Vorrei presentare alcune proposte concrete. Sperando che possano servire come roadmap per tracciare un futuro migliore nella regione.
1 - Daesh e il fondamentalismo sono un cancro nel corpo islamico, ma costituiscono una minaccia concreta per tutti noi; per questo, dobbiamo unirci per distruggerlo sul piano militare con truppe sul terreno e sconfiggerlo sul piano ideologico prosciugando le fonti di finanziamento e le armi che alimentano i jihadisti. Il settarismo e tutte le altre forme di estremismo, di odio, di violenze devono essere condannate ed eliminate.
2 - Il governo ha il compito di garantire una vera comprensione nelle relazioni fra cittadini della stessa nazione e le libertà individuali, senza alcuna paura. Le riforme nella sfera politica dovrebbero dar vita a un sistema civile basato sui principi della cittadinanza e dell’uguaglianza.
3 - Il governo dovrebbe bollare come criminali e perseguire tutte quelle attività finalizzate al disprezzo della religione e dei suoi simboli sacri, così come tutte le forme di discriminazione, che diffondono l’odio e la divisione.
4 - Le autorità religiose islamiche dovrebbero assumersi piena responsabilità nello smantellare l’ideologia “takfirista”, dando vita a programmi di insegnamento della religione di impronta moderata, purificandoli dalle idee diaboliche, e rispettando le differenze e rafforzando i legami improntati al bene comune dei cittadini. E ancora, diffondere una cultura di coesistenza sociale armoniosa. Al riguardo, appare forse necessario dar vita a un’etica universale che sia contraria alla xenofobia e al fondamentalismo.
5 - La comunità internazionale, attraverso le Nazioni Unite, dovrebbe emanare provvedimenti contro quanti commettono questo tipo di ingiustizie contro le minoranze religiose, contro quelli che finanziano e sostengono questa ideologia terrorista. Costoro devono essere condotti davanti a un tribunale internazionale e perseguiti.
6 - La libertà religiosa non vuol dire che lo Stato debba essere laico, ma che vi possa essere una nazione con una religione ufficiale che assicuri i diritti di base, ivi inclusa la libertà fondamentale di pensiero, coscienza e religione o credo senza alcuna discriminazione. I cristiani e le altre minoranze dovrebbero abbandonare lo status di minoranze protette, per assumere quello di cittadini a pieno titolo.
7 - A livello personale, penso che la sola possibilità che abbiamo per costruire un futuro migliore per tutti sia quello di separare la religione dallo Stato e di dar vita a uno Stato civile che sia alieno dalla logica della nazione guidata da una religione o da una setta. La nostra società è formata da diverse religioni. Come è possibile che qualcuno possa vivere la propria dottrina di fede, quando la sua religione è considerata di serie b? Quello che conta è che tutti siamo dei buoni cittadini. La religione è un elemento personale fra Dio e l’uomo, e la decisione di credere in una particolare fede dovrebbe essere frutto di una scelta personale, e non certo di coercizione.
Conclusione
Per raggiungere questo obiettivo i governi, le religioni e tutte le persone di buona volontà di tutto il mondo dovrebbero sentirsi seriamente coinvolte nel preservare e rafforzare la libertà religiosa quale elemento indivisibile dell’uomo. Essa permette di pensare, esprimersi, agire secondo le convinzioni personali più profonde e più vere. La libertà è alla base di tutto ed è un diritto umano imprescindibile per tutti. Non è certo il favore o il monopolio nelle mani di una sola religione, o setta, o di un gruppo etnico o persino della maggioranza. La libertà religiosa è di beneficio per qualsiasi cittadino sulla terra, e getta le basi per una coesistenza pacifica fra cittadini della stessa nazione.
Noi cristiani affermiamo ancora una volta il nostro attaccamento alla patria, alla nostra terra, e l’amore e il rispetto per i nostri fratelli musulmani; allo stesso modo, vogliamo che essi facciano lo stesso con noi.
- Patriarca di Babilonia dei Caldei e presidente della Conferenza episcopale irakena