By Fides
Si chiama Safah Sabah Hindi ed è un caldeo iracheno emigrato in
Svizzera, il primo Presidente eletto della Lega Caldea, l'organizzazione
- fortemente voluta dal Patriarca caldeo Louis Raphael I – che ha
celebrato dal primo al 3 luglio a Erbil la sua conferenza di fondazione. Alla riunione, oltre al Patriarca, hanno preso
parte anche Vescovi, sacerdoti e laici caldei provenienti dall'Iraq e
dalle comunità caldee della diaspora, sparse in tutto il mondo. Durante
le giornate della conferenza – si legge nel comunicato finale pervenuto
all'Agenzia Fides – si è svolto un dibattito vivace e democratico che ha
portato alla modifica di molti passaggi delle bozze degli statuti, e
sono stati eletti per votazione – oltre al Presidente – altri 11 membri
del Consiglio direttivo, destinato a durare in carica per un anno.
Le modifiche apportate alle bozze degli statuti hanno accentuato le venature identitarie e “nazionaliste” della Lega Caldea. Anche nel comunicato finale della conferenza si sottolinea la necessità di salvaguardare e promuovere in tutti i modi – compresi convegni, corsi di lingua e iniziative culturali – l'identità caldea, presentata come primordiale fattore di civilizzazione della regione mesopotamica. La vocazione primaria della Lega Caldea – viene ribadito nel comunicato finale del convegno – sarà quella di “custodire i nostri diritti sociali politici e culturali”, senza che la rivendicazione di tali diritti diventi appannaggio esclusivo di singole sigle partitiche.
Le modifiche apportate alle bozze degli statuti hanno accentuato le venature identitarie e “nazionaliste” della Lega Caldea. Anche nel comunicato finale della conferenza si sottolinea la necessità di salvaguardare e promuovere in tutti i modi – compresi convegni, corsi di lingua e iniziative culturali – l'identità caldea, presentata come primordiale fattore di civilizzazione della regione mesopotamica. La vocazione primaria della Lega Caldea – viene ribadito nel comunicato finale del convegno – sarà quella di “custodire i nostri diritti sociali politici e culturali”, senza che la rivendicazione di tali diritti diventi appannaggio esclusivo di singole sigle partitiche.