By Asia News
di Joseph Mahmoud
“Aiuto alla Chiesa che soffre” ha organizzato un convegno mondiale, “Welt Kirche in Wuerzburg”, in Germania, dal 18 al '20 marzo, sulla situazione dei cristiani nei Paesi islamici. Hanno partecipato numerosi vescovi provenienti dall’Egitto, dal Pakistan, dall’Iraq dalla Nigeria e da altre nazioni ancora. Fra questi, anche mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk , che ha espresso molte preoccupazioni sugli sviluppi della "rivoluzione dei gelsomini" in atto in molti Paesi nordafricani e del Medio oriente.
Il prelato caldeo afferma che osservando gli avvenimenti che si svolgono in questi giorni nei Paesi arabi, con manifestazioni di massa e proteste e rivolte popolari, e leggendo ciò che pubblicano telegiornali, giornali, riviste, siti web, non si vedono segni d'ottimismo. Vedendo gli slogan e la folla in preghiera si ha l'impressione di una vampata d'estremismo. Nei media si parla sempre dei partiti islamici! Molti musulmani vogliono uno stato islamico. Dopo la caduta di alcuni regimi senza piani e visione ci sono alcune domande fortissime. Che garanzia c'è per un miglioramento? Niente è sicuro? Chi viene dopo? Chi spinge queste masse di giovani e chi finanza il movimento? Spero che le cose si svilupperanno in modo diverso che in Iraq.
Il vescovo passa poi a descrivere la situazione in Iraq, dove da otto anni "viviamo con diverse oppressioni. Per stabilire la libertà e la democrazia ci vuole tempo e un approccio pedagogico, soprattutto una separazione fra la politica, che si basa sugli interessi, e la religione, che si basa sugli ideali che non devono subire compromessi… La democrazia non funziona se l'islam non si aggiorna. Bisogna lavorare insieme per un stato civile in cui l'unico criterio dovrebbe essere la cittadinanza".
"In Iraq - spiega ancora mons. Sako - il governo venuto dopo Saddam, e anche la popolazione, hanno proclamato la democrazia; ma la democrazia non si impone con un semplice tocco di un bottone magico. Otto anni dopo l'invasione americana, non abbiamo la democrazia in Iraq; anzi abbiamo gruppi che lottano uno contro l'altro. Invece della democrazia abbiamo una forte crescita di settarismo, con espulsioni, rapimenti, attacchi". "Noi cristiani siamo svantaggiati, discriminati socialmente e religiosamente . Più della metà dei cristiani ha lasciato il Paese, ma anche altri se ne stanno andando. Il loro esodo è senza sosta. Se l'islamizzazione va avanti, presto non ci saranno più cristiani. In passato un milione di cristiani hanno vissuto qui. Oggi ne sono rimasti appena 400mila. I cristiani certamente rispettano i musulmani, ma anche i musulmani devono riconoscere i cristiani come veri cittadini, e non cittadini di seconda categoria. Ci vuole una decisione chiara e coraggiosa da parte dello Stato, e anche da parte dell'autorità musulmana."
Mons. Sako fa un appello anche alle autorità musulmane: "E necessario che i leader religiosi musulmani si impegnino nel dialogo per aiutare a costruire una società multi-culturale e multi-religiosa e ridurre le tensioni e i conflitti inter-religiosi, per fortificare la vera coesistenza. I discorsi settari e provocatori non aiutano lo sviluppo dell'umanità e sono contro il messaggio religioso universale: “Pace sulla terra”. Bisogna lavorare insieme per un stato civile in cui l'unico criterio sia la cittadinanza. Il governo, la polizia, l'esercito, la magistratura e tutte le istituzioni dovrebbero occuparsi della legge e dell'ordine fra tutti i cittadini".
di Joseph Mahmoud
“Aiuto alla Chiesa che soffre” ha organizzato un convegno mondiale, “Welt Kirche in Wuerzburg”, in Germania, dal 18 al '20 marzo, sulla situazione dei cristiani nei Paesi islamici. Hanno partecipato numerosi vescovi provenienti dall’Egitto, dal Pakistan, dall’Iraq dalla Nigeria e da altre nazioni ancora. Fra questi, anche mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk , che ha espresso molte preoccupazioni sugli sviluppi della "rivoluzione dei gelsomini" in atto in molti Paesi nordafricani e del Medio oriente.
Il prelato caldeo afferma che osservando gli avvenimenti che si svolgono in questi giorni nei Paesi arabi, con manifestazioni di massa e proteste e rivolte popolari, e leggendo ciò che pubblicano telegiornali, giornali, riviste, siti web, non si vedono segni d'ottimismo. Vedendo gli slogan e la folla in preghiera si ha l'impressione di una vampata d'estremismo. Nei media si parla sempre dei partiti islamici! Molti musulmani vogliono uno stato islamico. Dopo la caduta di alcuni regimi senza piani e visione ci sono alcune domande fortissime. Che garanzia c'è per un miglioramento? Niente è sicuro? Chi viene dopo? Chi spinge queste masse di giovani e chi finanza il movimento? Spero che le cose si svilupperanno in modo diverso che in Iraq.
Il vescovo passa poi a descrivere la situazione in Iraq, dove da otto anni "viviamo con diverse oppressioni. Per stabilire la libertà e la democrazia ci vuole tempo e un approccio pedagogico, soprattutto una separazione fra la politica, che si basa sugli interessi, e la religione, che si basa sugli ideali che non devono subire compromessi… La democrazia non funziona se l'islam non si aggiorna. Bisogna lavorare insieme per un stato civile in cui l'unico criterio dovrebbe essere la cittadinanza".
"In Iraq - spiega ancora mons. Sako - il governo venuto dopo Saddam, e anche la popolazione, hanno proclamato la democrazia; ma la democrazia non si impone con un semplice tocco di un bottone magico. Otto anni dopo l'invasione americana, non abbiamo la democrazia in Iraq; anzi abbiamo gruppi che lottano uno contro l'altro. Invece della democrazia abbiamo una forte crescita di settarismo, con espulsioni, rapimenti, attacchi". "Noi cristiani siamo svantaggiati, discriminati socialmente e religiosamente . Più della metà dei cristiani ha lasciato il Paese, ma anche altri se ne stanno andando. Il loro esodo è senza sosta. Se l'islamizzazione va avanti, presto non ci saranno più cristiani. In passato un milione di cristiani hanno vissuto qui. Oggi ne sono rimasti appena 400mila. I cristiani certamente rispettano i musulmani, ma anche i musulmani devono riconoscere i cristiani come veri cittadini, e non cittadini di seconda categoria. Ci vuole una decisione chiara e coraggiosa da parte dello Stato, e anche da parte dell'autorità musulmana."
Mons. Sako fa un appello anche alle autorità musulmane: "E necessario che i leader religiosi musulmani si impegnino nel dialogo per aiutare a costruire una società multi-culturale e multi-religiosa e ridurre le tensioni e i conflitti inter-religiosi, per fortificare la vera coesistenza. I discorsi settari e provocatori non aiutano lo sviluppo dell'umanità e sono contro il messaggio religioso universale: “Pace sulla terra”. Bisogna lavorare insieme per un stato civile in cui l'unico criterio sia la cittadinanza. Il governo, la polizia, l'esercito, la magistratura e tutte le istituzioni dovrebbero occuparsi della legge e dell'ordine fra tutti i cittadini".