By Lettera 43
Pesante denuncia dalle Nazioni Unite contro il Califfato.
Secondo un rapporto ulla situazione in Iraq pubblicato il 23 febbraio «molte delle violazioni e abusi perpetrati dall'Isis possono costituire crimini di guerra, crimini contro l'umanità e, forse, genocidio».
Realizzato dalla Missione delle Nazioni Unite di assistenza all'Iraq (Unami)e dall'ufficio dell'Alto commissario Onu per i diritti umani, il rapporto ha documentato violazioni dei diritti umani diffuse e di natura sempre più settaria, nonché un deterioramento dello stato di diritto in buona parte del Paese.
PERIODO TRA SETTEMBRE E DICEMBRE 2014. Il rapporto, relativo al periodo tra l'11 settembre e il 10 dicembre 2014, riferisce di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani perpetrate dai miliziani dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis), violazioni che includono «uccisioni di civili, rapimenti, stupri, schiavitù e tratta di donne e bambini, reclutamento forzato di bambini, distruzione di luoghi religiosi o di valore culturale, saccheggio e negazione delle libertà fondamentali».
CARATTERE DIFFUSO DELLE VIOLAZIONI. Le Nazioni Unite hanno sottolineato inoltre il carattere sistematico e diffuso di tali violazioni.
Secondo il rapporto, membri di diverse comunità etniche e religiose dell'Iraq, tra cui i cristiani, yazidi, sciiti, curdi, sono stati intenzionalmente presi di mira e sottoposti a gravi violazioni da parte dell'Isis e da gruppi armati affini in quella che sembra essere «una deliberata politica volta a distruggere, sopprimere o espellere queste comunità in modo permanente dalle aree sotto il loro controllo».
Il rapporto, che descrive anche violazioni commesse dalle forze di sicurezza irachene e da gruppi armati a queste associati, indica che almeno 11.602 civili sono stati uccisi e 21.766 feriti dall'inizio di gennaio fino al 10 dicembre 2014.
Secondo un rapporto ulla situazione in Iraq pubblicato il 23 febbraio «molte delle violazioni e abusi perpetrati dall'Isis possono costituire crimini di guerra, crimini contro l'umanità e, forse, genocidio».
Realizzato dalla Missione delle Nazioni Unite di assistenza all'Iraq (Unami)e dall'ufficio dell'Alto commissario Onu per i diritti umani, il rapporto ha documentato violazioni dei diritti umani diffuse e di natura sempre più settaria, nonché un deterioramento dello stato di diritto in buona parte del Paese.
PERIODO TRA SETTEMBRE E DICEMBRE 2014. Il rapporto, relativo al periodo tra l'11 settembre e il 10 dicembre 2014, riferisce di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani perpetrate dai miliziani dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis), violazioni che includono «uccisioni di civili, rapimenti, stupri, schiavitù e tratta di donne e bambini, reclutamento forzato di bambini, distruzione di luoghi religiosi o di valore culturale, saccheggio e negazione delle libertà fondamentali».
CARATTERE DIFFUSO DELLE VIOLAZIONI. Le Nazioni Unite hanno sottolineato inoltre il carattere sistematico e diffuso di tali violazioni.
Secondo il rapporto, membri di diverse comunità etniche e religiose dell'Iraq, tra cui i cristiani, yazidi, sciiti, curdi, sono stati intenzionalmente presi di mira e sottoposti a gravi violazioni da parte dell'Isis e da gruppi armati affini in quella che sembra essere «una deliberata politica volta a distruggere, sopprimere o espellere queste comunità in modo permanente dalle aree sotto il loro controllo».
Il rapporto, che descrive anche violazioni commesse dalle forze di sicurezza irachene e da gruppi armati a queste associati, indica che almeno 11.602 civili sono stati uccisi e 21.766 feriti dall'inizio di gennaio fino al 10 dicembre 2014.