By Fides
La 55esima Conferenza internazionale non governativa sulla Sicurezza, svoltasi a Monaco di Baviera dal 15 al 17 febbraio, ha ospitato anche una qualificata rappresentanza delle Chiese mediorientali: il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako, insieme a Mor Ignatios Aphrem II, Patriarca siro ortodosso di Antiochia, con la loro partecipazione al summit hanno avuto modo di partecipare a molti incontri bilaterali con rappresentanti politici di diversi Paesi, e hanno svolto interventi articolati e di ampio respiro partecipando insieme a un panel sulla condizione delle comunità religiose in Medio Oriente, organizzato il 16 febbraio dalla Hanns Seidel Foundation.
Il Patriarca Sako, nel suo intervento, ha richiamato le cause di lungo periodo che hanno contribuito nell’ultimo secolo a rendere più precaria la condizione delle comunità cristiane autoctone mediorientali. Il Primate della Chiesa caldea, creato cardinale da Papa Francesco, ha ricordato che fin dal crollo dell’Impero ottomano le potenze occidentali occupanti non hanno mostrato alcuna intenzione di favorire in Medio Oriente la nascita di Stati di diritto, dove fossero garantiti a tutti i cittadini uguali diritti. Il Patriarca ha fatto riferimento al conflitto israelo-palestinese - come fattore storico che ha contribuito a alimentare l’islam politico – e al pregiudizio (risalente a vicende storiche lontane nel tempo, come le Crociate) che etichetta i cristiani mediorientali come “alleati” delle politiche e delle potenze occidentali in Medio Oriente.
Riferendosi alla situazione specifica dell’Iraq, il Patriarca Sako ha ripetuto che gli iracheni hanno sperimentato un vero e proprio caos a partire dalla caduta del regime di Saddam Hussein (2003), che ha prodotto una situazione di vuoto politico-istituzionale dove sono cresciute le piaghe del settarismo, della corruzione e della moltiplicazione di milizie e gruppi armati fuori dal controllo dell’autorità statale. “L’instabilità in Medio Oriente” ha rimarcato il Patriarca caldeo “ha contribuito al dilemma dei cristiani, a causa della ‘politica occidentale’ che incoraggia il conflitto in questa regione piuttosto che promuovere la democrazia e la libertà. In altre parole – ha aggiunto il Patriarca - i ‘decisori’ occidentali hanno fatto tutto il possibile per promuovere la loro economia e servire i propri interessi a scapito dei nostri Paesi. Per esempio, controllando petrolio e altre risorse naturali, così come la vendita di armi per entrambi i fronti dei conflitti”. Riguardo all’emergenza della Piana di Ninive, e dell’auspicato ritorno delle popolazioni cristiane fuggite da quell’area negli anni di occupazione da parte dei jihadisti dello Stato Islamico (Daesh), il Primate della Chiesa caldea ha rimarcato che il governo iracheno non ha fatto nulla per aiutare gli sfollati interni a far ritorno alle proprie case, anche a causa di prassi corrotte che spingono alcuni a chiedere soldi per il restauro di case e chiese distrutte durante il conflitto. “Abbiamo sofferto abbastanza” ha dichiarato il Patriarca caldeo, sottolineando che dall’attuale condizione di crisi i Paesi mediorientali possono uscire solo se si riconoscono l’uguaglianza dei diritti per ogni cittadino, se si emendano i programmi scolastici da ogni istigazione alla discriminazione, e se si punta a eliminare “l'ideologia della Jihad nell'Islam o della Guerra Santa nel cristianesimo e nelle altre religioni”.
Il Cardinale Sako ha anche auspicato che la recente visita di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti e la pubblicazione del documento sulla Fraternità umana da lui sottoscritto insieme al Grande Imam di al Azhar possano contribuire a far scomparire le cause del fanatismo religioso.
Il Patriarca siro ortodosso Mor Ignatios Aphrem II, nel suo intervento dedicato alla situazione in Siria, ha ricordato i due arcivescovi di Aleppo – il greco ortodosso Boulos Yazigi e il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim – scomparsi durante il conflitto nell’aprile 2013, e ha lamentato l’assenza di rappresentanti del governo siriano tra gli invitati al summit sulla sicurezza. Il Primate della Chiesa siro ortodossa ha rimarcato che nell’attuale fase, le sofferenze della popolazione siriana chiamata alle prese con un Paese devastato dal conflitto vengono aggravate dalla politica delle sanzioni internazionali imposte da alcuni Paesi contro la Siria.
Alla conferenza internazionale di Monaco sulla Sicurezza hanno preso parte, tra gli altri, la cancelliera tedesca Angela Merkel (molto applaudita, alla fine del suo intervento, dalla platea dei circa 450 convegnisti), il vice-Presidente statunitense Mike Pence e il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov.
