"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

1 luglio 2010

Iraq, cala la violenza. Mons. Warduni (Baghdad) "vigilare e subito un governo forte"

By SIR 1 luglio 2010

Diminuisce la violenza in Iraq. Secondo dati diffusi ieri dai ministeri della Difesa, della Salute e dell’Interno, emerge che il numero degli iracheni uccisi per la violenza, nel trascorso mese di giugno, è stato di 284 (204 civili, 50 poliziotti e 30 militari) in calo rispetto ai 437 dello stesso mese del 2009. Numero in calo anche rispetto a maggio, quando le vittime furono 337, delle quali ben 275 civili. In diminuzione anche il numero dei feriti: 610 a giugno 2010 rispetto ai 718 di maggio. Sul versante dell’esercito Usa, invece, secondo dati forniti dal sito indipendente http://www.icasualties.org/, con i dieci soldati morti lo scorso mese, i militari Usa uccisi dal 2003 ad oggi sono 4409. Funzionari americani e iracheni hanno messo in guardia contro i pericoli di una recrudescenza della violenza se i negoziati per la formazione di un nuovo governo dovessero trascinarsi ancora troppo a lungo dando ai gruppi ribelli la possibilità di destabilizzare il Paese.
“La violenza è diminuita – conferma al Sir il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Wardunima bisogna vigilare e non abbassare la guardia. Gli attentati continuano anche se con meno vittime, ma ciò non vuol dire che il terrorismo sia stato sconfitto e nemmeno la paura. C’è sempre il timore di un’autobomba o di un kamikaze che si fa saltare in aria”. “Occorre vigilare – esorta il presule - e soprattutto lavorare alacremente per formare un nuovo Governo, forte, sostenuto da tutti gli iracheni che sono stanchi di questa vita arrivando ad avere paura del futuro. E questo non è concepibile, bisogna vivere nella speranza di ricostruire l’Iraq”. Un’opera resa difficile dai Paesi vicini “che lasciano ancora passare i terroristi e che vogliono l’uso dei beni del nostro Paese”. Una situazione non facile nella quale “le nostre comunità cristiane non fanno mancare il loro contributo fattivo e di speranza, pur tra tante sofferenze. La chiesa irachena è viva come testimoniano le suore caldee che domani a Karamles prenderanno i voti solenni e l’ordinazione episcopale del nuovo vescovo di Erbil, mons. Bashar Warda”.