"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

10 settembre 2015

Iraq. Un futuro di pace che inizia dalla scuola

By Huffington Post

Sono quasi terminati i lavori per la costruzione della nostra scuola "mobile" per i bambini cristiani ed ezidi accolti nel campo rifugiati di Ashti, in Iraq, finanziata dalla Cooperazione italiana. Una volta terminata accoglierà 600 studenti delle classi elementari sfollati in seguito alla guerra, e potrà essere trasportata quando faranno ritorno alle loro città.
Le temperature iniziano a calare un po' in Iraq, il sole da tregua poco prima delle cinque del pomeriggio, pur restando sui 38-40 gradi nelle ore di punta. La mattina è calda ma i 50 gradi di metà agosto sembrano superati.
Gli operai lavorano incessantemente: il venerdì, giorno di riposo musulmano, così come la domenica, giorno di riposo cristiano, elettricisti, saldatori, tecnici della compagnia che sta costruendo la scuola di Un ponte per... al campo per sfollati di Ashti, nel distretto cristiano di Ainkawa, ad Erbil, sono affaccendati a trasportare assi, verniciare, saldare pezzi di tetto.
La scuola dovrà essere pronta tra due settimane, per l'inizio dei corsi: gli operai lo sanno e fanno del loro meglio.
Undici dei 15 prefabbricati sono stati messi in piedi a tempo di record, stando attenti alla qualità del lavoro: la sicurezza per i bambini è fondamentale. Loro sembrano capire che quel posto gli apparterrà: per questo ogni giorno giocano sulle fondamenta in cemento e corrono dentro e fuori dai prefabbricati, facendo arrabbiare gli operai che hanno paura che qualcuno si faccia male.
Ma sono tanti. Troppi. Circa 1500 in tutto il campo. E tutto questo movimento, questi uomini al lavoro, questo viavai di materiali e auto, sono un'attrazione troppo grande per chi durante il giorno non ha molte attività a disposizione, tra i pochi spazi del campo profughi, il caldo e la precarietà della situazione cui la fuga dalle loro case e dalla guerra li ha costretti.
Un giro in bici tra le intelaiature d'acciaio di quelle che saranno tra poco delle aule, una partita a calcio con lo spazio tra due prefabbricati a fare da porta valgono come partecipare alle Olimpiadi, qui in Iraq. La fine dei lavori per la costruzione dei fabbricati è prevista la prossima settimana, quando una volta fissati al loro posto si passerà a costruire cancelli, bagni, impianti elettrici. Poi l'ultima settimana vedrà la corsa finale per terminare tutto, compreso l'allestimento delle aule.
Il tempo è poco, ma H., il responsabile dei lavori di Un ponte per..., sprizza buonumore e mi annulla tutti i dubbi, se mai ne avessi avuti. Lui ne è certo: "Ce la facciamo per l'inaugurazione!".
Inshallah.
Post redatto da Sergio Dalla Ca' di Dio - Un ponte per...