"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

22 giugno 2020

Vescovo curdo: cristiani in fuga dai bombardamenti turchi, la ‘paura è grande’


I caccia dell’aviazione turca “hanno bombardato” diverse zone del Kurdistan colpendo “anche villaggi cristiani”, seminando “paura e terrore” e costringendo “la popolazione a fuggire” in cerca di riparo.
È quanto racconta ad AsiaNews mons. Rabban al-Qas, arcivescovo caldeo di Amadiyah-Zakho, commentando gli attacchi turchi contro obiettivi curdi legati al Pkk degli ultimi giorni al confine fra Turchia, Siria e Iraq.
“Molte famiglie cristiane - prosegue il prelato - secondo alcune voci fino a 300 hanno trovato rifugio in alcune case e nelle chiese a Zakho”.
 Nel fine settimana si sono registrati nuovi bombardamenti nel Kurdistan irakeno da parte di caccia Apache ed elicotteri dell’aviazione turca, documentati anche da alcuni video rilanciati dai cristiani della zona su siti e pagine social (clicca qui per il filmato).
Nelle immagini si sente un padre di famiglia che, in aramaico, si rivolge ai figli dicendo loro “Non abbiate paura, non abbiate paura, tappate le orecchie” nel tentativo di placarne il pianto.
Nel mirino i villaggi di Chalik e Bersiveh, nella regione montuosa settentrionale del Paese. Decine di famiglie sono fuggite dalla zona, dove si contano almeno cinque civili uccisi nel contesto dell’operazione “Artigli della tigre” lanciata il 14 giugno scorso da Ankara contro miliziani del Pkk, che considerano alla stregua di terroristi.
“Fra i cristiani - spiega mons. Rabban - vi sono alcuni feriti, per fortuna in modo lieve.
 Una vittima si registra anche fra le fila dell’esercito turco: si tratta di un soldato morto in ospedale, dove era stato ricoverato per le ferite riportate durante gli scontri a fuoco con i ribelli curdi. Il ministro turco della Difesa conferma la notizia ma non riporta il luogo esatto in cui si sarebbero svolti i combattimenti fra i due fronti. Ad oggi sono due i soldati turchi uccisi negli scontri.
 Intanto, sul fronte diplomatico l’ambasciatore turco in Iraq annuncia che l’operazione andrà avanti sino a che i ribelli non saranno sconfitti e Baghdad espellerà dai propri confini membri e affiliati al Partito curdo dei lavoratori. Uno scenario di guerra che ricorda gli anni a cavallo fra il 1980 e il 1990, quando il conflitto ha finito per colpire e distruggere centinaia di villaggi cristiani assiro-caldei nel sud-est della Turchia (e nord Iraq).
 Per mons. Rabban al-Qas l’esercito turco e il loro presidente Recep Tayyip Erdogan stanno agendo come i “terroristi”, incuranti delle sofferenze alla popolazione civile e delle proteste delle autorità del Kurdistan irakeno. “Erdogan vuole colpire i curdi” sottolinea il prelato e nulla sembra fermarlo in questa escalation che rischia di avere ripercussioni pesantissime per tutta la regione. Nel mirino cristiani e musulmani, moltissime “le persone in fuga” di fronte al “piano di conquista” di Ankara. “Ho avuto notizia - prosegue il vescovo di Amadiyah-Zakho - di un cimitero cristiano colpito alle porte della città di Zakho. Gli smottamenti causati dalle bombe hanno fatto uscire i cadaveri dalle tombe, scene terribili”. In alcuni villaggi di montagna, conclude il prelato, “la gran parte delle persone è fuggita nel timore di essere colpiti dagli ordigni e dai missili turchi… la paura è grande!”.