"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

3 marzo 2007

Padre Lombardi: “Non possiamo abituarci” al sangue in Iraq

Fonte: ZENIT Codice: ZI07030202

Padre Lombardi invita a sperare “contro ogni speranza”

CITTA’ DEL VATICANO,
Padre Federico Lombardi S.I., direttore del Centro Televisivo Vaticano, ha lanciato un appello a non essere indifferenti davanti al sangue in Iraq. “Negli ultimi mesi la violenza in Iraq è continuata senza tregua: sentiamo quotidianamente notizie che parlano di attentati che causano decine, fino a oltre cento morti in un solo giorno. Sono fatti orribili, ma stiamo cominciando ad abituarci anche ad essi. E’ gravissimo. Non possiamo abituarci”, ha constatato il sacerdote, che è anche direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

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Padre Lombardi lancia il suo appello nell’editoriale del ultimo numero di “Octava Dies”, settimanale prodotto dal Centro Televisivo Vaticano e trasmesso da numerosi canali televisivi nel mondo, in particolare cattolici. “Ogni guerra causa un numero eccessivo e assolutamente ingiustificato di vittime, ma quello che ci turba ancora di più – in questo nuovo genere di guerra – è che gli attentati vengono spesso compiuti intenzionalmente nei luoghi più frequentati dalla gente comune, da persone innocenti e indifese”, ha affermato. “L’orrore è cercato, l’odio manifesta la sua assurdità omicida, la sua sete di morte, e si alimenta di sangue, con più avidità di sangue innocente”, ha aggiunto nell’editoriale che verrà trasmesso questo sabato dalla Radio Vaticana. "Se occorreva una prova che la guerra – come ripete il Papa – non risolve i problemi, ma generalmente li peggiora, questa ne è certamente una prova ulteriore”, ha riconosciuto padre Lombardi. “Ma chi era contrario alla guerra in Iraq deve resistere alla tentazione sottile e orrenda di rallegrarsene. Qui dobbiamo anzitutto alimentare un senso profondo di compassione e di volontà di riconciliazione a tutta prova, perché la volontà umana vacilla di fronte a questa valanga quotidiana di odio”. “Dobbiamo diventare capaci di sperare ‘contro ogni speranza’, per poter essere solidali e aiutare chi è vittima materiale della violenza e chi ne viene ferito in modo devastante nello spirito”, ha esortato. “Il tempo di lotta spirituale della quaresima, in cammino con il Signore innocente che affronta e accetta su di sé la passione e la morte, è tempo in cui dobbiamo misurarci con questa sfida cruciale per l’avvenire dell’umanità di oggi, per la ricerca di vie vere per la pace”. “L’attesa della Risurrezione sostenga e illumini il nostro cammino”, ha concluso.