By Asia News
Il Parlamento irakeno, su proposta del Primo ministro Haider al-Abadi, ha fissato per il prossimo 12 maggio la data ufficiale delle elezioni politiche. L’Assemblea non ha tenuto conto delle richieste dei deputati sunniti e curdi, i quali avevano auspicato uno slittamento della consultazione per favorire il rientro di centinaia di migliaia di persone, sfollate dalla guerra contro lo Stato islamico (SI, ex Isis).
Il Parlamento irakeno, su proposta del Primo ministro Haider al-Abadi, ha fissato per il prossimo 12 maggio la data ufficiale delle elezioni politiche. L’Assemblea non ha tenuto conto delle richieste dei deputati sunniti e curdi, i quali avevano auspicato uno slittamento della consultazione per favorire il rientro di centinaia di migliaia di persone, sfollate dalla guerra contro lo Stato islamico (SI, ex Isis).
Sulle prossime elezioni politiche, un passaggio chiave per l’Iraq,
interviene anche il patriarcato caldeo che parla di “atto democratico” e
“possibilità di cambiamento”. I cittadini, spiega in una nota, potranno
“scegliere i loro rappresentanti” all’interno degli organi statali ed è
per questo necessaria una ampia partecipazione alla consultazione
elettorale “in patria e all’estero”.
Per raggiungere gli obiettivi di “prosperità e progresso” il
patriarcato caldeo invita a: aggiornare gli archivi perché tutti abbiamo
diritto di voto; esprimere il voto a favore di persone “esperte,
patriottiche, oneste e capaci” evitando di affidare il consenso a
persone “inesperte e opportuniste”.
Sulla richiesta di rinvio, nei giorni scorsi si erano espressi anche
gli esperti della Corte suprema. I giudici hanno stabilito che lo
slittamento è “contraria” ai dettami della Costituzione.
Il voto della prossima primavera rappresenta un passaggio chiave per
delineare il futuro del Paese, dopo tre anni di guerra contro il
movimento jihadista. Nel contesto del voto si dovrà scegliere il Primo
Ministro, chiamato a guidare la nazione per i prossimi quattro anni. La
carica è riservata a uno sciita, comunità maggioritaria in Iraq.
L’attuale premier uscente Abadi, forte della vittoria militare contro
l’Isis, si presenta come candidato forte e fra i più autorevoli. Fra le
priorità per la prossima legislatura egli ha indicato la lotta contro
la corruzione [un problema endemico per il Paese e che ha consumato gli
enormi proventi derivanti dalla vendita di petrolio] e l’opera di
ricostruzione.
Fra gli altri candidati alla carica di Primo Ministro vi sono l’ex
capo del governo Nouri el-Maliki e l’ex ministro dei Trasporti Hadi
el-Amiri.
Stime del governo irakeno indicano che serviranno almeno 100 miliardi
di dollari per l’opera di ricostruzione di case, edifici,
infrastrutture distrutte dalla guerra. Tuttavia, la corruzione resta il
principale ostacolo all’attrazione di nuovi investimenti dall’estero;
secondo le classifiche di Transparency International ancora oggi l’Iraq è
la decima nazione più corrotta al mondo.