"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

1 luglio 2020

In Iran i fedeli caldei ancora senza nuovi vescovi. Cardinale Sako: "Nuove nomine nel prossimo sinodo"

By Baghdadhope*

La recente nomina del nuovo vescovo della diocesi caldea di Zakho, in Iraq, ha signifcato una riorganizzazione delle diocesi nel paese.
Il territorio diocesano di Zakho, l'ultimo cui vescovo, 
Mons. Petros Hanna Issa al-Harboli morì nel novembre 2010, fu accorpato nel luglio del 2013 a quello della diocesi di Amadhiya, guidata dal 2001 da Mons. Rabban Alqas
Con la nomina a vescovo di Zakho di Mons. Felix Dawood Al Shabi la diocesi riguadagna la sua indipendenza mentre la diocesi di Amadhiya non cambia guida ma prende il nome di diocesi di Dohuk diventando sede episcopale.
Le nomine sinodali avrebbero dovuto anche produrre due nuovi vescovi per le diocesi in Iran, quella della capitale Tehran e quella di Urmiya ma, in realtà, i due presbiteri prescelti hanno rinunciato alla loro candidatura. 
Una decisione che lascia ancora vacante quindi la sede di Tehran guidata fino al 2013 da Mons. Ramzi Garmou, che ricopriva la carica dal 1999, e che in quell'anno fu nominato visitatore apostolico per l'Europa.

"La proposta di nomina dei due vescovi è stata fatta nel Sinodo dell'agosto del 2019" ha spiegato a Baghdadhope il Patriarca della chiesa caldea, Cardinale Louis Raphael Sako, "ma in quasi un anno la situazione è progressivamente cambiata. L'embargo cui è sottoposto l'Iran e, più recentemente, la pandemia che ha colpito duramente il paese e che ha anche chiuso le sue frontiere, hanno indotto i due proposti a ritirare la propria candidatura." 
Quanti sono attualmente i caldei in Iran e chi si prende cura di loro dal punto di vista religioso? Con l'appello di ieri Lei li ha affidato al nunzio apostolico in quel paese: Mons. Leo Boccardi.  
"I caldei sono più o meno 4000, 3000 dei quali appartengono alla diocesi di Tehran e 1000 a quella di Urmiya. A Tehran abbiamo tre chiese dove si svolgono i riti domenicali e le varie celebrazioni rituali, una chiesa c'è ad Ahwaz ed una ad Abadan, sempre nella capitale abbiamo una scuola ed una casa di riposo gestite dalle Suore Missionarie dello Spirito Santo e dalle Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli, ed un'altra casa di riposo si trova nella diocesi di Urmiya dove in diversi piccoli villaggi abitati esclusivamente da cristiani ci sono delle piccole chiesette.
 A Tehran ci sono tre sacerdoti di nascita persiana, mentre ad Urmiya c'è un anziano sacerdore francese (85 anni) che coaudiuva il vescovo Mons. Thomas Meram che nel 2018 ha raggiunto l'età  della pensione e che contava sulla nuova nomina per ritirarsi." 

"La nomina dei vescovi o almeno di un vescovo per l'Iran sarà di nuovo all'ordine del giorno nel prossimo sinodo?"
"Certo, ma non è una nomina facile, proporremo il nome di un vescovo che conosca e parli bene la nostra lingua ancestrale e rituale, il Sureth, nella speranza che nel frattempo la situazione politica, economica e sanitaria in Iran sia migliorata.

In questo periodo ho chiesto a Sua eccellenza il Nunzio Apostolico d’essere vicino ai sacerdoti di Tehran e di accompagnarli spiritualmente e pastoralmente. Sua Eccellenza non ha nominato un amministratore patriarcale e considerando l'attuale, difficilissimo, contesto non ho altre possibilità di azione."


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