By Baghdadhope*
Baquba è una città a circa 50 km a nord est di Baghdad sulla riva sinistra del fiume Dyala da cui prende il nome il governatorato di cui essa è capitale. Abitata prevalentemente da sunniti la città ospita anche una piccolissima comunità cristiana che fa capo alla chiesa caldea della Madre del Buon Consiglio appartenente alla diocesi patriarcale di Baghdad.
Una comunità che come le altre del paese è a rischio.
In un articolo pubblicato da Azzaman a parlare delle condizioni di questi pochi cristiani è Balsam Majid Salim, il custode della chiesa. Pur dichiarando al quotidiano iracheno che le famiglie cristiane non sono state soggette a particolari e mirate vessazioni, Salim riporta come a causa della generale insicurezza nel paese il loro numero si sia ora ridotto a 14, tutte residenti nel centro di Baquba tranne una che vive nella zona vicina di Ka’nan.
Queste famiglie non possono partecipare ai riti religiosi nella chiesa che risale agli anni 60 del secolo scorso ma debbono recarsi a Baghdad. La chiesa, dichiara infatti Salim che vi vive e la custodisce dal 2011 sostituendo suo padre espatriato in Siria con la sorella, è chiusa dal 2003 e non è mai stata restaurata.
A dichiararsi favorevoli alla permanenza dei cristiani a Baquba sono, secondo l’articolo tutte le autorità cittadine. Amer al Kilani, a capo del consiglio provinciale del Comitato per gli affari e le proprietà religiose, ha descritto ad esempio la comunità cristiana come uno dei diversi colori del tessuto sociale iracheno con uguali diritti e doveri di tutte le altre comunità; Izzadin al Kilani, dell’ufficio per gli affari e le proprietà sunnite, ha ricordato la protezione richiesta dal profeta Maometto per i cristiani ed ha fatto appello perché quelli rimasti ricomincino ad esercitare i propri riti nella loro chiesa ed a quelli che hanno lasciato la città a farvi ritorno, e Ghalib al Juburi, portavoce della polizia provinciale, ha confermato l’appello di Al Kilani assicurando ai cristiani la protezione degli organi di sicurezza in vista delle prossime festività natalizie.
Le parole non bastano però e le famiglie di Baquba anche quest'anno dovranno affrontare il rischioso viaggio fino a Baghdad per partecipare alle celebrazioni del Natale.
Interpellato a proposito da Baghdadhope il Patriarca Caldeo, Mar Louis Raphael I Sako, ha confermato che neanche quest'anno un sacerdote andrà a Baquba per il Natale: "Ci sono poche famiglie, meno di 14, la zona è pericolosa ed anche arrivarci lo è, verranno loro a Baghdad, come fanno sempre." E' ancora triste il Natale per molti cristiani in Iraq e forse ai pochi di Baquba non basterà vedere l'albero di Natale di 5 metri che, come ha scritto Al Sumaria lo scorso 12 dicembre, sarà eretto dal governo nel centralissimo quartiere di Karrada.
Baquba è una città a circa 50 km a nord est di Baghdad sulla riva sinistra del fiume Dyala da cui prende il nome il governatorato di cui essa è capitale. Abitata prevalentemente da sunniti la città ospita anche una piccolissima comunità cristiana che fa capo alla chiesa caldea della Madre del Buon Consiglio appartenente alla diocesi patriarcale di Baghdad.
Una comunità che come le altre del paese è a rischio.
In un articolo pubblicato da Azzaman a parlare delle condizioni di questi pochi cristiani è Balsam Majid Salim, il custode della chiesa. Pur dichiarando al quotidiano iracheno che le famiglie cristiane non sono state soggette a particolari e mirate vessazioni, Salim riporta come a causa della generale insicurezza nel paese il loro numero si sia ora ridotto a 14, tutte residenti nel centro di Baquba tranne una che vive nella zona vicina di Ka’nan.
Queste famiglie non possono partecipare ai riti religiosi nella chiesa che risale agli anni 60 del secolo scorso ma debbono recarsi a Baghdad. La chiesa, dichiara infatti Salim che vi vive e la custodisce dal 2011 sostituendo suo padre espatriato in Siria con la sorella, è chiusa dal 2003 e non è mai stata restaurata.
A dichiararsi favorevoli alla permanenza dei cristiani a Baquba sono, secondo l’articolo tutte le autorità cittadine. Amer al Kilani, a capo del consiglio provinciale del Comitato per gli affari e le proprietà religiose, ha descritto ad esempio la comunità cristiana come uno dei diversi colori del tessuto sociale iracheno con uguali diritti e doveri di tutte le altre comunità; Izzadin al Kilani, dell’ufficio per gli affari e le proprietà sunnite, ha ricordato la protezione richiesta dal profeta Maometto per i cristiani ed ha fatto appello perché quelli rimasti ricomincino ad esercitare i propri riti nella loro chiesa ed a quelli che hanno lasciato la città a farvi ritorno, e Ghalib al Juburi, portavoce della polizia provinciale, ha confermato l’appello di Al Kilani assicurando ai cristiani la protezione degli organi di sicurezza in vista delle prossime festività natalizie.
Le parole non bastano però e le famiglie di Baquba anche quest'anno dovranno affrontare il rischioso viaggio fino a Baghdad per partecipare alle celebrazioni del Natale.
Interpellato a proposito da Baghdadhope il Patriarca Caldeo, Mar Louis Raphael I Sako, ha confermato che neanche quest'anno un sacerdote andrà a Baquba per il Natale: "Ci sono poche famiglie, meno di 14, la zona è pericolosa ed anche arrivarci lo è, verranno loro a Baghdad, come fanno sempre." E' ancora triste il Natale per molti cristiani in Iraq e forse ai pochi di Baquba non basterà vedere l'albero di Natale di 5 metri che, come ha scritto Al Sumaria lo scorso 12 dicembre, sarà eretto dal governo nel centralissimo quartiere di Karrada.