"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

16 novembre 2015

Iraq: Sako (patriarca Baghdad), “Porta misericordia sempre aperta”

By Sir

 Sarà un Giubileo vissuto nella memoria dei martiri quello che la Chiesa caldea si appresta a vivere. L’arcivescovo di Mosul Paolo Faraj Rahho, i padri Raghid Ganni, Wassim e Thair e tanti fedeli che hanno perso la vita per la  loro fede sono gli esempi che il patriarca caldeo di Baghdad, Louis Sako, addita nella sua lettera pastorale intitolata “La Misericordia è il cammino del cristiano” e diffusa ieri. 
“Per noi cristiani dell’Iraq il martirio è il carisma della nostra Chiesa – scrive il patriarca, da oggi in visita pastorale in Svezia dove vive una nutrita comunità caldea -; in quanto minoranza, siamo di fronte a difficoltà e sacrifici, ma siamo coscienti che di essere testimoni di Cristo e ciò può significare arrivare al martirio”. Per Cristo, secondo il patriarca, “bisogna andare sempre oltre, fino al sacrificio come hanno fatto i cristiani di Mosul e dei villaggi della piana di Ninive un anno fa 2014. Sono per noi un onore e un segno di generosità”. Molti di questi fedeli oggi sono accolti nel sobborgo cristiano di Ankawa, a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno. È anche a loro, in questo Anno giubilare, che la Chiesa caldea si rivolgerà con una serie di iniziative in via di definizione. 
“Non vogliamo abbandonare la nostra patria svuotandola della presenza cristiana. L’Iraq – ribadisce Mar Sako – è la nostra identità. Abbiamo una vocazione, dobbiamo testimoniare la gioia del Vangelo. Siamo per servire tutti, cristiani e musulmani, anche questa è la nostra missione che è un impegno assoluto. Nelle circostanze in cui viviamo dobbiamo essere più attenti ai nostri fratelli e sorelle sofferenti, sfollati, emigrati, ai poveri, orfani e alle vedove, metterci a canto loro, essere presenti e vicini e accompagnarli con tutto ciò che abbiamo come forza e denaro e dare loro segni di speranza. Dobbiamo mostrare amicizia, solidarietà e sostegno ai nostri fratelli musulmani, collaborare con loro per una vita comune, in pace e in armonia. La nostra sofferenza comune diventa allora una forza affinché passi la tempesta. La porta della Misericordia deve essere sempre aperta!”.