By Baghdadhope *
E' arrivato a Baghdad il nuovo Nunzio Apostolico per la Giordania e l'Iraq, mons. Alberto Ortega Martin, accolto all'aeroporto internazionale da un folto gruppo di religiosi e politici.
Tra i primi Mons. George Panamthundhil, segretario della nunziatura, il vescovo latino di Baghdad, Mons. Jean Sleiman, quello siro cattolico, Mons. Yousif Abba, quello armeno cattolico, Mons. Emanuel Dabaghian, il vicario patriarcale caldeo Mons. Basel Yaldo e Padre Robert Shahara.
Tra i rappresentanti delle istituzioni erano presenti Ahmad Berwari, ambasciatore dell'Iraq in India, la parlamentare irachena Safiya Taleb Ali al-Souhail e Ra'ad Kajaji, responsabile dell'ufficio governativo per gli affari delle minoranze cristiana, mandea, sabea e yazida.
Mons. Ortega Martin succede a Mons. Giorgio Lingua, ora Nunzio Apostolico a Cuba.
In una recente intervista Mons. Ortega Martin ha dichiarato di essere grato al Santo padre per la missione affidatagli che gli permetterà di imparare "molto da quei cristiani che sono magnifici testimoni della fede," di cui abbiamo il dovere di "mantenere la testimonianza" e per i quali è "molto importante dire loro che contiamo su di loro".
Oltre a ciò, ha ricordato il vescovo, "dobbiamo ricordare alle autorità civili le loro responsabilità; essi dovrebbero rendere possibile il ritorno dei cristiani nella loro patria: si tratta di un diritto, non di carità. Essi devono anche fare del loro meglio per dare loro buone condizioni di vita, un lavoro, una casa. Come gli altri cittadini, devono poter contribuire al bene del loro paese."
Mons. Ortega Martin succede a Mons. Giorgio Lingua, ora Nunzio Apostolico a Cuba.
In una recente intervista Mons. Ortega Martin ha dichiarato di essere grato al Santo padre per la missione affidatagli che gli permetterà di imparare "molto da quei cristiani che sono magnifici testimoni della fede," di cui abbiamo il dovere di "mantenere la testimonianza" e per i quali è "molto importante dire loro che contiamo su di loro".
Oltre a ciò, ha ricordato il vescovo, "dobbiamo ricordare alle autorità civili le loro responsabilità; essi dovrebbero rendere possibile il ritorno dei cristiani nella loro patria: si tratta di un diritto, non di carità. Essi devono anche fare del loro meglio per dare loro buone condizioni di vita, un lavoro, una casa. Come gli altri cittadini, devono poter contribuire al bene del loro paese."