By SIR
“Occorre impegnarsi per la pace”, in Iraq e in Siria, nei Paesi cioè dove le persone in fuga dalla guerra “hanno le loro case, le loro tradizioni, la loro lingua”.
Risponde così il patriarca di Babilonia dei Caldei, in Iraq, Louis Raphael I Sako, alla proposta lanciata ieri da Papa Francesco all’angelus affinché “ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma”.
“È una soluzione parziale”, dice al Sir il patriarca Sako, a margine dell’incontro internazionale di Sant’Egidio a Tirana. Ed aggiunge: “È triste, è veramente triste vedere queste persone lasciare tutto per trovare un rifugio. È anche colpa della comunità internazionale che non aiuta questi Paesi a trovare una via di pace e di riconciliazione lasciando che questo esodo continui mentre bisogna continuare a costruire la pace in questi Paesi”.
Inoltre - fa notare il patriarca iracheno - la situazione dei profughi che giungono in Europa “non è studiata”. “Questa gente dove va?”, chiede il patriarca. “Come sarà integrata? Non conoscono la lingua, lasciano tutto e si trovano in ambienti dove c’è un’altra cultura, un’altra mentalità. Trovano muri”. Ed aggiunge: “Non si può essere sentimentali. Il problema non viene risolto, si complica. Meglio costruire la pace in questi Paesi”. Mons. Sako implora “una riconciliazione e una soluzione politica” per risolvere alla radice il problema dell’esodo migratorio. Siria e Iraq “sono i loro Paesi. Dove possono andare? Queste famiglie si ritrovano qui in Europa isolate. Quanti sono morti per raggiungerla e perché? Dunque se la pace è possibile, perché non costruirla?”. Poi alla domanda sull’interesse mostrato da papa Francesco che ha preso a cuore la sorte dei profughi in Europa, chiedendo in particolare alle Chiese di questo continente azioni concrete per loro, il patriarca risponde: “Sì, la solidarietà è un’esigenza. Il mondo è piccolo e dobbiamo aiutarci, aprire il nostro cuore, condividere con gli altri ciò che abbiamo. Ma questo è provvisorio. Ci vuole una soluzione duratura. Meglio aiutare la gente e rimanere lì e fare la pace”. Nel prendere la parola ieri alla giornata inaugurale dell’incontro di Sant’Egidio, il patriarca ha detto: “La violenza che sta scuotendo l’Iraq, la Siria e il Medio Oriente è uno choc. Uno choc per i nostri paesi, ma anche un trauma per il mondo intero. L’umanità non può accontentarsi di restare a guardare."
“Occorre impegnarsi per la pace”, in Iraq e in Siria, nei Paesi cioè dove le persone in fuga dalla guerra “hanno le loro case, le loro tradizioni, la loro lingua”.
Risponde così il patriarca di Babilonia dei Caldei, in Iraq, Louis Raphael I Sako, alla proposta lanciata ieri da Papa Francesco all’angelus affinché “ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma”.
“È una soluzione parziale”, dice al Sir il patriarca Sako, a margine dell’incontro internazionale di Sant’Egidio a Tirana. Ed aggiunge: “È triste, è veramente triste vedere queste persone lasciare tutto per trovare un rifugio. È anche colpa della comunità internazionale che non aiuta questi Paesi a trovare una via di pace e di riconciliazione lasciando che questo esodo continui mentre bisogna continuare a costruire la pace in questi Paesi”.
Inoltre - fa notare il patriarca iracheno - la situazione dei profughi che giungono in Europa “non è studiata”. “Questa gente dove va?”, chiede il patriarca. “Come sarà integrata? Non conoscono la lingua, lasciano tutto e si trovano in ambienti dove c’è un’altra cultura, un’altra mentalità. Trovano muri”. Ed aggiunge: “Non si può essere sentimentali. Il problema non viene risolto, si complica. Meglio costruire la pace in questi Paesi”. Mons. Sako implora “una riconciliazione e una soluzione politica” per risolvere alla radice il problema dell’esodo migratorio. Siria e Iraq “sono i loro Paesi. Dove possono andare? Queste famiglie si ritrovano qui in Europa isolate. Quanti sono morti per raggiungerla e perché? Dunque se la pace è possibile, perché non costruirla?”. Poi alla domanda sull’interesse mostrato da papa Francesco che ha preso a cuore la sorte dei profughi in Europa, chiedendo in particolare alle Chiese di questo continente azioni concrete per loro, il patriarca risponde: “Sì, la solidarietà è un’esigenza. Il mondo è piccolo e dobbiamo aiutarci, aprire il nostro cuore, condividere con gli altri ciò che abbiamo. Ma questo è provvisorio. Ci vuole una soluzione duratura. Meglio aiutare la gente e rimanere lì e fare la pace”. Nel prendere la parola ieri alla giornata inaugurale dell’incontro di Sant’Egidio, il patriarca ha detto: “La violenza che sta scuotendo l’Iraq, la Siria e il Medio Oriente è uno choc. Uno choc per i nostri paesi, ma anche un trauma per il mondo intero. L’umanità non può accontentarsi di restare a guardare."