«Grazie per quello che fate! Vi prego di continuare, per far sì che questa campagna continui anche in futuro. Così che la misericordia possa cambiare il mondo».
Con queste parole Papa Francesco ha accolto stamattina in udienza una delegazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre, in occasione del lancio di Be God’s Mercy (Sii la misericordia di Dio), la campagna internazionale di raccolta fondi per la realizzazione di numerose opere di misericordia in tutto il mondo. La campagna durerà fino al 4 ottobre, giorno di San Francesco, quando ACS presenterà al Pontefice i primi “frutti” dell’iniziativa. Be God’s Mercy è stata sostenuta personalmente dal Pontefice, che in un videomessaggio ha invitato i fedeli di tutto il mondo «a realizzare assieme a ACS in ogni luogo del mondo, opere di misericordia durature, che incontrino le tante necessità di oggi».
Con queste parole Papa Francesco ha accolto stamattina in udienza una delegazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre, in occasione del lancio di Be God’s Mercy (Sii la misericordia di Dio), la campagna internazionale di raccolta fondi per la realizzazione di numerose opere di misericordia in tutto il mondo. La campagna durerà fino al 4 ottobre, giorno di San Francesco, quando ACS presenterà al Pontefice i primi “frutti” dell’iniziativa. Be God’s Mercy è stata sostenuta personalmente dal Pontefice, che in un videomessaggio ha invitato i fedeli di tutto il mondo «a realizzare assieme a ACS in ogni luogo del mondo, opere di misericordia durature, che incontrino le tante necessità di oggi».
«Dal Papa ci è venuta una trasfusione di entusiasmo», ha commentato il cardinale Mauro Piacenza, presidente internazionale di ACS, durante la conferenza stampa di presentazione di Be God’s Mercy che si è tenuta oggi presso la sede di Radio Vaticana ed è stata moderata dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi. Il porporato si è poi soffermato sulla missione di ACS, sempre pronta ad intervenire «qualsiasi problema faccia soffrire la Chiesa», che senza mai dimenticare la propria «fisionomia pastorale» riesce a creare uno speciale legame di «unione tra chi riceve e chi dona».
Anche Philipp Ozores, segretario generale di Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha posto l’accendo sul grande «incoraggiamento di Papa Francesco», che in udienza ha raccontato come ACS lo abbia sostenuto da vescovo a Buenos Aires, ma ancor prima da sacerdote durante i suoi studi. «Il supporto del Santo Padre – ha affermato Ozores – ci dona l’energia per dire a tutto il mondo di fare opere di misericordia, e per realizzare tanti progetti per tanti bisogni!». Saranno infatti realizzate numerose iniziative concrete in tutto il mondo, che seguiranno quattro direttrici: l’attenzione al grande bisogno di misericordia; il sostegno ai tanti apostoli della misericordia; la creazione o il mantenimento di luoghi della misericordia, strutture quali ospedali, centri di riabilitazione, case, e soprattutto chiese e cappelle; e saranno valorizzati anche i frutti della misericordia, con particolare attenzione alla riconciliazione. «Anche nelle situazioni più drammatiche – ha detto Ozores – la Chiesa resta sempre al fianco della popolazione. E così in ogni luogo, noi possiamo lavorare con e attraverso la Chiesa».
Tre dei progetti saranno realizzati a Lahore, in Pakistan, come raccontato dall’arcivescovo della monsignor Sebastian Francis Shaw. «ACS è un ottimo esempio di misericordia – ha detto il presule in conferenza stampa – in tempi di crisi, anche se siamo lontani, attraverso il loro immediato aiuto li sentiamo vicini nel cuore». Nella città colpita dal tragico attentato del 27 marzo scorso, quando un attentatore suicida si è fatto esplodere in un parco dove i cristiani stavano festeggiando la Pasqua, ACS sosterrà le vittime degli attacchi del marzo 2015 a due chiese del quartiere cristiano di Youhanabad e metterà in sicurezza una delle due chiese colpite, la Chiesa di St. John, ed il vicino seminario maggiore di St. Francis Xavier.
Infine un progetto sostenuto da un benefattore speciale: Papa Francesco. In occasione di un recente viaggio di una delegazione italiana di ACS ad Erbil, nel Kurdistan iracheno, il Pontefice ha affidato ad ACS un contributo per cristiani iracheni, attraverso il vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina. Questo contributo servirà a sostenere per quattro mesi la clinica St. Joseph Charity di Erbil. È una clinica speciale perché si compone di container e offre cure mediche gratuite a circa 2800 rifugiati di ogni religione. Cristiani, musulmani e yazidi costretti ad abbandonare le proprie case per fuggire dalle violenze dello Stato Islamico. «Un progetto che mostra come per ACS la misericordia e il sostegno non siano soltanto parole ma fatti concreti», ha detto il sacerdote iracheno don Imad Gargees presentando la clinica. Don Imad ha ricordato come dall’inizio dell’avanzata di Isis, la fondazione pontificia abbia donato in Iraq più di 16 milioni di euro. «Un enorme aiuto per farci sopravvivere in questa difficile situazione. E speriamo che un giorno anche noi potremo arrivare ad aiutare gli altri».