"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

13 ottobre 2009

Arcivescovo di Kirkuk: Da 1600 anni l'Iraq è un “Paese di martiri”

Fonte: Asianews

Da 1600 anni l’Iraq è “un Paese di martiri”, che trova nello “Spirito Santo e nell’Eucaristia” la forza di “testimoniare la fede” nonostante le persecuzioni. È quanto dichiara ad AsiaNews mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, alla vigilia della settimana di celebrazioni per ricordare i 1600 anni dal massacro dei martiri irakeni. Una lunga serie passata e presente di violenze, che non hanno però interrotto “la storia sacra dei cristiani… e il loro cammino”.
Nel 409 d. C. centinaia di cristiani sono stati decapitati per la loro fede. “Fra loro – racconta mons. Sako – una vedova chiamata Scirin-Miskenta, con due figli, e il generale Tahmazgerd, che ha eseguito il decreto del re”, il quale aveva ordinato il massacro. “Vedendo la fede, la serenità e la fiducia della vedova – continua il prelato – Tahmzgerd si è convertito al cristianesimo” e per questo è stato “decapitato in seguito”. Verso il 470, per ricordare il massacro dei cristiani, il vescovo di Kirkuk Maruta “ha costruito un santuario” sulla collina in cui “sono stati sepolti i martiri”. La "chiesa Rossa", questo il nome dell’edificio, unisce cristiani e musulmani ed è oggi “il cimitero dei caldei”; le reliquie dei martiri, esposte sull’altare principale, sono da sempre meta di processioni dei fedeli.
Per celebrare l’anniversario del martirio, la diocesi ha organizzato una serie di eventi: domani, mercoledì, una giornata di digiuno per la pace; giovedì sono in programma gli inni dei martiri e una conferenza al Santuario, restaurato di recente; venerdì verrà celebrata la messa; sabato una recita, allestita dalla corale della cattedrale e della chiesa di San Giuseppe. All’insegna del motto “fedeli ai nostri padri nella fede”, i cristiani di Kirkuk vogliono “testimoniare la fede, l’amore, la fiducia e l’apertura”.
La storia delle violenze e delle persecuzioni contro i cristiani non è mai stata interrotta. Rapimenti, sequestri, omicidi mirati, famiglie in fuga sono la drammatica testimonianza di una “catena di martiri – sottolinea mons. Sako – che continua. Il nostro Paese è disseminato di santuari dei martiri che la gente visita senza sosta, è una spiritualità del martirio”. I cristiani trovano la forza di “rimanere fedeli” nello “Spirito Santo, ma anche nella liturgia, soprattutto l’Eucaristia”. “In ogni messa – aggiunge l’arcivescovo di Kirkuk – siamo chiamati a realizzare il sacrificio di Cristo nella nostra vita, secondo le sue parole: prendere, spezzare, dare… fate questo in memoria di me: sono la storia sacra dei cristiani… e il loro cammino”.