By Asia News
A causa delle sanguinose proteste che hanno colpito il sud dell’Iraq
“abbiamo dovuto interrompere tutte le attività culturali e il
catechismo” nelle nostre chiese e parrocchie “per proteggere la vita dei
nostri fedeli, in particolare i bambini”. È quanto racconta ad AsiaNews
mons. Alnaufali Habib Jajou, arcivescovo caldeo di Bassora, nel sud
dell’Iraq, dove da oltre una settimana è in atto una violenta protesta
contro corruzione e malgoverno, che ha già causato almeno otto vittime e
decine di feriti. “Tuttavia - aggiunge il prelato - messe e altre
attività liturgiche proseguono con regolarità”.
In Iraq è in atto un vasto movimento di protesta sociale che ha
colpito, in particolare, la regione meridionale. Lanciata a Bassora, la
più importante regione petrolifera del Paese e teatro di recente di una crisi idrica
di vaste proporzioni, la contestazione si è presto diffusa a macchia
d’olio in gran parte del sud sciita. Nel mirino dei manifestanti
l’arretratezza dei servizi pubblici, la disoccupazione (10% secondo i
dati ufficiali, ma con punte fino al 60% fra i giovani) e la corruzione
endemica.
Alla base degli scontri fra forze di sicurezza e manifestanti, il
tentativo di questi ultimi di bloccare prima i pozzi petroliferi a
Bassora e alcuni edifici governativi e sedi di partiti politici. In
risposta alle violenze è intervenuto anche il premier irakeno Haider
al-Abadi, secondo cui approfittare della contestazione per “incendiare
edifici pubblici”, è “un tentativo di far indietreggiare il Paese”
dietro il quale vi sono “elementi del crimine organizzato”.
Gli annunci di queste ore da parte di alti funzionari dell’esecutivo,
fra i quali lo sbandierato stanziamento di tre miliardi di dollari per
la provincia di Bassora e investimenti nella scuola, nell’elettricità,
nelle risorse idriche non sono bastati a placare il malcontento. Per
limitare le violenze il governo ha emanato un coprifuoco nelle più
importanti cittadine del sud.
Interrotti anche gli accessi a internet e ai social network, uno dei
motori di diffusione della protesta, sia a Baghdad che nelle province
meridionali. Il timore delle autorità è che la protesta - che ha
ricevuto la “benedizione” del grande ayatollah al-Sistani - possa
diffondersi ancor più e giungere fino alle strade della capitale.
La regione di Bassora annovera al suo interno circa il 90% delle
risorse di idrocarburi del Paese; tuttavia, solo l’1% della forza lavoro
proviene dalla zona, visto che le compagnie petrolifere prediligono
manodopera straniera. A questo si aggiunge il divieto di piantare riso e
mais, in un’area dalla forte connotazione agricola, a causa della
mancanza di acqua.
“La situazione non è affatto buona - sottolinea mons. Habib - e la
tensione è destinata ad aumentare se il governo non introduce
cambiamenti significativi alle proprie politiche”. La crisi idrica,
prosegue, ha effetti devastanti “nel sud dell’Iraq, una delle regioni
più calde al mondo, dove a breve le temperature potranno toccare i 53
gradi”. Il prelato conferma “le numerose vittime e i feriti”, alcuni dei
quali “nella stessa Bassora, dove ha preso il via la protesta”.
“Le persone manifestano contro la disoccupazione - avverte mons.
Habib - la povertà, la carenza di servizi pubblici: elettricità, acqua,
inquinamento, deterioramento della situazione generale… E questo
nonostante il fatto che Bassora sia una delle città più ricche in quanto
a petrolio e gas naturali (85% del totale nazionale)”. In questi ultimi
giorni, conclude, “abbiamo udito colpi di arma da fuoco e visto con i
nostri occhi la polizia usare cannoni ad acqua per impedire ai
manifestanti l’ingresso in edifici governativi e nelle sedi delle
compagnie petrolifere”.