By SIR
“Questa cappella restituisce ai fedeli un pezzetto della loro casa. Ed ora possono andare a messa senza rischiare la propria vita”.
Con queste parole padre Luis Montes ringrazia Aiuto alla Chiesa che Soffre per aver finanziato una cappella-container per il campo profughi intitolato alla Vergine Maria di Baghdad.
La chiesa è stata consacrata nei giorni scorsi da monsignor Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Bagdad dei latini.
Padre Montes, religioso argentino della Famiglia del Verbo incarnato, vive nella capitale irachena da cinque anni e riferisce dell’altissimo numero di attacchi. “Solo a ottobre vi sono stati 128 bombardamenti. Non mi stupisce che la gente abbia paura di uscire per andare a messa”.
Le 135 famiglie accolte nel campo profughi sono tutte cristiane, fuggite da Mosul e dalla Piana di Ninive a causa dell’Isis. “Molti sono venuti a Baghdad perché i campi profughi del Kurdistan erano già affollati mentre altri hanno scelto la capitale per poter richiedere i propri documenti, dimenticati o persi nella fuga, e lasciare il paese”.
Il religioso riferisce di come quasi nessun cristiano speri più di avere un futuro in Iraq o in Medio Oriente. L’attesa per l’ottenimento del visto può durare anche anni e non tutti i rifugiati riescono a trovare un impiego nel frattempo.
Newly built church in refugee camp lifts Christians' spirits in Iraq
“Questa cappella restituisce ai fedeli un pezzetto della loro casa. Ed ora possono andare a messa senza rischiare la propria vita”.
Con queste parole padre Luis Montes ringrazia Aiuto alla Chiesa che Soffre per aver finanziato una cappella-container per il campo profughi intitolato alla Vergine Maria di Baghdad.
La chiesa è stata consacrata nei giorni scorsi da monsignor Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Bagdad dei latini.
Padre Montes, religioso argentino della Famiglia del Verbo incarnato, vive nella capitale irachena da cinque anni e riferisce dell’altissimo numero di attacchi. “Solo a ottobre vi sono stati 128 bombardamenti. Non mi stupisce che la gente abbia paura di uscire per andare a messa”.
Le 135 famiglie accolte nel campo profughi sono tutte cristiane, fuggite da Mosul e dalla Piana di Ninive a causa dell’Isis. “Molti sono venuti a Baghdad perché i campi profughi del Kurdistan erano già affollati mentre altri hanno scelto la capitale per poter richiedere i propri documenti, dimenticati o persi nella fuga, e lasciare il paese”.
Il religioso riferisce di come quasi nessun cristiano speri più di avere un futuro in Iraq o in Medio Oriente. L’attesa per l’ottenimento del visto può durare anche anni e non tutti i rifugiati riescono a trovare un impiego nel frattempo.
Newly built church in refugee camp lifts Christians' spirits in Iraq