"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

23 dicembre 2015

Lo Stato islamico contro il Natale, festa “eretica”. A Kirkuk profanati due cimiteri cristiani

By Asia News
di Joseph Mahmoud


Nuovi attacchi contro i cristiani e le feste del Natale nel nord dell’Iraq per mano di Daesh [acronimo arabo dello Stato islamico, SI] e altri gruppi estremisti.
Fonti di AsiaNews nel nord del Paese riferiscono che i miliziani dell’Isis a Mosul hanno affisso dei cartelli in città, in cui ordinano ai musulmani “di non festeggiare” in alcun modo il Natale con i cristiani, perché “sono eretici”. A Kirkuk, invece, gruppi di estremisti islamici hanno fatto irruzione all’interno di due cimiteri cristiani, profanando e distruggendo diverse tombe. 
I cristiani irakeni rispediscono al mittente gli attacchi di queste ultime ore e affermano di voler celebrare la festa, senza curarsi di minacce e intimidazioni. 
Il patriarcato caldeo condanna i nuovi episodi di violenza e intimidazione ai danni della comunità cristiana irakena, e lo fa utilizzando le stesse parole contenute nel Corano e in cui si afferma che i cristiani non sono eretici e la Trinità è una espressione teologica della rivelazione dell’unico Dio. 
Il libro sacro dei musulmani, spiegano i vertici della Chiesa caldea, descrive il Cristo come “portavoce della parola di Dio”. I cristiani non sono politeisti, né degli infedeli ed è per questo che il Corano afferma che “sono i più vicini a coloro che credono”. 
Alcuni fedeli della capitale, interpellati da AsiaNews, invitano i musulmani a “occuparsi della loro fede” e “di lasciarci vivere e celebrare liberamente la nostra” come dice il Corano stesso che vieta “costruzioni” in tema di fede e afferma: “Io ho la mia religione e voi la vostra”. 
Intanto il parlamentare cristiano Yonadam Kanna, presidente del gruppo Rafeedain, ha mostrato all’Assemblea un documento in cui emerge che oltre 700mila cristiani hanno lasciato il Paese a causa del conflitto e delle violenze negli ultimi 30 anni. Le migrazioni sono iniziate già negli ultimi anni del regime di Saddam Hussein ed è precipitato negli ultimi anni.
La comparsa dello Stato islamico e l’esodo di centinaia di migliaia di persone da Mosul e dalla piana di Ninive nell’estate del 2014 sono l’ultimo di una serie di attacchi, con profanazione di chiese e luoghi di culto, violenze a singoli e gruppi, sradicamento e spossessamento di beni e proprietà. Dagli oltre 1,5 milioni del 2003 si è passati oggi a meno di 500mila.