Mons. Ludwig Schick, arcivescovo di Bamberg e presidente della
Commissione Chiesa universale della Conferenza episcopale tedesca (Dbk)
si trova dal 3 aprile scorso e fino al 7 aprile in Iraq per un “viaggio
di solidarietà”, spiega una nota della Dbk diffusa oggi.
Mons. Scick ha visitato Baghdad, incontrato il patriarca caldeo Sako e rappresentanti di varie organizzazioni coinvolte nella ricostruzione.
La minoranza cristiana “continua a vivere nel pericolo di essere coinvolta nei conflitti tra sunniti e sciiti” anche se “è ben accolto il modo in cui la Chiesa lavora” per il bene comune: “è un forte segnale che la Chiesa deve essere nel mondo e non ritirarsi tra le sue mura” ha detto l’arcivescovo Schick. A Bagdad, la cattedrale dove 8 anni fa morirono 46 fedeli, oggi è protetta da alti muri di cemento e recinti di filo spinato: sul sangue di quei martiri “noi continuiamo a vivere. Come minoranza cristiana, dobbiamo restare nel Paese, nonostante il terrore e la paura” ha detto l’arcivescovo siriaco Abba. Questo sforzo la Chiesa tedesca “continuerà a sostenere attivamente anche in futuro” ha dichiarato mons. Schick che è stato anche nel Kurdistan nord iracheno e nella piana di Ninive, a Karemlesh e Karakosh dove lavorano le suore domenicane: il “lavoro dei santi nel quotidiano”, sono le attività delle suore per l‘istruzione, la cura degli anziani e i giovani. Alla regione ora servono “solidarietà e preghiera”, insieme a “un buon coordinamento per la ricostruzione”.
Mons. Scick ha visitato Baghdad, incontrato il patriarca caldeo Sako e rappresentanti di varie organizzazioni coinvolte nella ricostruzione.
La minoranza cristiana “continua a vivere nel pericolo di essere coinvolta nei conflitti tra sunniti e sciiti” anche se “è ben accolto il modo in cui la Chiesa lavora” per il bene comune: “è un forte segnale che la Chiesa deve essere nel mondo e non ritirarsi tra le sue mura” ha detto l’arcivescovo Schick. A Bagdad, la cattedrale dove 8 anni fa morirono 46 fedeli, oggi è protetta da alti muri di cemento e recinti di filo spinato: sul sangue di quei martiri “noi continuiamo a vivere. Come minoranza cristiana, dobbiamo restare nel Paese, nonostante il terrore e la paura” ha detto l’arcivescovo siriaco Abba. Questo sforzo la Chiesa tedesca “continuerà a sostenere attivamente anche in futuro” ha dichiarato mons. Schick che è stato anche nel Kurdistan nord iracheno e nella piana di Ninive, a Karemlesh e Karakosh dove lavorano le suore domenicane: il “lavoro dei santi nel quotidiano”, sono le attività delle suore per l‘istruzione, la cura degli anziani e i giovani. Alla regione ora servono “solidarietà e preghiera”, insieme a “un buon coordinamento per la ricostruzione”.