By Tempi.it, 17 dicembre 2013
by Leone Grotti
Padre Temathius Esha è l’ultimo sacerdote rimasto a Doura, sobborgo
della capitale dell’Iraq Baghdad. Prima del 2003 «eravamo una delle
comunità cristiane più numerose dell’Iraq con circa 30 mila famiglie.
Ora ne sono rimaste 2 mila e delle sette chiese presenti nel sobborgo,
solo due sono aperte. I cristiani si sentono stranieri a casa loro, la
loro partenza ci sta dissanguando».
FUGA DEI CRISTIANI. Prima dell’intervento americano
in Iraq, c’erano circa 1,5 milioni di cristiani in Iraq. Oggi la
mancanza di sicurezza nel paese, le continue violenze nei confronti
delle minoranze e gli attentati contro parrocchie e chiese hanno portato
a fuggire i cristiani, che sono rimasti in 200 mila, 300 mila al massimo, e si teme che se le cose non cambiano «nel 2020 non sarà rimasto un solo cristiano».
TUTTI IN DUE FILE.
Padre Esha, intervistato dal Telegraph, era abituato a vedere le 22
file di panche nella sua chiesa di san Shmoni sempre piene, «ora al
massimo tutte le persone stanno in due file». I fedeli temono gli
attentati kamikaze, nonostante a protezione della chiesa ci siano
guardie armate e un muro. Negli ultimi dieci anni, tre autobomba sono
state scoperte fuori dalla sua chiesa, fortunatamente sempre prima che
esplodessero.
DOPO HUSSEIN. Nonostante il nuovo patriarca dei caldei, Mar Louis Raphaël I Sako,
usi ogni suo intervento per ricordare di «non abbandonare l’Iraq», i
cristiani sono spaventati. «Quando c’era Saddam Hussein i cristiani
erano liberi di praticare il loro culto, finché non si occupavano di
politica – continua padre Esha – ma dalla guerra in poi sono stati
attaccati, derubati, sequestrati, violentati e cacciati dal paese. A
volte l’estremismo islamico viene usato solo come scusa per intenti
criminali».
«CI RIMETTONO I MUSULMANI». «I cristiani sono finiti
qui in Iraq», afferma Isaac Napoleon all’uscita dalla chiesa di padre
Esha. «Io me ne andrò appena ne avrò l’occasione». Ma l’estinzione dei
cristiani in Iraq sarebbe una grande perdita per il paese, i musulmani e
tutto il Medio Oriente come ricordato dal patriarca Sako:
«L’emigrazione dei cristiani è una perdita di grande significato storico
per i musulmani. Se i cristiani fuggono dal Medio Oriente portano con
sé la loro apertura mentale, la loro cultura, le loro qualifiche ed il
loro impegno per la libertà religiosa. E non sono pochi quelli che
capiscono che i cristiani sono una garanzia per un futuro migliore anche
per i musulmani».
Iraq's battle to save its Christian souls: 'Christians are finished here'
Telegraph, 15 dicembre 2013
Iraq's battle to save its Christian souls: 'Christians are finished here'
Telegraph, 15 dicembre 2013
Elaph, 16 dicembre 2013
مسيحيو
العراق في موسم الهجرة إلى بلد أكثر أمانًا من بلدهم - See more at:
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