By Gente Veneta
Giorgio Malavasi
Niente aiuti dal governo iracheno: il sostegno arriva dalle organizzazioni internazionali. È così, con queste forze, che deve misurarsi la ricostruzione nella piana di Ninive.
Giorgio Malavasi
Niente aiuti dal governo iracheno: il sostegno arriva dalle organizzazioni internazionali. È così, con queste forze, che deve misurarsi la ricostruzione nella piana di Ninive.
È un parroco, don Giorgio, che fa da coordinatore per gli interventi
di restauro e, in questi undici mesi dal quando l’Isis è stato
sconfitto, solo il 20% delle case è stato rimesso a posto: quelle che
non avevano bisogno di grandi opere.
Lo può attestare don Giorgio Scatto, priore della comunità di Marango
di Caorle, che procede nel suo viaggio nell’Iraq che sta cercando di
risollevarsi dopo la stagione tragica dell’Isis.
È domenica 8 aprile: «Alle 6 – descrive don Scatto – cominciano a
suonare le campane, come ogni mattina. Messa alle 6.30 nella chiesa di
San Benham e Sara, riaperta al culto solo da poco tempo dopo essere
stata incendiata. E’ la domenica del Vangelo di Tommaso. Nella grande
aula ci sono almeno 400 persone. Presiede il parroco, don Giorgio: ha
studiato teologia alla Lateranense, soggiornando diversi anni in
Italia».
Dal parroco iracheno arrivano anche le informazioni: la diocesi di
rito siro-cattolico ha 28 preti ed una popolazione attuale di circa
30.000 persone. Moltissimi fedeli sono andati via in questi anni. Il 94%
dei cristiani di questa Chiesa abitano a Qaraqosh, dove tra l’altro
abita il 58% dei cristiani della piana di Ninive.
«Scopriamo – prosegue don Giorgio Scatto – che non esiste un piano
pastorale ma che ognuno va per la sua strada. Non basta dirsi cattolici
per vivere nella comunione…».
La giornata prosegue: «Salutato don Giorgio, ci rechiamo in visita da
Shamma, un’anziana signora ammalata, che abbiamo conosciuto l’anno
scorso al campo di Ozal. Le è morto il marito, Tobia, un mese fa.
Tuttavia c’è un clima di grande accoglienza e Anna, che fa parte del
nostro gruppo italiano, viene invitata da Shamma ad indossare il loro
abito tradizionale. Un tripudio di colori e di scene della vita
quotidiana e delle feste cristiane. Poi pranzo a casa della famiglia di
Wesam, tornata solo da pochi giorni dall’esilio».
Segue un’uscita a Karamless, un paese di cristiani caldei, a nord di
Qaraqosh: «Al termine della messa ci accoglie padre Paolo, già
conosciuto nella prima visita 6 anni fa. Ha studiato Patristica a Roma e
oggi insegna negli istituti teologici della regione. Con lui visitiamo
il santuario di Santa Barbara, rimesso a nuovo dopo le nefandezze
compiute dall’Isis, che lo aveva scelto come sede strategica. La
giornata termine con la visita a Sara, una signora tutta dedita alla
preghiera e alla carità che segue le famiglie più povere della città,
circa 25; e con una lauta cena gioiosa a casa di Amar e Sanja, amici che
hanno abitato per qualche tempo da noi, ospiti di Marilé e Maurizio».