"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

23 maggio 2023

Arcivescovo Erbil: dopo l’Isis e il grande esodo, cresce la popolazione cristiana

20 maggio 2023

Piccoli segnati di speranza, e di ripresa, giungono dalla popolazione cristiana irachena che dopo decenni di esilio e crollo demografico sembra essere in leggera ripresa, pur mantenendo numeri sempre contenuti rispetto alla fase precedente l’invasione americana.
Almeno a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, come racconta l’arcivescovo locale mons. Bashar Matti Warda il quale parla di una crescita della comunità; un aumento favorito non solo da spostamenti interni, ma soprattutto da rientri dall’estero di persone fuggite in passato dalla povertà, dalle violenze estremiste o per l’ascesa dello Stato islamico (SI, ex Isis) nell’estate 2014. 
In una recente visita negli Stati Uniti, il prelato ha ricordato le molte battaglie e difficoltà sperimentate dai cristiani e dagli iracheni in generale, soprattutto sotto il regno del terrore del califfato islamico. Sfide e difficoltà che, seppure in tono minore, proseguono anche oggi in cui la principale sfida per una vera rinascita del Paese è rappresentata dalla corruzione diffusa nel governo. 
Nel soggiorno Usa mons. Warda ha incontrato personalità istituzionali, ricevuto un dottorato dalla Walsh University nell’Ohio e ha avviato collaborazioni fra l’ateneo cattolico di Erbil - da lui fondato subito dopo l’ascesa dello Stato islamico - e diverse università americane.
 La popolazione cristiana dell’Iraq, ha raccontato in una intervista al sito cattolico di informazione Aleteia, che un tempo “superava il milione é crollata a circa 200mila”. Tuttavia, una parte di quelli che sono fuggiti nei Paesi della diaspora, soprattutto in Occidente, hanno scelto di tornare, molti di questi fermandosi a Erbil, nel nord, dove la situazione è relativamente più tranquilla.
Interrogati sul motivo del ritorno, prosegue il 53enne mons. Warda, “molti di loro hanno detto di voler crescere i loro figli in un ambiente davvero cattolico”. “Viviamo in una zona abbastanza sicura” conferma l’arcivescovo caldeo, la cui comunità è raddoppiata dalla sconfitta dell’Isis passando da duemila a quattromila famiglie in totale. “Inoltre, abbiamo accolto - prosegue - nella zona Chiese che non erano presenti prima, tanto che oggi il quartiere cristiano di Ankawa accoglie la Chiesa assira, l’eparchia cattolica siriana, l’eparchia siro-ortodossa siro, la Chiesa armena e la Chiesa latina”. Questo, aggiunge il prelato, “porta la popolazione cristiana di Erbil a oltre 8mila famiglie”.
A rafforzare la presenza cristiana ha poi contribuito la visita di papa Francesco nel marzo 2021, che ha dato una spinta ulteriore a progetti in cantiere e valorizzato opere pre-esistenti. La diocesi oggi dispone di un ospedale, quattro nuove scuole cui se ne aggiunge una quinta della Chiesa siro-ortodossa, per un totale di 18 istituti.  Una realtà apprezzata anche dai musulmani, che non esistano a mandare i loro figli nelle scuole cattoliche perché si fidano del loro grado di preparazione e dell’apertura nell’insegnamento. “In primo luogo, tutti si sono resi conto che usare la religione o usare la violenza in nome di Dio e della religione - afferma mons. Warda - è un fatto devastante e che influenzerà tutti. Per esempio, ai 125mila cristiani sfollati dall’Isis si aggiungono tre milioni di sunniti, per non parlare degli sciiti uccisi. Quindi vi è consapevolezza sull’uso del nome di Dio per diffondere la violenza”.
Infine la visita del pontefice ha permesso finalmente di parlare dell’Iraq non per gli attentati o le violenze, ma per un viaggio e un incontro basato su dialogo e fratellanza. “Ringraziamo Dio - conclude - per aver superato i tempi difficili, ma le sfide sono ancora presenti. Guardiamo ai nostri fratelli e sorelle cristiani [in Occidente] per aiutarci davvero a mantenere questo tipo di aiuto, sostegno, solidarietà in modo da poter continuare”.