By Fides
Il Ministero degli Esteri iracheno ha espresso pubblicamente il proprio
ringraziamento a Papa Francesco “e al Vaticano” per il “continuo
sostegno” da loro garantito all'Iraq e al popolo iracheno “in questo
momento decisivo per la pace e la convivenza”. Una ulteriore, recente
manifestazione di tale sostegno viene identificata dal Ministero degli
esteri iracheno nella “concessione al Patriarca iracheno Mar Louis
Raphael I Sako del titolo di Cardinale”. Tale titolo – specifica il
comunicato diffuso dal Ministero, e firmato dal portavoce ufficiale
Ahmed Mahjoob – identifica “un grado di alto livello, dopo quello del
Papa”. La cooptazione del Patriarca Sako nel Collegio dei Cardinali
rappresenterà agli occhi della dirigenza politica irachena anche un
riconoscimento delle sue iniziative umanitarie. Grazie al futuro
Cardinale iracheno – sostengono i funzionari di Baghdad – l'Iraq avrà
“una voce in Vaticano e nei forum internazionali” per continuare la
“lotta contro il terrorismo” e “preservare la sua pluriformità
religiosa”.
In Iraq il Ministro degli esteri in carica è ancora Ibrahim al Jaafari, ma lo scenario politico iracheno appare in pieno movimento, dopo che le elezioni politiche dello scorso 12 maggio hanno avuto esiti spiazzanti rispetto alle previsioni di molti analisti. La nuova assemblea parlamentare (329 seggi) uscita dalle elezioni appare frantumata. Il partito del premier uscente, lo sciita Haydar al-Abadi, è arrivato solo terzo (42 seggi) nella scelta degli elettori mentre il partito più votato (54 seggi) è stato il Sayrun, una coalizione tra il leader sciita (ma non filo-iraniano) Moqtada al-Sadr e il Partito Comunista. Secondo (47 seggi) si è classificato il gruppo delle milizie filo-iraniane anti-Stato Islamico, trasformatosi in partito con il nome di al-Fatih e guidato da Hadi al-Amiri. I curdi si sono presentati divisi, e l'eventuale coalizione tra i due maggiori partiti curdi il Partito Democratico del Kurdistan (PDK) di Mas'ud Barzani e l'Unione Patriottica del Kurdistan (PUK) - fondata da Jalal Talabani, Presidente dell'Iraq dal 2005 al 2014, scomparso nel 2017 – raggiungerebbe solo il terzo posto.
In Iraq il Ministro degli esteri in carica è ancora Ibrahim al Jaafari, ma lo scenario politico iracheno appare in pieno movimento, dopo che le elezioni politiche dello scorso 12 maggio hanno avuto esiti spiazzanti rispetto alle previsioni di molti analisti. La nuova assemblea parlamentare (329 seggi) uscita dalle elezioni appare frantumata. Il partito del premier uscente, lo sciita Haydar al-Abadi, è arrivato solo terzo (42 seggi) nella scelta degli elettori mentre il partito più votato (54 seggi) è stato il Sayrun, una coalizione tra il leader sciita (ma non filo-iraniano) Moqtada al-Sadr e il Partito Comunista. Secondo (47 seggi) si è classificato il gruppo delle milizie filo-iraniane anti-Stato Islamico, trasformatosi in partito con il nome di al-Fatih e guidato da Hadi al-Amiri. I curdi si sono presentati divisi, e l'eventuale coalizione tra i due maggiori partiti curdi il Partito Democratico del Kurdistan (PDK) di Mas'ud Barzani e l'Unione Patriottica del Kurdistan (PUK) - fondata da Jalal Talabani, Presidente dell'Iraq dal 2005 al 2014, scomparso nel 2017 – raggiungerebbe solo il terzo posto.