By SIR
Sarà un Natale “tra paura e speranza” quello che si apprestano a vivere i cristiani iracheni, minoranza vittima di violenze, abusi e intimidazioni, come testimoniano il recente omicidio di una coppia cristiana a Mosul, gli attacchi a negozi e proprietà cristiane a Zakho, solo gli ultimi anelli di una catena di soprusi lunga diversi anni. Ed ora con il ritiro dell’esercito americano dal Paese la situazione rischia di degenerare, come testimonia al SIR il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni.
“Il nostro problema si chiama sicurezza – spiega il presule caldeo – per questo dovremo avere prudenza e giudizio nel celebrare le imminenti feste di Natale. Noi vorremmo dare al Natale il giusto risalto ma non è possibile per motivi di sicurezza. Non possiamo esporre i nostri fedeli al pericolo. Perciò le Messe di Mezzanotte, del 24, saranno anticipate al pomeriggio, quelle del 25 verranno celebrate al mattino presto. Io spero di poter celebrare nella chiesa dei santi Pietro e Paolo nel quartiere di Dora dove abbiamo anche un seminario, chiuso”.
“Il nostro problema si chiama sicurezza – spiega il presule caldeo – per questo dovremo avere prudenza e giudizio nel celebrare le imminenti feste di Natale. Noi vorremmo dare al Natale il giusto risalto ma non è possibile per motivi di sicurezza. Non possiamo esporre i nostri fedeli al pericolo. Perciò le Messe di Mezzanotte, del 24, saranno anticipate al pomeriggio, quelle del 25 verranno celebrate al mattino presto. Io spero di poter celebrare nella chiesa dei santi Pietro e Paolo nel quartiere di Dora dove abbiamo anche un seminario, chiuso”.
I riti natalizi verranno celebrati, aggiunge mons. Warduni, “tra misure di sicurezza rafforzate come ci hanno detto le Autorità. Non solo a Baghdad. Sono stato a Zakho, dopo le violenze dei giorni scorsi, ed anche lì le istituzioni mi hanno garantito che si sta pensando a misure di sicurezza per prevenire ogni problema”.
Ci sono, tuttavia, piccoli segni di speranza: “ho appena terminato un incontro sul Natale per il canale televisivo Al Arabiya. Ho notizia, poi, che alcuni importanti leader musulmani, tra cui Sayed Ammar Al-Hakim, hanno chiesto di presenziare alla messa”. Al di là di ogni rassicurazione, prosegue il vescovo “stiamo cercando di far vivere, almeno ai nostri bambini, un clima di festa, organizzando recite e feste con Babbo Natale che offre regali. È chiaro, però, che la situazione non è tranquilla. Da una parte non manca la speranza in Dio ma dall’altra, come uomini avvertiamo paura e insicurezza. Le nostre preghiere per il Natale che viene – conclude mons. Warduni - sono rivolte proprio a chiedere pace, sicurezza e stabilità, non solo per l’Iraq ma per tutto il Medio Oriente”.
Ci sono, tuttavia, piccoli segni di speranza: “ho appena terminato un incontro sul Natale per il canale televisivo Al Arabiya. Ho notizia, poi, che alcuni importanti leader musulmani, tra cui Sayed Ammar Al-Hakim, hanno chiesto di presenziare alla messa”. Al di là di ogni rassicurazione, prosegue il vescovo “stiamo cercando di far vivere, almeno ai nostri bambini, un clima di festa, organizzando recite e feste con Babbo Natale che offre regali. È chiaro, però, che la situazione non è tranquilla. Da una parte non manca la speranza in Dio ma dall’altra, come uomini avvertiamo paura e insicurezza. Le nostre preghiere per il Natale che viene – conclude mons. Warduni - sono rivolte proprio a chiedere pace, sicurezza e stabilità, non solo per l’Iraq ma per tutto il Medio Oriente”.