"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

9 aprile 2018

Iraq, il reportage di don Giorgio Scatto: gli aiuti per la ricostruzione solo dalle organizzazioni internazionali

By Gente Veneta
Giorgio Malavasi

Niente aiuti dal governo iracheno: il sostegno arriva dalle organizzazioni internazionali. È così, con queste forze, che deve misurarsi la ricostruzione nella piana di Ninive.
È un parroco, don Giorgio, che fa da coordinatore per gli interventi di restauro e, in questi undici mesi dal quando l’Isis è stato sconfitto, solo il 20% delle case è stato rimesso a posto: quelle che non avevano bisogno di grandi opere.
Lo può attestare don Giorgio Scatto, priore della comunità di Marango di Caorle, che procede nel suo viaggio nell’Iraq che sta cercando di risollevarsi dopo la stagione tragica dell’Isis.
È domenica 8 aprile: «Alle 6 – descrive don Scatto – cominciano a suonare le campane, come ogni mattina. Messa alle 6.30 nella chiesa di San Benham e Sara, riaperta al culto solo da poco tempo dopo essere stata incendiata. E’ la domenica del Vangelo di Tommaso. Nella grande aula ci sono almeno 400 persone. Presiede il parroco, don Giorgio: ha studiato teologia alla Lateranense, soggiornando diversi anni in Italia».
Dal parroco iracheno arrivano anche le informazioni: la diocesi di rito siro-cattolico ha 28 preti ed una popolazione attuale di circa 30.000 persone. Moltissimi fedeli sono andati via in questi anni. Il 94% dei cristiani di questa Chiesa abitano a Qaraqosh, dove tra l’altro abita il 58% dei cristiani della piana di Ninive.
«Scopriamo – prosegue don Giorgio Scatto che non esiste un piano pastorale ma che ognuno va per la sua strada. Non basta dirsi cattolici per vivere nella comunione…».
La giornata prosegue: «Salutato don Giorgio, ci rechiamo in visita da Shamma, un’anziana signora ammalata, che abbiamo conosciuto l’anno scorso al campo di Ozal. Le è morto il marito, Tobia, un mese fa. Tuttavia c’è un clima di grande accoglienza e Anna, che fa parte del nostro gruppo italiano, viene invitata da Shamma ad indossare il loro abito tradizionale. Un tripudio di colori e di scene della vita quotidiana e delle feste cristiane. Poi pranzo a casa della famiglia di Wesam, tornata solo da pochi giorni dall’esilio».
Segue un’uscita a Karamless, un paese di cristiani caldei, a nord di Qaraqosh: «Al termine della messa ci accoglie padre Paolo, già conosciuto nella prima visita 6 anni fa. Ha studiato Patristica a Roma e oggi insegna negli istituti teologici della regione. Con lui visitiamo il santuario di Santa Barbara, rimesso a nuovo dopo le nefandezze compiute dall’Isis, che lo aveva scelto come sede strategica. La giornata termine con la visita a Sara, una signora tutta dedita alla preghiera e alla carità che segue le famiglie più povere della città, circa 25; e con una lauta cena gioiosa a casa di Amar e Sanja, amici che hanno abitato per qualche tempo da noi, ospiti di Marilé e Maurizio».