By Asia News
Le persecuzioni contro i cristiani nella regione mediorientale sono una delle principali preoccupazioni per il papa Francesco, come ha ricordato ieri all’Angelus prima di partire per gli Emirati Arabi Uniti (Eau), dove resterà fino a domani. È quanto ha sottolineato il patriarca caldeo card Louis Raphael Sako, commentando il primo viaggio di un pontefice in un Paese del Golfo. Ricordando le persecuzioni in Iraq, Siria e Yemen, aggiunge il porporato, il papa “cercherà di voltare pagina nelle relazioni fra cristiani e musulmani” e rilanciare un cammino di pace.
Le persecuzioni contro i cristiani nella regione mediorientale sono una delle principali preoccupazioni per il papa Francesco, come ha ricordato ieri all’Angelus prima di partire per gli Emirati Arabi Uniti (Eau), dove resterà fino a domani. È quanto ha sottolineato il patriarca caldeo card Louis Raphael Sako, commentando il primo viaggio di un pontefice in un Paese del Golfo. Ricordando le persecuzioni in Iraq, Siria e Yemen, aggiunge il porporato, il papa “cercherà di voltare pagina nelle relazioni fra cristiani e musulmani” e rilanciare un cammino di pace.
Il 70enne porporato irakeno, originario di Zakho nel nord, ricopre un
ruolo di primo piano nel dialogo interreligioso nel proprio Paese.
“Papa Francesco - sottolinea a The National - ci sta dicendo che ne abbiamo abbastanza. Dobbiamo vivere in pace, amore, tolleranza e rinunciare alla violenza e all’odio”.
Il papa negli Emirati, prosegue, promuoverà l’incontro fra cristiani e
musulmani e cercherà di contrastare con forza i discorsi fanatici,
violenti e improntati all’odio. Secondo il porporato, egli lancerà un
appello a tutti i fedeli di ciascuna religione perché prendano coscienza
della situazione dei cristiani nella regione e ricorderà i valori
sanciti nei testi sacri e nelle scritture, che invitano alla coesistenza
fra esseri umani.
“Gli Emirati Arabi Uniti - prosegue il cardinale - sono diventati un
modello per altre nazioni. Possono vantare una economia fiorente. Il
nostro messaggio ai cristiani negli Eau è di tenere fede a quel Paese,
alle sue tradizioni e di creare legami con i musulmani”. “Le persone
dovrebbero vivere - aggiunge - e sviluppare un profondo legame con Dio e
con gli altri, personale e spirituale, mettendo da parte odio,
divisioni e minacce. Queste ultime non sono in alcun modo legate alla
fede”.
Il card Sako ricorda che oggi in Iraq vi sono poco meno di 500mila
cristiani: “Un tempo - prosegue - eravamo il 20% della popolazione, ma
il numero è calato in modo repentino è oggi si aggira attorno al 2%”.
Nel Paese, afferma, si è assistito a una violazione palese del diritto
internazionale, ma la visita del pontefice negli Emirati potrebbe
aiutare anche i cristiani irakeni e dare loro nuova fiducia per il
futuro.
“Hanno espropriato le nostre case, siamo stati vittime di sequestri” e
sebbene la sicurezza stia migliorando e dopo mesi si sia giunti alla
formazione di un nuovo governo, lo status dei cristiani resta incerto.
“Tutto questo - conclude - ha spinto a credere che non vi fosse più un
futuro […] Abbiamo convissuto in pace per 14 secoli, mi chiedo perché la
mentalità [di una parte delle persone] sia cambiata in questo modo”.