«Sarebbe doveroso. Non si può chiudere gli occhi di fonte allo sterminio di intere popolazioni o a stupri di donne o a deportazioni come quelle che sta commettendo l’Isis». Così monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, giudica, al telefono con Aiuto alla Chiesa che Soffre, il riconoscimento da parte delle istituzioni italiane del genocidio perpetrato dallo Stato Islamico in Iraq e in Siria ai danni delle minoranze religiose. Nei giorni scorsi Aiuto alla Chiesa che Soffre ha lanciato un appello in tal senso, chiedendo al Parlamento italiano il riconoscimento ufficiale del genocidio, affinché la questione diventi centrale nella discussione in Parlamento e nelle altre sedi rappresentative.
«Quanto sta avvenendo ai danni dei cristiani ma anche delle altre minoranze religiose è un qualcosa che non soltanto grida al cospetto di Dio ma che esige la condanna ferma e unanime da parte della comunità internazionale», aggiunge monsignor Forte, definendo un «atto dovuto» le recenti risoluzioni e mozioni al riguardo approvate da Parlamento europeo, Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America e Camera dei Comuni britannica.
Sottrarsi a tale riconoscimento è per monsignor Forte, «un atto incomprensibile che non può essere giustificato da nessuna cautela politico economica. Deve esserci una ferma condanna della barbarie, ed una solidarietà con tutto il fronte dei popoli che a livello internazionale ha preso posizione contro quanto sta avvenendo».
Il presule ricorda i due genocidi avvenuti nel secolo scorso, di cui sono stati vittime gli armeni e gli ebrei, e cita l’esatta definizione di genocidio: un’azione sistematica di repressione, fino alla soppressione fisica dell’altro, contro una presenza etnica o religiosa individuata come alternativa rispetto a quella dominante. «Tutto ciò sta avvenendo in Iraq e in Siria ai danni dei cristiani e delle altre minoranze religiose da parte dello Stato Islamico, un potere non legittimo i cui gesti rappresentano uno snaturamento profondo della religione islamica».
È dunque più che mai imperativa una ferma condanna da parte dell’Italia e dell’intera comunità internazionale che «non può assolutamente tacere», altrimenti continuerebbe macchiarsi di quel “silenzio complice” più volte denunciato da Papa Francesco.
«È la descrizione di quello che in parte è avvenuto – aggiunge monsignor Forte – La voce del Pontefice rappresenta un’autorità morale altissima, tale da poter essere considerata la voce della coscienza dell’umanità. Una coscienza che non può essere messa a tacere».
Roma, 10 giugno 2016
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