By Huffington Post
Sono quasi terminati i lavori per la costruzione della nostra scuola "mobile" per i bambini cristiani ed ezidi accolti nel campo rifugiati di Ashti, in Iraq, finanziata dalla Cooperazione italiana. Una volta terminata accoglierà 600 studenti delle classi elementari sfollati in seguito alla guerra, e potrà essere trasportata quando faranno ritorno alle loro città.
Sono quasi terminati i lavori per la costruzione della nostra scuola "mobile" per i bambini cristiani ed ezidi accolti nel campo rifugiati di Ashti, in Iraq, finanziata dalla Cooperazione italiana. Una volta terminata accoglierà 600 studenti delle classi elementari sfollati in seguito alla guerra, e potrà essere trasportata quando faranno ritorno alle loro città.
Le 
temperature iniziano a calare un po' in Iraq, il sole da tregua poco 
prima delle cinque del pomeriggio, pur restando sui 38-40 gradi nelle 
ore di punta. La mattina è calda ma i 50 gradi di metà agosto sembrano 
superati.
Gli operai lavorano incessantemente: il venerdì, giorno 
di riposo musulmano, così come la domenica, giorno di riposo cristiano, 
elettricisti, saldatori, tecnici della compagnia che sta costruendo la 
scuola di Un ponte per... al campo per sfollati di Ashti, nel distretto 
cristiano di Ainkawa, ad Erbil, sono affaccendati a trasportare assi, 
verniciare, saldare pezzi di tetto.
La scuola dovrà essere pronta tra due settimane, per l'inizio dei corsi: gli operai lo sanno e fanno del loro meglio.
Undici
 dei 15 prefabbricati sono stati messi in piedi a tempo di record, 
stando attenti alla qualità del lavoro: la sicurezza per i bambini è 
fondamentale. Loro sembrano capire che quel posto gli apparterrà: per 
questo ogni giorno giocano sulle fondamenta in cemento e corrono dentro e
 fuori dai prefabbricati, facendo arrabbiare gli operai che hanno paura 
che qualcuno si faccia male.
Ma sono tanti. Troppi. Circa 1500 in 
tutto il campo. E tutto questo movimento, questi uomini al lavoro, 
questo viavai di materiali e auto, sono un'attrazione troppo grande per 
chi durante il giorno non ha molte attività a disposizione, tra i pochi 
spazi del campo profughi, il caldo e la precarietà della situazione cui 
la fuga dalle loro case e dalla guerra li ha costretti.
Un giro in
 bici tra le intelaiature d'acciaio di quelle che saranno tra poco delle
 aule, una partita a calcio con lo spazio tra due prefabbricati a fare 
da porta valgono come partecipare alle Olimpiadi, qui in Iraq. La fine 
dei lavori per la costruzione dei fabbricati è prevista la prossima 
settimana, quando una volta fissati al loro posto si passerà a costruire
 cancelli, bagni, impianti elettrici. Poi l'ultima settimana vedrà la 
corsa finale per terminare tutto, compreso l'allestimento delle aule.
Il
 tempo è poco, ma H., il responsabile dei lavori di Un ponte per..., 
sprizza buonumore e mi annulla tutti i dubbi, se mai ne avessi avuti. 
Lui ne è certo: "Ce la facciamo per l'inaugurazione!".
Inshallah.
Inshallah.
Post redatto da Sergio Dalla Ca' di Dio - Un ponte per...