By Asia News
Non c’è pace per i cristiani nel nord dell’Iraq. Se, da un lato, è ancora viva la memoria delle violenze perpetrate dai jihadisti dello Stato islamico (SI, ex Isis), in queste ultime settimane si profila un’altra minaccia sul futuro della comunità: le milizie sciite legati agli Shabak, che stanno di fatto ostacolando un ritorno nei luoghi originari della piana di Ninive.
Epicentro di questo nuovo capitolo della persecuzione anti-cristiana è Bartella, cittadina in cui campeggiano con sempre maggiore frequenza per le vie e le piazze immagini di miliziani in lotta contro l’Isis, uniti a stendardi che ritraggono santi e figure sacre della tradizione sciita.
Non c’è pace per i cristiani nel nord dell’Iraq. Se, da un lato, è ancora viva la memoria delle violenze perpetrate dai jihadisti dello Stato islamico (SI, ex Isis), in queste ultime settimane si profila un’altra minaccia sul futuro della comunità: le milizie sciite legati agli Shabak, che stanno di fatto ostacolando un ritorno nei luoghi originari della piana di Ninive.
Epicentro di questo nuovo capitolo della persecuzione anti-cristiana è Bartella, cittadina in cui campeggiano con sempre maggiore frequenza per le vie e le piazze immagini di miliziani in lotta contro l’Isis, uniti a stendardi che ritraggono santi e figure sacre della tradizione sciita.
“Bartella è un problema, un caso speciale” racconta ad AsiaNews don
Paolo Thabit Mekko, responsabile della comunità cristiana a Karamles.
“In questi anni - prosegue - la presenza degli Shabak è aumentata a
dismisura e i cristiani hanno paura a tornare. Almeno 600 famiglie
fuggite ai tempi dello SI sono ancora a Erbil, nel Kurdistan irakeno, e
non hanno al momento alcuna prospettiva di ritorno. Nella città è in
atto un vero e proprio stravolgimento demografico, iniziato nel 2003
dopo l’invasione statunitense e che nell’ultimo periodo ha subito una
accelerazione”.
La presenza di milizie locali sciite, aggiunge don Paolo, “crea
disagio e le prospettive per il futuro destano malumore e
preoccupazione”. Per il sacerdote vi sarebbe un tentativo da dietro le
quinte di “modificare la demografia dell’area”, secondo alcuni un
“disegno” orchestrato dalla leadership sciita e manovrato dall’esterno,
con la complicità di una parte “dei politici Shabak e di esponenti a
Baghdad che li sostengono”.
Fino a 30 anni fa, la popolazione di Bartella era per intero
cristiana. I cambiamenti demografici degli ultimi decenni nel hanno
stravolto la composizione, finendo per dividerla a metà fra cristiani e
Shabak, una etnia musulmana in larga maggioranza sciita. Quando lo Stato
islamico (SI, ex Isis) ha conquistato gran parte del nord dell’Iraq,
compresa la piana di Ninive, l’intera popolazione di Bartella ha
abbandonato l’area a causa delle persecuzioni dei radicali sunniti.
Oggi, a due anni di distanza dalla cacciata dei jihadisti del
“Califfato”, meno di un terzo delle originarie 3800 famiglie che
popolavano la cittadina hanno fatto ritorno. La maggior parte di esse è
ancora in esilio e vi è timore a rientrate per le persecuzioni, le
minacce e le intimidazioni perpetrate da alcuni esponenti della comunità
Shabak, che presiede le milizie sciite che controllano l’area.
In seguito alla cacciata dell’Isis emergono con forza crescente le
divisioni confessionali, milizie e gruppi armati che cercano di
accaparrarsi fette crescenti di territorio nel nord dell’Iraq,
soprattutto nella piana di Ninive un tempo quasi per intero cristiana.
Qusay Abbas, esponente degli Shabak in Parlamento, afferma che gli
attacchi sono opera di una piccola minoranza non rappresentativa. Ma le
storie (e le denunce) provenienti da Bartella e da altre cittadine
dell’area raccontano un’altra verità, secondo cui le milizie sciite
stanno cercando - il più delle volte con la forza - di eliminare la
componente cristiana. Infatti sarebbero sempre più frequenti i casi di
attacchi a sfondo sessuale, furti, minacce e violenze private. Di
recente un uomo di etnia Shabak ha sparato per oltre un’ora proiettili
in aria davanti a una chiesa della cittadina.
“Quanto sta avvenendo a Bartella - sottolinea don Paolo - si
registra, seppur in misura minore, anche in altre località della piana
come Karamles e Qaraqosh. Siamo di fronte a un movimento che cerca di
espandersi”. “Un consiglio dei saggi della piana di Ninive - prosegue -
che comprende cristiani, arabi, shabak ha avviato dei dialoghi e sta
cercando di risolvere la situazione. Purtroppo non vi sono accordi
ufficiali e non si trova il modo di applicare le rare intese fra le
parti ”.
In questo contesto la Chiesa irakena resta ferma sul rifiuto di
creare una milizia armata cristiana e rafforza le iniziative di incontro
e confronto. “La situazione resta delicata - conclude il sacerdote - e i
cristiani hanno paura. Una delle soluzioni percorribili, e che noi
auspichiamo, è l’insediamento di una forza di polizia ufficiale,
istituzionale, all’interno della quale anche i cristiani possono dare il
loro contributo arruolandosi a tutela della legge e del diritto”.