By Asia News
di Joseph Mahmoud
Nuovi attacchi contro i cristiani e le feste del Natale nel nord dell’Iraq per mano di Daesh [acronimo arabo dello Stato islamico, SI] e altri gruppi estremisti.
Fonti di AsiaNews nel nord del Paese riferiscono che i miliziani dell’Isis a Mosul hanno affisso dei cartelli in città, in cui ordinano ai musulmani “di non festeggiare” in alcun modo il Natale con i cristiani, perché “sono eretici”. A Kirkuk, invece, gruppi di estremisti islamici hanno fatto irruzione all’interno di due cimiteri cristiani, profanando e distruggendo diverse tombe.
di Joseph Mahmoud
Nuovi attacchi contro i cristiani e le feste del Natale nel nord dell’Iraq per mano di Daesh [acronimo arabo dello Stato islamico, SI] e altri gruppi estremisti.
Fonti di AsiaNews nel nord del Paese riferiscono che i miliziani dell’Isis a Mosul hanno affisso dei cartelli in città, in cui ordinano ai musulmani “di non festeggiare” in alcun modo il Natale con i cristiani, perché “sono eretici”. A Kirkuk, invece, gruppi di estremisti islamici hanno fatto irruzione all’interno di due cimiteri cristiani, profanando e distruggendo diverse tombe.
I cristiani irakeni rispediscono al mittente gli attacchi di queste
ultime ore e affermano di voler celebrare la festa, senza curarsi di
minacce e intimidazioni.
Il patriarcato caldeo condanna i nuovi episodi di violenza e
intimidazione ai danni della comunità cristiana irakena, e lo fa
utilizzando le stesse parole contenute nel Corano e in cui si afferma
che i cristiani non sono eretici e la Trinità è una espressione
teologica della rivelazione dell’unico Dio.
Il libro sacro dei musulmani, spiegano i vertici della Chiesa caldea,
descrive il Cristo come “portavoce della parola di Dio”. I cristiani
non sono politeisti, né degli infedeli ed è per questo che il Corano
afferma che “sono i più vicini a coloro che credono”.
Alcuni fedeli della capitale, interpellati da AsiaNews,
invitano i musulmani a “occuparsi della loro fede” e “di lasciarci
vivere e celebrare liberamente la nostra” come dice il Corano stesso che
vieta “costruzioni” in tema di fede e afferma: “Io ho la mia religione e
voi la vostra”.
Intanto il parlamentare cristiano Yonadam Kanna, presidente del
gruppo Rafeedain, ha mostrato all’Assemblea un documento in cui emerge
che oltre 700mila cristiani hanno lasciato il Paese a causa del
conflitto e delle violenze negli ultimi 30 anni. Le migrazioni sono
iniziate già negli ultimi anni del regime di Saddam Hussein ed è
precipitato negli ultimi anni.
La comparsa dello Stato islamico e l’esodo di centinaia di migliaia
di persone da Mosul e dalla piana di Ninive nell’estate del 2014 sono
l’ultimo di una serie di attacchi, con profanazione di chiese e luoghi
di culto, violenze a singoli e gruppi, sradicamento e spossessamento di
beni e proprietà. Dagli oltre 1,5 milioni del 2003 si è passati oggi a
meno di 500mila.