La vecchia donna appollaiata sul pavimento di fronte a noi si asciuga le lacrime con le mani ricoperte da tatuaggi simboleggianti crocifissi cristiani. Ci sta supplicando, ma nessuno dei presenti è in grado di comprendere quello che sta cercando disperatamente di comunicarci. La donna parla un dialetto assiro, una lingua rara, presente nell’Iraq settentrionale, che nessuno dei guerriglieri nè il nostro interprete parla o capisce.
Il perché sia rimasta lei soltanto in questo luogo di desolazione e morte, che sia ancora viva, rimane un mistero. Nessuno della zona sa chi sia, da dove venga o conosce i suoi congiunti. I vari tentativi di trasferirla in un luogo più sicuro e protetto sono stati vani: l’anziana si è opposta con tutte le sue forze. Lei si ostina a rimanere lì, sola, in quest’abitazione completamente vuota, dove le calde ore dell’estate irachena arroventano le pareti.Vive adagiata su di un materasso sporco poggiato sul nudo pavimento. L’unico sostentamento sono un piatto di riso e un po’ d’acqua che le forniscono i guerriglieri curdi. “Le portiamo regolarmente dei viveri, quello che possiamo” dice un combattente Peshmerga e aggiunge: “Credo che abbia un problema ad una gamba, non riesce a camminare. Passa il tempo a guardare il muro spoglio davanti a lei, qualche volta cerca di parlare con noi ma, purtroppo, non la capiamo.” Mentre ci inoltriamo fra le rovine del villaggio, il combattente continua dicendo che il nome della donna dovrebbe essere Camilia e che, forse, ha dei parenti all’estero, ma a parte questo, la sua vita rimane avvolta nel mistero.Il suo ostinato rifiuto di andare via da Teleskuf lascia tutti senza parole: questo paese continua ad essere teatro di scontri sanguinosi fra Peshmerga e Stato Islamico. Inoltre questa zona ha un’importanza strategica fondamentale: il villaggio di Teleskuf si trova a 30 chilometri da Mosul, su una strada che collega il Kurdistan del nord con quello del sud.
Chi riesce a prenderne il controllo assume indubbiamente una posizione di vantaggio rispetto al nemico. La maggior parte degli abitanti fuggì già nel 2014, quando Isis invase Teleskuf durante un offensiva-lampo nell’Iraq settentrionale che portò, inoltre, alla caduta della città di Mosul, seconda città irachena per dimensioni.
Grazie a raid aerei ed incursioni via terra dei Peshmerga, il paese è stato liberato dagli islamisti ma i vecchi residenti hanno preferito non tornare nelle abitazioni, per lo più distrutte, ma rimanere in luoghi più sicuri e lontani dall’esercito dell’Isis. Infatti, solo nello scorso mese di maggio, ancora gruppi di combattenti islamici e reparti di soldati curdi si sono affrontati sanguinosamente. Durante gli scontri ha perso la vita anche un U.S. Navy Seal, Charles Keating. Nel corso di due successive invasioni da parte di Isis, una più violenta dell’altra, Camilia è riuscita a sopravvivere, malgrado distruzione e incendi abbiano circondato la sua abitazione.
“È l’ultima sopravvissuta di Teleskuf” commenta un combattente Peshmerga e le rivolge uno sguardo pieno di rispetto. “Quando Daesh ha invaso il villaggio, lo scorso mese, Camilia era l’unica persona rimasta qui”. Poi il soldato ci descrive l’inferno di fuoco, fumo, devastazioni, scoppi, crolli che la donna ha vissuto. Quanto terrore deve aver provato mentre gli islamici abbattevano le porte delle abitazioni rimaste ancora in piedi, in cerca di qualche superstite da uccidere brutalmente. E questo stesso scenario di distruzione e morte si trascina, per questa fragile vecchietta, da anni, ormai. Purtroppo non siamo in grado di sapere con certezza cosa ha sopportato, a quanti orrori ha dovuto assistere. Una donna profondamente scossa ma che purtroppo, nonostante le sue disperate preghiere e suppliche, continua a rimanere in silenzio.
La sua mente traumatizzata, il suo linguaggio arcaico, innalzano una barriera fra lei e il resto del mondo. Non sappiamo se i suoi cari sono ancora in vita, magari fuggiti all’estero e se sono a conoscenza che lei non è morta. Chissà se, prima della catastrofe, Camilia era ricca o povera, se aveva sogni, speranze per sé o per i propri figli, come viveva… Senza identità, questa povera vecchia, è una vittima in più, forse anche un simbolo delle esistenze anonime, delle vite semplici, spazzate via dal furore violento e insensato della guerra.
La sua mente traumatizzata, il suo linguaggio arcaico, innalzano una barriera fra lei e il resto del mondo. Non sappiamo se i suoi cari sono ancora in vita, magari fuggiti all’estero e se sono a conoscenza che lei non è morta. Chissà se, prima della catastrofe, Camilia era ricca o povera, se aveva sogni, speranze per sé o per i propri figli, come viveva… Senza identità, questa povera vecchia, è una vittima in più, forse anche un simbolo delle esistenze anonime, delle vite semplici, spazzate via dal furore violento e insensato della guerra.