By Fides
13 maggio 2023
13 maggio 2023
Erano più di duecento i cristiani che la sera di venerdì 12 maggio si sono riuniti in piazza Tahrir, al centro di Baghdad, per manifestare la propria solidarietà al Cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca della Chiesa caldea, divenuto oggetto nelle ultime settimane di campagne denigratorie via social.
Al “presidio di solidarietà” hanno preso parte anche suore e sacerdoti, che insieme agli altri presenti tenevano in mano bandierine dell’Iraq, candele, ramoscelli d’ulivo e striscioni con scritte che chiedevano alle autorità di intervenire per assicurare che i seggi elettorali riservati ai cristiani nel Parlamento iracheno non vengano di fatto accaparrati da gruppi legati ai Partiti maggiori. I partecipanti hanno anche pregato e ripetuto slogan a sostegno della pace sociale e dell’unità tra i cristiani. Lo stesso raduno – riferiscono fonti irachene come il sito d’informazione ankawa.com – è stato disturbato dall’arrivo di un gruppo organizzato di persone sopraggiunte a lanciare urla e slogan offensivi nei confronti del Patriarca Sako. Dopo circa una mezz’ora, il “presidio di solidarietà” è stato sciolto e i partecipanti hanno lasciato la piazza.
Al “presidio di solidarietà” hanno preso parte anche suore e sacerdoti, che insieme agli altri presenti tenevano in mano bandierine dell’Iraq, candele, ramoscelli d’ulivo e striscioni con scritte che chiedevano alle autorità di intervenire per assicurare che i seggi elettorali riservati ai cristiani nel Parlamento iracheno non vengano di fatto accaparrati da gruppi legati ai Partiti maggiori. I partecipanti hanno anche pregato e ripetuto slogan a sostegno della pace sociale e dell’unità tra i cristiani. Lo stesso raduno – riferiscono fonti irachene come il sito d’informazione ankawa.com – è stato disturbato dall’arrivo di un gruppo organizzato di persone sopraggiunte a lanciare urla e slogan offensivi nei confronti del Patriarca Sako. Dopo circa una mezz’ora, il “presidio di solidarietà” è stato sciolto e i partecipanti hanno lasciato la piazza.
L’episodio di piazza Tahrir arriva dopo che nelle settimane scorse si è riacceso lo scontro e le polemiche intorno alla sempre più controversa questione delle “quote” di seggi parlamentari riservate a componenti minoritarie della popolazione irachena.
La legge elettorale in vigore prevede che cinque seggi del Parlamento siano riservati a candidati appartenenti alle comunità cristiane autoctone, affinché le esigenze della componente cristiana trovino espressione nell’esercizio del potere legislativo. Ma il voto per eleggere i candidati destinati a occupare i seggi riservati alla componente cristiana non è esercitato in via esclusiva da elettori cristiani. Anche i non cristiani possono votare per assegnare i 5 seggi che in teoria dovrebbero essere riservati alla componente cristiana. In questo modo, le forze politiche maggioritarie riescono a pilotare anche l’assegnazione delle quote di seggi riservate alle componenti minoritarie, cristiani compresi.
Dopo le elezioni legislative del 10 ottobre 2021, come già riferito dall’Agenzia Fides, l’ex parlamentare cristiano Joseph Sliwa si era spinto fino a dichiarare che i cinque nuovi parlamentari aggiudicatari dei seggi della quota riservata ai cristiani quota non rappresentavano i battezzati iracheni, visto che a suo dire il 90% dei voti espressi a loro favore in realtà non erano arrivati da elettori non cristiani.
Accuse e polemiche, emersa già in occasione delle elezioni politiche irachene del 2018, chiama in causa formazioni politiche maggiori, di matrice sciita e curda, che secondo i critici, nelle ultime tornate elettorali, avrebbero dirottato una parte dei propri voti sui candidati in corsa per la conquista dei seggi riservati ai cristiani, in modo da piazzare in quei seggi dei parlamentari totalmente allineati alle proprie strategie politiche. In particolare, al centro delle tensioni c’è il “Movimento Babilonia”, che attualmente occupa ben 4 dei 5 seggi riservati a candidati cristiani dal sistema elettorale nazionale. Tale movimento è nato come proiezione politica delle cosiddette “Brigate Babilonia”, milizia armata formatasi nel contesto delle operazioni militari contro i jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) che portarono alla riconquista delle aree nord-irachene cadute nelle mani jihadiste nel 2014. Guidate da Ryan al Kildani (Ryan “il caldeo”), le “Brigate Babilonia” avevano sempre rivendicato la propria etichetta di milizia composta da cristiani, anche se risultava documentato il loro collegamento con milizie sciite filo-iraniane come le Unità di Protezione popolare (Hashd al Shaabi). Anche la sigla politica del “Movimento Babilonia” viene considerata vicina alla “Organizzazione Badr”, movimento politico che alle elezioni era confluito nella Alleanza Fatah, cartello che raggruppava nove sigle e organizzazioni sciite di orientamento filo-iraniano.
A fine marzo, i Vescovi delle Chiese presenti a Mosul e nella Piana di Ninive, con una iniziativa eclatante, avevamp annunciato il possibile boicottaggio delle prossime tornate elettorali da parte della componente cristiana della popolazione irachena, se non verranno prese in considerazione le richieste sollevate in seno a tale componente e volte a tutelare gli spazi di rappresentanza politica garantiti a candidati cristiani in Parlamento e nelle istituzioni politiche nazionali e locali dalle stesse leggi elettorali attualmente in vigore.
Anche il Patriarca caldeo Sako è intervenuto nella vicenda. Lunedì 8 maggio, in un’intervista a un’emittente televisiva del Kurdistan iracheno, il Cardinale iracheno aveva accennato anche alla possibilità di ricorrere a organi di giustizia internazionali per tutelare la corretta e non manipolata distribuzione della quota di seggi parlamentari riservata ai cristiani iracheni.
Nelle ultime settimane, denigrazioni e attacchi rivolti al Patriarca da soggetti legati al “Movimento Babilonia” hanno assunto toni sempre più aspri.
Sono intervenuti anche i responsabili dell’Ufficio per le dotazioni alle comunità di fede minoritarie (cristiani, yazidi, mandei-sabei, shabak) con un comunicato diffuso per esprimere solidarietà al Cardinale iracheno. “Stiamo monitorando con attenzione” si legge nel comunicato “i commenti recentemente pubblicati sui social media, che tentano di pregiudicare la guida della Chiesa cattolica caldea, rappresentata dalla persona del Cardinale Mar Louis Raphael Sako”.
I responsabili dell’Ufficio per le dotazioni respingono con forza le accuse mosse, riconoscendo il contributo che anche il Patriarca Sako ha offerto al processo volto a liberare la società irachena “dalla trincea dei conflitti settari”.
I responsabili dell’Ufficio per le dotazioni respingono con forza le accuse mosse, riconoscendo il contributo che anche il Patriarca Sako ha offerto al processo volto a liberare la società irachena “dalla trincea dei conflitti settari”.