By Fides
« Santità, le vostre lacrime sulla memoria dei martiri cristiani, di cui
Lei ha parlato qualche giorno fa nella messa mattutina a Santa Marta,
ci danno come figli della Chiesa cattolica anche la forza di sopportare
le difficoltà e andare verso gli altri con fede e amore per tutti. Come
ha detto il Signore, amate i vostri nemici ». Così scrive da Amman il
dottor Ghazi Ibrahim Rahho in una lettera inviata a Papa Francesco a
nome della famiglia di Sua Ecc. Boulos Faraj Rahho, l'Arcivescovo caldeo
di Mosul rapito e ucciso nel 2008 dopo 12 giorni di sevizie.
Nella lettera, pervenuta al'Agenzia Fides, i parenti dell'Arcivescovo
iracheno si rivolgono al Papa in vista della sua imminente visita in
Giordania, ringraziandolo per le sue illuminanti parole che esprimono lo
sguardo proprio della fede cristiana sulle vicende di martirio e
persecuzione: «L'Arcivescovo Rahho» si legge nella missiva « ha dato
testimonianza delle parole del Signore, nonostante le sofferenze
subite». I parenti dell'Arcivescovo raccontano di aver dovuto lasciare
l’Iraq dopo il suo assassinio, trovando rifugio in Giordania, che viene
definita come «il Paese della convivenza tra cristiani e musulmani».
Esprimono anche l'auspicio che l'Arcivescovo Rahho venga un giorno
annoverato «tra i Santi martiri per la Parola di Dio». «Malgrado il
nostro esodo dall'Iraq» sottolinea il dottor Ghazi Rahho a nome dei suoi
parenti «noi rimarremo comunque in Oriente, che è la nostra Patria.
Rimarremo qui nonostante i sacrifici e le realtà che ci opprimono,
perché sentiamo che il Signore ci accompagna e vediamo che i santi si
rallegrano quando sopportano tutto nel nome del nostro Signore e
Salvatore Gesù Cristo».