By Fides
La Congregazione per le Cause dei Santi ha concesso il Nihil Obstat necessario per iniziare il
Con una lettera, firmata lo scorso 1° marzo dal
Cardinale Angelo Amato (Prefetto della Congregazione per le Cause del
Santi) e dall'Arcivescovo Marcello Bartolucci (Segretario del medesimo
Dicastero vaticano), viene confermato che non c'è nessun ostacolo a
iniziare il processo di canonizzazione per proclamare santi padre Ganni e
i tre diaconi uccisi con lui, secondo le procedure previste.
La lettera, rilanciata dai media ufficiali del Patriarcato caldeo, fa riferimento alla richiesta avanzata nel novembre 2017 da Francis Yohana Kalabat, Vescovo dell'eparchia caldea di San Tommaso Apostolo a Detroit. Fonti locali confermano all'Agenzia Fides che la competenza della Causa di canonizzazione, con le dovute autorizzazioni da parte della Santa Sede, è stata trasferita dall'arcieparchia caldea di Mosul all'eparchia caldea con sede a Detroit, negli Stati Uniti d'America. L'instabilità delle regioni nord-irachene e la condizione difficile in cui si trova l'arcieparchia caldea di Mosul dopo gli anni di occupazione jihadista di quella metropoli evidentemente rendono ancora difficile poter condurre in loco un processo di canonizzazione nel rispetto delle procedure richieste, anche riguardo alla raccolta delle testimonianze.
La Causa di canonizzazione che potrà dichiarare beati padre Ganni e i tre diaconi uccisi insieme a lui verrà introdotta “pro martirio in odium fidei”, e dovrà verificare e attestare che i quattro beatificandi sono martiri trucidati dai loro carnefici a causa della propria fede in Cristo.
Il martirio di padre Ganni e dei tre diaconi avvenne nella domenica di Pentecoste, presso la chiesa caldea dedicata allo Spirito Santo, dopo la celebrazione della Santa Messa.
Nella vita di padre Raghiid Ganni, ha detto una volta don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le vocazioni della diocesi di Roma, “si è realizzato qualcosa che solo la grazia può compiere... Noi” ha aggiunto il sacerdote romano “pensiamo umanamente che abbiamo di fronte un eroe, cioè qualcuno capace di fare qualcosa di straordinario, ma così corriamo il pericolo di trasformare il cristianesimo in eroismo. Un martire non è un eroe, ma un testimone. Lo si riconosce se in lui opera la grazia. Nella Chiesa gli eroi creano problemi e spaccature, personalismi, perché parlano di sé. I martiri invece parlano di Cristo, portano la sua testimonianza”.
La lettera, rilanciata dai media ufficiali del Patriarcato caldeo, fa riferimento alla richiesta avanzata nel novembre 2017 da Francis Yohana Kalabat, Vescovo dell'eparchia caldea di San Tommaso Apostolo a Detroit. Fonti locali confermano all'Agenzia Fides che la competenza della Causa di canonizzazione, con le dovute autorizzazioni da parte della Santa Sede, è stata trasferita dall'arcieparchia caldea di Mosul all'eparchia caldea con sede a Detroit, negli Stati Uniti d'America. L'instabilità delle regioni nord-irachene e la condizione difficile in cui si trova l'arcieparchia caldea di Mosul dopo gli anni di occupazione jihadista di quella metropoli evidentemente rendono ancora difficile poter condurre in loco un processo di canonizzazione nel rispetto delle procedure richieste, anche riguardo alla raccolta delle testimonianze.
La Causa di canonizzazione che potrà dichiarare beati padre Ganni e i tre diaconi uccisi insieme a lui verrà introdotta “pro martirio in odium fidei”, e dovrà verificare e attestare che i quattro beatificandi sono martiri trucidati dai loro carnefici a causa della propria fede in Cristo.
Il martirio di padre Ganni e dei tre diaconi avvenne nella domenica di Pentecoste, presso la chiesa caldea dedicata allo Spirito Santo, dopo la celebrazione della Santa Messa.
Nella vita di padre Raghiid Ganni, ha detto una volta don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le vocazioni della diocesi di Roma, “si è realizzato qualcosa che solo la grazia può compiere... Noi” ha aggiunto il sacerdote romano “pensiamo umanamente che abbiamo di fronte un eroe, cioè qualcuno capace di fare qualcosa di straordinario, ma così corriamo il pericolo di trasformare il cristianesimo in eroismo. Un martire non è un eroe, ma un testimone. Lo si riconosce se in lui opera la grazia. Nella Chiesa gli eroi creano problemi e spaccature, personalismi, perché parlano di sé. I martiri invece parlano di Cristo, portano la sua testimonianza”.