By Baghdadhope*
Da domani si riunirà ad Erbil il sinodo della Chiesa Assira dell'Est che avrà il compito di scegliere il nuovo patriarca dopo la morte di Mar Dinkha IV nello scorso marzo.
Secondo quanto però dichiarato a Tele Lumiere, e riportato da Ankawa.com, dal vicario patriarcale per l'Australia e la Nuova Zelanda, nonchè metropolita del Libano, Mar Meelis Zaia, il sinodo avrà un compito altrettanto importante: quello di sancire il ritorno della sede patriarcale dagli Stati Uniti all'Iraq, precisamente ad Erbil, capitale della regione autonoma curda. Era il 1933 quando l'allora patriarca, Mar Eshai Shimun XXIII, fu esiliato a Cipro dal governo iracheno da dove, nel 1940 si trasferì, e con lui la sede patriarcale, negli Stati Uniti.
Il ritorno della sede patriarcale in Iraq, ha detto Mar Zaia, "ha grandi implicazioni, le relazioni con gli altri Patriarchi in Oriente si rafforzeranno" e ciò vorrà dire maggiore coesione tra gli Assiri, eredi di "un'antica civiltà" che vanta una presenza in quel paese.
Per quanto riguarda il patriarca che sarà scelto ad Erbil la cerimonia di intronizzazione avverrà, secondo Mar Zaia, a settembre, al termine della costruzione della sede patriarcale in quella città, e subito dopo il neo Patriarca sarà impegnato in una visita alle altre autorità religiose del paese ed all'estero.
Per quanto riguarda il patriarca che sarà scelto ad Erbil la cerimonia di intronizzazione avverrà, secondo Mar Zaia, a settembre, al termine della costruzione della sede patriarcale in quella città, e subito dopo il neo Patriarca sarà impegnato in una visita alle altre autorità religiose del paese ed all'estero.
Il ritorno della sede patriarcale in Iraq certo faciliterà il processo di riunione tra la Chiesa Assira dell'Est e la Chiesa Antica dell'Est, (nata per una scisma dalla prima nel 1964 e guidata da Mar Addai II che risiede a Baghdad) auspicato da vescovi di ambo le chiese riunitisi qualche giorno fa a Chicago, e potrebbe dare ulteriore spinta ai passi di avvicinamento tra la Chiesa Assira (che non riconosce l'autorità papale) e quella cattolica, che ha il maggiore rappresentante nel Patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako, iniziato da diversi anni e caldeggiato anche da Papa Francesco lo scorso ottobre, nel corso dell'ultima visita in Vaticano del defunto patriarca Mar Dinkha IV.
Un Patriarca che risiede ed opera in Iraq sarebbe di conforto ai fedeli della Chiesa Assira dell'Est che con gli altri cristiani hanno condiviso dodici anni di sofferenze e persecuzioni. A patto che la situazione politica del paese cambi però. Nessuno sa per quanto tempo ancora quei cristiani sopporteranno una tale situazione, e per quanto tempo accetteranno di onorare i martiri della cristianità di quelle terre offrendo a loro memoria la propria vita ed il futuro dei propri figli. Se, sull'onda della disperazione causata dalla presa di Mosul e della Piana di Ninive nel 2014, alcuni sacerdoti che si erano trovati a dover gestire da un giorno all'altro migliaia di profughi disperati si erano lasciati andare appellandosi all'occidente perchè concedesse ai cristiani i visti per lasciare l'Iraq, ora vengono in mente le realistiche parole del vescovo siro cattolico di Mosul, Mons. Boutrous Moshe, che solo dieci giorni fa, pur esprimendo la speranza che la fede sempre assicura, ha dichiarato, a proposito della cittadina di Qaraqosh - centro spirituale della chiesa siro cattolica in Iraq - " che: Senza una Qaraqosh cristiana l’Iraq non ha più valore né per me né per i miei fedeli. E allora potremmo cercare un posto in un angolo di mondo dove vivere liberamente la nostra fede e ritrovare la nostra dignità e i nostri diritti. Un angolo nel mondo, e perché no di Europa."
Il Sinodo della Chiesa Assira dell'Est che avrà il compito di scegliere il nuovo patriarca è così composto:Un Patriarca che risiede ed opera in Iraq sarebbe di conforto ai fedeli della Chiesa Assira dell'Est che con gli altri cristiani hanno condiviso dodici anni di sofferenze e persecuzioni. A patto che la situazione politica del paese cambi però. Nessuno sa per quanto tempo ancora quei cristiani sopporteranno una tale situazione, e per quanto tempo accetteranno di onorare i martiri della cristianità di quelle terre offrendo a loro memoria la propria vita ed il futuro dei propri figli. Se, sull'onda della disperazione causata dalla presa di Mosul e della Piana di Ninive nel 2014, alcuni sacerdoti che si erano trovati a dover gestire da un giorno all'altro migliaia di profughi disperati si erano lasciati andare appellandosi all'occidente perchè concedesse ai cristiani i visti per lasciare l'Iraq, ora vengono in mente le realistiche parole del vescovo siro cattolico di Mosul, Mons. Boutrous Moshe, che solo dieci giorni fa, pur esprimendo la speranza che la fede sempre assicura, ha dichiarato, a proposito della cittadina di Qaraqosh - centro spirituale della chiesa siro cattolica in Iraq - " che: Senza una Qaraqosh cristiana l’Iraq non ha più valore né per me né per i miei fedeli. E allora potremmo cercare un posto in un angolo di mondo dove vivere liberamente la nostra fede e ritrovare la nostra dignità e i nostri diritti. Un angolo nel mondo, e perché no di Europa."
1. Mar Aprem Mooken, Metropolita dell’India e Vicario patriarcale
2. Mar Gewargis Sliwa, Metropolita di Iraq, Giordania e Russia
3. Mar Paulus Benjamin, Vescovo degli Stati Uniti Orientali
4. Mar Awa Royel, Vescovo della California e Segretario del Sinodo
5. Mar Meelis Zaia, Metropolita di Australia, Nuova Zelanda e Libano
6. Mar Emmanuel Joseph, Vescovo del Canada
7. Mar Yohannan Yoseph, Vescovo Ausiliare dell’India e degli Emirati Arabi Uniti
8. Mar Narsai Benjamin, Vescovo dell’Iran
9. Mar Iskhaq Yosip, Vescovo del Nord Iraq e della Russia
10. Mar Aprem Nathniel, Vescovo della Siria
11. Mar Aprem Khamis, Vescovo degli Stati Uniti occidentali
12. Mar Odisho Oraham, Vescovo dell’Europa
13. Mar Awgin Kuriakose, Vescovo Ausiliare dell’India
14. Mar Yosip Sargis, Vescovo Emerito di Baghdad