By Radiovaticana
In Iraq prosegue l’offensiva dell’esercito nella zona nord contro l’avanzata del sedicente Stato Islamico. In un colloquio con il vicepresidente degli Stati Uniti, Biden, il premier iracheno al Abadi ha precisato che le operazioni segnano continui progressi. La situazione degli sfollati iracheni, intanto, si fa sempre più drammatica.
Mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei, ha lanciato un appello al dialogo e alla misericordia. Eugenio Bonanata lo ha intervistato:
La guerra è perdere. Il dialogo è vincere perché dal dialogo si arriva a un accordo, a una tregua, a mettere da parte le armi… Anche questi dell’Is avranno mogli, sorelle, mamme, bambini! Ma non guardano a cosa succederebbe se qualcuno li cacciasse dalle loro case? Cosa sarebbe della loro vita?
Come fare per avviare il dialogo secondo lei?
Questa esperienza dovrebbero averla i capi delle nazioni perché se ciascuno rimane nella sua posizione non arriveremo mai ad alcuna soluzione. Perciò dovrebbero esserci persone mature, persone che vogliono l’interesse della gente, l’interesse dei bambini, dei poveri, degli anziani. Questo è il frutto della misericordia. Sappiamo bene che il Papa ha detto che questo è l’Anno della misericordia. La stessa misericordia per la quale i musulmani chiamano e dicono che “Dio è misericordia”: potrebbero già cominciare da qui, potrebbero avere la mente e un po’ il cuore per poter dialogare.
Gli islamici moderati possono aiutare in questo percorso?
Certamente, certamente e ci sono tanti musulmani che vogliono fare il bene anche con questa moderazione. In Iraq e nelle altre nazioni, abbiamo bisogno di questa gente che potrebbe almeno dare qualche speranza, qualche spiraglio di luce e dire “basta”. Dove siete? Perché diventare così sciocchi da non avere nessuna misericordia nel cuore? Cosa avete fatto di buono? Uccidere? E poi? Il sangue di tutta questa gente che non ha colpa irriga la terra… Sono venuti come matti per andare a fare la guerra. Ed è per questo che dicevo, diciamo, e diremo: non c’è mezzo migliore del dialogo, della misericordia.
Qual è il suo auspicio per i cristiani e le altre minoranze in Iraq?
Io cerco sempre di essere ottimista però visto come vanno le cose, ci si muove quasi verso il pessimismo perché andiamo di peggio in peggio. Si vede e si piange. Questi bambini che vivono anche in caravan dove entra il caldo. In questo momento sono in macchina e la temperatura è di 48 gradi e dicono che arriverà a 55: quale colpa hanno questi bambini, gli anziani, i malati e le mamme di vivere in questa situazione? Io auspico tutto il bene per tutti quanti, ma la realtà non è questa. Perciò chiedo e supplico tutti i capi delle nazioni di guardare con misericordia umana alla situazione irachena.
In Iraq prosegue l’offensiva dell’esercito nella zona nord contro l’avanzata del sedicente Stato Islamico. In un colloquio con il vicepresidente degli Stati Uniti, Biden, il premier iracheno al Abadi ha precisato che le operazioni segnano continui progressi. La situazione degli sfollati iracheni, intanto, si fa sempre più drammatica.
Mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei, ha lanciato un appello al dialogo e alla misericordia. Eugenio Bonanata lo ha intervistato:
La guerra è perdere. Il dialogo è vincere perché dal dialogo si arriva a un accordo, a una tregua, a mettere da parte le armi… Anche questi dell’Is avranno mogli, sorelle, mamme, bambini! Ma non guardano a cosa succederebbe se qualcuno li cacciasse dalle loro case? Cosa sarebbe della loro vita?
Come fare per avviare il dialogo secondo lei?
Questa esperienza dovrebbero averla i capi delle nazioni perché se ciascuno rimane nella sua posizione non arriveremo mai ad alcuna soluzione. Perciò dovrebbero esserci persone mature, persone che vogliono l’interesse della gente, l’interesse dei bambini, dei poveri, degli anziani. Questo è il frutto della misericordia. Sappiamo bene che il Papa ha detto che questo è l’Anno della misericordia. La stessa misericordia per la quale i musulmani chiamano e dicono che “Dio è misericordia”: potrebbero già cominciare da qui, potrebbero avere la mente e un po’ il cuore per poter dialogare.
Gli islamici moderati possono aiutare in questo percorso?
Certamente, certamente e ci sono tanti musulmani che vogliono fare il bene anche con questa moderazione. In Iraq e nelle altre nazioni, abbiamo bisogno di questa gente che potrebbe almeno dare qualche speranza, qualche spiraglio di luce e dire “basta”. Dove siete? Perché diventare così sciocchi da non avere nessuna misericordia nel cuore? Cosa avete fatto di buono? Uccidere? E poi? Il sangue di tutta questa gente che non ha colpa irriga la terra… Sono venuti come matti per andare a fare la guerra. Ed è per questo che dicevo, diciamo, e diremo: non c’è mezzo migliore del dialogo, della misericordia.
Qual è il suo auspicio per i cristiani e le altre minoranze in Iraq?
Io cerco sempre di essere ottimista però visto come vanno le cose, ci si muove quasi verso il pessimismo perché andiamo di peggio in peggio. Si vede e si piange. Questi bambini che vivono anche in caravan dove entra il caldo. In questo momento sono in macchina e la temperatura è di 48 gradi e dicono che arriverà a 55: quale colpa hanno questi bambini, gli anziani, i malati e le mamme di vivere in questa situazione? Io auspico tutto il bene per tutti quanti, ma la realtà non è questa. Perciò chiedo e supplico tutti i capi delle nazioni di guardare con misericordia umana alla situazione irachena.