"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

16 giugno 2020

La morte per Covid19 azzera le differenze religiose in Iraq. Patriarca Sako: "La morte unisce tutti."

By Baghdadhope*

Si chiama Wadi as-Salam, la Valle della Pace, ed è il cimitero islamico più vasto del mondo, ben 917 ettari. 
In ragione della sua prossimità alla città santa sciita di Najaf, in Iraq, della quale definisce il confine di nord-ovest, e del fatto che proprio a Najaf si trovi il superbo mausoleo dedicato ad Ali ibn Ali Talib, cugino nonchè genero del Profeta Maometto per averne sposato la figlia Fatima e colui che, secondo gli sciiti, avrebbe dovuto succedergli alla guida dell'Islam, diventandone invece Califfo solo dopo la morte del terzo predecessore, non c'è sciita al mondo che non desideri e non faccia di tutto per trovarvi sepoltura. Non ci sono dati precisi sul numero dei morti sepolti nel Wadi as-Salam ma è ragionevole pensare, vista la sua antichità, (risale al settimo secolo d.C) che esso superi i 5 milioni.
Morti naturali, morti per guerre, morti per disastri e morti per epidemie, l'ultima delle quali sta ancora mietendo vittime in Iraq dove i decessi a causa del Coronavirus sono già più di 650, 130 malati sono ricoverati in gravi condizioni in ospedali in cui ormai da decenni manca tutto, e persino i centri di eccellenza come l'Ospedale San Raffaele di Baghdad  gestito dalla suore domenicane, dove il Patriarca caldeo Mar Louis Sako si è recato ieri mattina per una medicazione inerente alla frattura ad una spalla avvenuta 15 giorni fa, dopo il contagio di 5 medici ha deciso di limitare i propri servizi.  
La sepoltura dei deceduti per Covid 19 non è stata e non è facile in nessun luogo del mondo ma, come al solito, in Iraq lo è ancora di meno.

In un paese che per tradizione religiosa e culturale rifiuta la pratica della cremazione dei defunti la voce diffusasi già a marzo che la trasmissione del virus fosse possibile anche da cadaveri ha creato non pochi problemi nel trovare luoghi di sepoltura tanto da spingere il governo a stabilire che "tutti" i deceduti a causa della pandemia in Iraq, a dispetto della religione professata, saranno sepolti nel nuovo cimitero di Wadi as-Salam, appositamente creato a sud della città di Najaf, inizialmente anch'essa riottosa ad accoglierli ma adeguatasi alla richiesta in tal senso fatta dal massimo leader sciita del paese: il Grand Ayatollah
Ali Al Sistani.
Un cimitero che diventa così il primo vero luogo dove gli iracheni da sempre divisi per etnìa e religione si ritrovano uniti dalla stessa sfortunatissima sorte. 

Ai cristiani, come ha raccontato a Baghdadhope il patriarca della chiesa caldea, Mar Louis Raphael Sako"Il governo ha assegnato un terreno, ed è come un ritorno all'antico visto che quella zona prima dell'avvento dell'Islam era abitata da cristiani che lì trovavano sepoltura, molti dei quali, però, a causa della scarsa preparazione religiosa si convertirono alla nuova religione emergente convinti dal fatto che anche nel Corano si parlasse di Maria e di Gesù."
I cristiani morti per Covid "6 su 652 fino ad ora" specifica il Patriarca, "vengono sepolti nelle bare e non avvolti in tessuto e deposti nella terra come è invece per la tradizione islamica, e su ogni tumulo viene deposta una lapide che riporta il nome del defunto ed una frase tratta dal Vangelo, per esempio da Giovanni [11:25'Io sono la Risurrezione e la vita.'"   
"Questo ci permetterà" continua il Patriarca "una volta finita l'emergenza, ma comunque non prima che sia passato un anno, di riportare le salme a Baghdad per seppellirle in terreno consacrato e celebrare i dovuti riti funebri. Per adesso ciò che possiamo fare viste le stringenti misure di lockdown imposte dall'emergenza sanitaria è pregare per loro, per tutti i defunti della nostra chiesa, anche quelli che sono morti all'estero e di cui abbiamo notizie, e per tutti coloro che in Iraq e nel mondo sono stati sconfitti dal virus."
"Pregare e provare ad essere solidali nella difficile situazione che stiamo vivendo, ed è per questo che il Patriarcato ha distribuito tra i suoi sacerdoti la cifra di 120.000 $ destinata al sostegno delle famiglie più bisognose, sia cristiane che musulmane."
   
 
A procedere alle sepolture nel nuovo sito cimiteriale di Najaf è una manciata di volontari appartenenti all'
Imam Ali Combat Brigade, una delle milizie sciite appartenenti alla Popular Mobilization Forces che hanno contribuito alla cacciata dell'ISIS dal nord del paese. In  una recente intervista uno dei volontari ha affermato che visto che non conoscevano il giusto rituale per la sepoltura di due defunti di fede cristiana hanno chiesto consiglio ed hanno "... fatto tutto nel modo suggeritoci dai nostri fratelli cristiani."
A questo proposito, e ricordando l'incontro avvenuto lo scorso 31 maggio tra il Patriarca ed una delegazione proveniente da Najaf, azzardiamo l'ipotesi che le informazioni su come seppellire degnamente e nel modo più cristiano possibile i defunti siano state oggetto di discussione in quell'occasione. "Sì" risponde Mar Sako, "non abbiamo incontrato i volontari che seppelliscono le salme ma abbiamo discusso del come farlo con i membri della delegazione che a loro volta possono avere dato le giuste istruzioni."  
"Seppellire i morti senza seguire la ritualità della cerimonia funebre ed in un cimitero dove i familiari non possono piangerli è triste, ma è una decisione saggia per preservare la vita, per proteggere la popolazione dal contagio. Un gesto di solidarietà eccezionale verso la popolazione tutta da parte del governo. Ed è anche ciò che ci ricorda, ora più che mai, che a dispetto di ogni differenza la morte unisce tutti."