Munich Security Conference (English)
La 55esima Conferenza internazionale non governativa sulla Sicurezza, svoltasi a Monaco di Baviera dal 15 al 17 febbraio, ha ospitato anche una qualificata rappresentanza delle Chiese mediorientali: il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako, insieme a Mor Ignatios Aphrem II, Patriarca siro ortodosso di Antiochia, con la loro partecipazione al summit hanno avuto modo di partecipare a molti incontri bilaterali con rappresentanti politici di diversi Paesi, e hanno svolto interventi articolati e di ampio respiro partecipando insieme a un panel sulla condizione delle comunità religiose in Medio Oriente, organizzato il 16 febbraio dalla Hanns Seidel Foundation.
Il Patriarca Sako, nel suo intervento, ha richiamato le cause di lungo periodo che hanno contribuito nell’ultimo secolo a rendere più precaria la condizione delle comunità cristiane autoctone mediorientali. Il Primate della Chiesa caldea, creato cardinale da Papa Francesco, ha ricordato che fin dal crollo dell’Impero ottomano le potenze occidentali occupanti non hanno mostrato alcuna intenzione di favorire in Medio Oriente la nascita di Stati di diritto, dove fossero garantiti a tutti i cittadini uguali diritti. Il Patriarca ha fatto riferimento al conflitto israelo-palestinese - come fattore storico che ha contribuito a alimentare l’islam politico – e al pregiudizio (risalente a vicende storiche lontane nel tempo, come le Crociate) che etichetta i cristiani mediorientali come “alleati” delle politiche e delle potenze occidentali in Medio Oriente.
Riferendosi alla situazione specifica dell’Iraq, il Patriarca Sako ha ripetuto che gli iracheni hanno sperimentato un vero e proprio caos a partire dalla caduta del regime di Saddam Hussein (2003), che ha prodotto una situazione di vuoto politico-istituzionale dove sono cresciute le piaghe del settarismo, della corruzione e della moltiplicazione di milizie e gruppi armati fuori dal controllo dell’autorità statale. “L’instabilità in Medio Oriente” ha rimarcato il Patriarca caldeo “ha contribuito al dilemma dei cristiani, a causa della ‘politica occidentale’ che incoraggia il conflitto in questa regione piuttosto che promuovere la democrazia e la libertà. In altre parole – ha aggiunto il Patriarca - i ‘decisori’ occidentali hanno fatto tutto il possibile per promuovere la loro economia e servire i propri interessi a scapito dei nostri Paesi. Per esempio, controllando petrolio e altre risorse naturali, così come la vendita di armi per entrambi i fronti dei conflitti”. Riguardo all’emergenza della Piana di Ninive, e dell’auspicato ritorno delle popolazioni cristiane fuggite da quell’area negli anni di occupazione da parte dei jihadisti dello Stato Islamico (Daesh), il Primate della Chiesa caldea ha rimarcato che il governo iracheno non ha fatto nulla per aiutare gli sfollati interni a far ritorno alle proprie case, anche a causa di prassi corrotte che spingono alcuni a chiedere soldi per il restauro di case e chiese distrutte durante il conflitto. “Abbiamo sofferto abbastanza” ha dichiarato il Patriarca caldeo, sottolineando che dall’attuale condizione di crisi i Paesi mediorientali possono uscire solo se si riconoscono l’uguaglianza dei diritti per ogni cittadino, se si emendano i programmi scolastici da ogni istigazione alla discriminazione, e se si punta a eliminare “l'ideologia della Jihad nell'Islam o della Guerra Santa nel cristianesimo e nelle altre religioni”.
Il Cardinale Sako ha anche auspicato che la recente visita di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti e la pubblicazione del documento sulla Fraternità umana da lui sottoscritto insieme al Grande Imam di al Azhar possano contribuire a far scomparire le cause del fanatismo religioso.
Il Patriarca siro ortodosso Mor Ignatios Aphrem II, nel suo intervento dedicato alla situazione in Siria, ha ricordato i due arcivescovi di Aleppo – il greco ortodosso Boulos Yazigi e il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim – scomparsi durante il conflitto nell’aprile 2013, e ha lamentato l’assenza di rappresentanti del governo siriano tra gli invitati al summit sulla sicurezza. Il Primate della Chiesa siro ortodossa ha rimarcato che nell’attuale fase, le sofferenze della popolazione siriana chiamata alle prese con un Paese devastato dal conflitto vengono aggravate dalla politica delle sanzioni internazionali imposte da alcuni Paesi contro la Siria.
Alla conferenza internazionale di Monaco sulla Sicurezza hanno preso parte, tra gli altri, la cancelliera tedesca Angela Merkel (molto applaudita, alla fine del suo intervento, dalla platea dei circa 450 convegnisti), il vice-Presidente statunitense Mike Pence e il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov.
Munich Security Conference (English)