Michele Nardi
A 83 kilometri dall’ex capitale dello Stato Islamico è nata una università cattolica. La rinascita dell’Iraq passa dalla formazione di una nuova classe dirigente che possa dare un futuro al paese e l’Università Cattolica del Sacro Cuore vuole dare il suo contributo alla ricostruzione di una delle culle della civiltà cristiana. Per questo due studenti della Catholic University of Erbil, Adad e Maryam, stanno frequentando la laurea magistrale di Global Business Management, corso erogato in lingua inglese nel campus di Piacenza dell’Ateneo.
«A Erbil ho frequentato Legge e Relazioni internazionali -racconta Adad-, perché voglio capire meglio la situazione politica del mondo e del mio paese. Studiare lì ha rimodellato il mio modo di vivere e di pensare e sono certo che incontrare una cultura vivace come quella italiana mi aiuterà a comprendere il mondo e a stimolare la creatività. Grazie alle conoscenze che sto acquisendo qui potrò essere protagonista dello sviluppo del mio paese quando sarò tornato».
Nato proprio a Mosul nel 1997, Adad ha vissuto e studiato lì fino a quando l’Isis non ha conquistato la città. Dopo esser scappato con la sua famiglia in un sobborgo vicino a Dahuk, da dove proviene suo padre, è riuscito a completare gli studi superiori nelle scuole per sfollati interni allestite da UNESCO e UNHCR per poi entrare nella CUE, di cui è diventato uno dei primi diplomati.
L’ateneo è nato nella capitale del Kurdistan iracheno secondo padre Dankha Joola, vice chancellor della CUE, proprio per dare un motivo a chi stava abbandonando l’Iraq per restare. La costruzione dei suoi spazi è avvenuta tra il 2012 e il 2015 grazie al supporto della CEI, proprio nei momenti in cui le bandiere nere dello Stato Islamico sembravano prevalere.
«È stata una grande sfida per noi in quel periodo-racconta Dankha Joola- ma anche una missione per il nostro futuro, per implementare la diversità e insegnare alle persone ad accettarsi. Noi siamo il sale dell’Iraq: parliamo l’aramaico, la lingua di Cristo, e siamo uno dei gruppi cristiani più antichi del mondo. Prima del 2013 eravamo un milione e trecentomila mentre oggi siamo solo duecentomila, siamo sopravvissuti all’Isis ma la nostra università è aperta a tutti. Ci sono cristiani, musulmani, yazidi: noi esistiamo per servire la comunità. Vogliamo implementare i valori cristiani nella nostra società esaltandone gli elementi di diversità: nel mio paese i problemi sono nati proprio perché non siamo stati in grado di accettare le differenze tra noi».
Lo stesso spirito anima Maryam, coetanea di Adad ma originaria di Baghdad: «Sono portata per aiutare le altre persone. A Erbil ho studiato Relazioni Internazionali e quando tornerò vorrei riprendere questa passione mettendo a frutto le conoscenze che otterrò dai miei studi qui per servire il mio Paese. L’esperienza alla CUE la definirei “insolita” visto che durante i miei studi ho avuto a che fare prima con la rapida diffusione dell’Isis nella zona e poi durante l’ultimo semestre con la pandemia e tutte le nuove sfide che essa ha imposto. Ho cercato per molto tempo un’esperienza di studio all’estero ma quando ho saputo di questa opportunità ho esitato, temevo di non essere pronta. Invece eccomi, in collegio mi trovo davvero bene e l’italiano è musica per le mie orecchie».
Adad e Maryam sono ospitati dal collegio Sant’Isidoro e tutti i costi per la loro permanenza sono a carico dell’Ateneo. I due studenti usufruiranno di una borsa di studio affinché possano far fronte alle necessità ordinarie durante il loro soggiorno in Italia. La loro presenza in Cattolica è frutto di un rapporto di collaborazione sempre più stretto tra i due atenei, che sono al lavoro per rendere stabile e duratura questa possibilità di scambio e di dialogo interculturale.
Proprio in quest’ottica, lo scorso dicembre padre Dankha Joola ha incontrato il professor Pier Sandro Cocconcelli, Delegato al coordinamento dei progetti di internazionalizzazione del rettore Franco Anelli: «La visita del vice chancellor dell’Università di Erbil in Università Cattolica è stata una preziosa occasione per approfondire la collaborazione con una istituzione che svolge un ruolo fondamentale nel costruire opportunità di istruzione universitaria per i giovani nel Kurdistan iracheno – ha commentato il professor Cocconcelli-. Questo incontro offre la possibilità di rinnovare l’impegno che il nostro Ateneo, già da tempo, ha assunto nel contribuire alla formazione per le future generazioni dei Paesi del Medio Oriente».